SPIRITUALITÀ
Santa Giovanna d’Arco
dal Numero 20 del 25 maggio 2025
di Paolo Risso
A mio avviso, Gesù Cristo e la Chiesa sono un tutt’uno, e non bisogna sollevare difficoltà.
Era nata a Donremy (Francia), un paesello in riva alla Mosa, nel 1412. Era una ragazzina come le altre, solo più inclinata alla preghiera, ma incolta e pressoché analfabeta. A 13 anni cominciò a sentire delle “voci” singolari che la incitavano a una vita virtuosa e pura, per amore a Gesù, e, più tardi, incredibile a dirsi ma vero, a mettersi a capo dell’esercito per liberare la Francia, caduta sotto il dominio degli inglesi. In Francia, decadenza, corruzione e stranezze del re Carlo VI avevano sconvolto la corte in un organo senza dignità né autorità; il re di Inghilterra, Enrico V di Lancaster, aveva approfittato del disordine creatosi in Francia, e con un “azzeccato” matrimonio con la figlia del defunto re Carlo – intanto il Delfino, l’erede al trono, era stato allontanato perché sospettato di essere figlio illegittimo – aveva invaso con le sue truppe il paese e si era impadronito del trono di Francia. A questo punto, “la pulzella” di Donremy, ispirata da Dio, entrò nella storia. Aveva appena 17 anni quando convinse il capitano di Vaucuoleurs, Roberto de Baudricourt, a darle una scorta per andare dal Delfino ritiratosi nel sud della Loira, per incitarlo alla rivolta contro gli inglesi usurpatori. Il 26 febbraio 1429, il Delfino (il futuro Carlo VII) ricevette Giovanna d’Arco e la fece esaminare, prima di aderire alle sue proposte, da una commissione di prelati e di medici rimasti a lui fedeli. Giovanna fu esaminata per tre settimane, e risultò una ragazza eccezionale sotto ogni punto di vista. Nessuno la trattenne più. Rianimò quindi il re e la sua corte, che erano rimasti con negligenza “alla finestra” a guardare il triste svolgersi degli eventi. Si reclutò un esercito. Giovanna si pose alla sua guida e stupì tutti per l’abilità con cui maneggiava le armi e progettava schemi di battaglie: una vera stratega che lasciava sgomenti i suoi compagni e gli avversari. Conquistò Orléans e, dopo la splendida vittoria ottenuta a Patay, entrò vittoriosa a Reims. Proprio nella cattedrale di Reims, Carlo VII fu consacrato re di Francia, nello stesso luogo dove erano stati consacrati i suoi predecessori. Ora, davanti ai francesi, Carlo VII era il legittimo re. Il trionfo era inatteso, un vero dono di Dio, ma durò poco: re Carlo VII diventò geloso dei successi di Giovanna; poi, mal consigliato, cominciò a crearle difficoltà. La sconfitta di lei, vicino a Parigi, spinse il re a esautorarla e a concordare una tregua con gli inglesi. Fu una mossa sbagliata perché gli inglesi ebbero così il tempo di riprendersi. Giovanna comprese al volo la situazione e chiamò a raccolta i suoi militi. Nella primavera del 1430, ella andò a liberare Compiègne, che era assediata dai borgognoni, conniventi con gli inglesi. Fu la sua ultima impresa: durante una sortita, la giovanissima condottiera, eroina di tante vittorie in cui si era visto il dito di Dio, fu fatta prigioniera dai borgognoni. Costoro, dopo un’ignobile messinscena, la consegnarono agli inglesi, cioè al nemico. Per rifiutare l’incoronazione di re Carlo VII, gli inglesi organizzarono contro Giovanna l’accusa di stregoneria e, per opera di prelati senza scrupoli pronti a sostenere quell’ignobile accusa, imbastirono un processo contro di lei. Il processo, chiaramente politico, fu condotto con inaudita cattiveria e ricorrendo a gravi torture fisiche e morali. Giovanna ricusò la legittimità del processo e si appellò al Papa. Alla fine, l’intrepida ragazza di Domremy venne proclamata colpevole di menzogna, empietà, superstizione e sacrilegio, e condannata al rogo. Il 30 maggio 1431 l’iniqua sentenza fu eseguita. Giovanna d’Arco aveva solo 19 anni. Ma era palese l’ingiustizia che le era stata fatta. Presto si riaprì il processo – tra il 1450 e il 1456 – e la coraggiosa “pulzella” ne uscì non solo riabilitata, ma anche luminosa dell’aureola di santità. In Santa Giovanna d’Arco apparve il segno di una fede pura e genuina, di un coraggio indomito al servizio della giustizia e della verità, dell’amore a Gesù sino alla morte. Nel 1920 il Santo Padre Benedetto XV la elevò alla gloria degli altari con la solenne canonizzazione in San Pietro, confermando una devozione e una fama di santità che non era mai venuta meno nel corso di secoli.
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