I FIORETTI
Padre Pio formatore e patrono delle famiglie
dal Numero 27 del 13 luglio 2025
La categoria dei genitori rappresenta, senza dubbio, la fascia più ampia tra coloro che si sono inginocchiati al confessionale di San Pio da Pietrelcina nella chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Egli sapeva che i buoni cristiani e i Santi germinano nel tepore del focolare domestico santificato. Le famiglie che a lui ricorrevano dovevano specchiarsi nella Sacra Famiglia; anche per tal motivo per padre Pio erano inconcepibili i peccati contro il vincolo coniugale e le finalità del matrimonio, cioè l’infedeltà e i peccati contro la vita. Si può senza dubbio dire che la vita di padre Pio sia trascorsa nell’impegno di convertire la famiglia degradata conferendole dignità, nello sforzo costante di rinnovare le famiglie prive di valori autentici. Orientava i genitori alla missione fondamentale della famiglia, quella di trasmettere la vita, di crescere i figli in quanto figli di Dio e di condurli in Paradiso. Considerava il peccato personale dei coniugi il primo nemico della formazione ed educazione dei figli. Padre Pio ha donato alla Chiesa una lunga serie di famiglie numerose – basti pensare ai Servi di Dio Settimio Manelli e Licia Gualandris, genitori di ventuno figli –, proprio quando la famiglia andava incontro alla sua peggiore crisi, con la denatalità e poi con le separazioni, con il libero amore, con la convivenza, i matrimoni civili e il divorzio: tutte cose che egli considerava «la creazione di Dio distrutta». Che cosa avrebbe detto padre Pio di fronte allo sconvolgimento dello stesso concetto di “famiglia” a cui assistiamo oggi? Il Santo stimmatizzato seguiva e dava ai coniugi delle linee direttive molto chiare che dovevano essere alla base del loro Matrimonio: unità, fecondità, santità. Il Matrimonio è finalizzato alla vita, i genitori sono collaboratori di Dio nella formazione delle anime, quindi il Santo tuonava inesorabilmente contro chi si accusava in confessione di infedeltà, di aborto, dell’uso della contraccezione o anche dei metodi naturali usati allo scopo di non avere tanti figli quanti voluti da Dio. «Quando ti sei sposato, Dio ha deciso quanti figli ti deve dare», così diceva a chi opponeva scuse. Racconta Mario Tentori, figlio spirituale del Santo, che un giorno in sacrestia, mentre attendeva il turno per la Confessione ed era intento a fare il suo esame di coscienza, sentì il Padre gridare: «Vai via animale, vai via!». Le parole del Santo erano indirizzate a un uomo che si era appena inginocchiato ai suoi piedi per confessarsi e che usciva da dietro la tendina umiliato, sconvolto e confuso. Il giorno dopo Mario incontrò sul treno a Foggia lo stesso uomo il quale gli spiegò cosa era accaduto: «Voi che stavate intorno al confessionale forse non avete sentito le parole che hanno motivato il Padre a cacciarmi via. Ebbene, padre Pio ha detto testualmente: “Vai via animale, vai via, perché d’accordo con tua moglie hai abortito tre volte”. Capisci? Il Padre ha detto: “Hai abortito!”, si è diretto a me, perché l’iniziativa di fare abortire mia moglie era partita sempre da me». Anche la cooperazione formale all’aborto costituisce una colpa grave. Il rigore di padre Pio aveva salvato un padre che dopo aver negato la vita a tre creature, stava correndo il pericolo di perdere la sua anima per l’eternità. Un altro figlio spirituale confida che nella sua seconda Confessione fatta col Santo – nella prima lo aveva cacciato via –, dopo aver terminato l’accusa dei peccati il Padre gli chiese: «Hai altro?». Alla risposta negativa, egli, guardandolo bene negli occhi, chiese: «Con la tua sposa hai fatto le cose per bene nel santo matrimonio?». «No, Padre – rispose –, perché i medici ci hanno proibito di avere altri bambini». E lui puntualizzando: «E che c’entrano i medici in queste cose!?». «Hanno detto che ci poteva nascere un mostro», rispose. «E questo ti saresti meritato!», gridò il Santo. E ancora una volta lo allontanò dal confessionale. Ad un’altra signora padre Pio non diede l’assoluzione perché non voleva avere bambini. «Facendo così – disse padre Pio – si calpestano i sacramenti di Dio». Un altro giorno, al convento una signora piangeva a dirotto, e a quelli che le chiedevano il motivo rispose: «Padre Pio mi ha cacciato dal confessionale perché gli ho detto che mio marito non vuole bambini. Mi ha gridato: “E verranno i cancri!”». E aggiunse con il terrore negli occhi: «Mio marito il cancro ce l’ha già, ce l’ha già!». Un’altra testimonianza riguarda gli anni Cinquanta, quando avanzavano i discorsi su “pillola e regolazione delle nascite”. Maria Ravagnani Malaguti racconta che, ben preparata in coscienza sui doveri del Matrimonio cristiano, dopo aver avuto due bambine, una con parto difficile, ma superato bene, la seconda con blocco renale e complicazioni, il medico le prescrisse: «Niente figli, perché un terzo figlio può costarle la vita». Andata col marito a San Giovanni Rotondo da padre Pio, il Santo, mentre le passava accanto, le pose la mano sulla testa e lei gli disse: «Padre, Padre, ho due bambine, i medici mi dicono che se ne avrò un terzo morirò. Io non voglio peccare, ma non voglio morire». Padre Pio le rispose: «Prendete tutti quelli che il Signore vi manda». Il racconto termina con la notizia che i figli diventarono cinque e la donna era in ottima salute. Il Padre, inoltre, esigeva da parte dei Sacerdoti l’applicazione della stessa dottrina da lui insegnata. Scrive don Domenico Labellarte, uno dei Sacerdoti più intimi di padre Pio fin dagli anni del seminario: «Eravamo nel 1947, un giorno [padre Pio] mi chiamò in disparte, sulla terrazzina adiacente alla sua cella n. 1 e mi lesse un passo del secondo Notturno dell’Ufficio delle letture nell’ottava del Corpus Domini, tratta da un commento di San Giovanni Crisostomo. Ecco il passo: “Sanguis Eius exquiretur ex manibus eorum [Il suo Sangue sarà richiesto dalle loro mani]”. E proseguì: “Hai capito, figlio mio? Il Sangue di Gesù sarà richiesto dalle mani di noi Sacerdoti se avremo dato l’assoluzione a chi non dovrebbe riceverla, in particolare a chi impedisce la prole. Attento, figlio mio!”». /continua di Reine Akeke
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