MARIA SS.
Fatima: alle sublimi altezze dell’amore trinitario-mariano
dal Numero 19 del 18 maggio 2025
di Fra Gerardo M. Pio da Osimo/2
Le preghiere insegnate dall’Angelo ai Pastorelli di Fatima sono espressione di un ardente amore al Signore, manifestato dal desiderio di riparazione alle offese che Egli riceve. Tutta la vita dei piccoli veggenti è stata mossa da questo amore, anche e soprattutto nelle sofferenze.
Approfondendo la vita dei tre giovani pastorelli di Fatima possiamo subito ammirare lo straordinario fondamento sul quale viene posta tutta la loro vita spirituale – ancor prima delle apparizioni della celeste Signora – dall’Angelo della pace: Dio nella sua Unità e Trinità. Nella sua prima apparizione, l’Angelo insegna loro una preghiera riparatrice, rivolta proprio a Dio, con queste parole: «Mio Dio! Credo, adoro, spero e vi amo! Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». Nella seconda apparizione, l’Angelo insiste di “pregare, pregare molto” e di offrire «senza sosta all’Altissimo preghiere e sacrifici», in «tutto ciò che vi è possibile [...], come atto di riparazione dei peccati, con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori». Infine, nella terza apparizione insegna quella meravigliosa preghiera riparatrice che recita in questo modo: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze, con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori». Anche la Madre di Dio insegnerà loro il modo per nutrire l’amore e l’adorazione alla Sacrosanta Trinità con l’insinuare in loro, nella sua prima apparizione, quell’impulso interiore che li fece inginocchiare pronunciando le parole: «Santissima Trinità, vi adoro. Mio Dio, vi amo nel Santissimo Sacramento». Inoltre, in questa orazione viene onorato anche il Santissimo Sacramento, che i giovani veggenti chiamavano affettuosamente «Gesù nascosto» e presso il quale, Francesco, passava lunghe ore in adorazione mentre la cugina, Lucia, andava a scuola. Quali meravigliosi tesori possiamo raccogliere in queste preghiere e in questi mirabili esempi di santità nei quali è forgiato l’amore più ardente, trasformante e consumante in Dio Uno e Trino e nel Cuore Immacolato di Maria! L’amore è la radice di ogni sacrificio. Non vi sarebbe alcuna offerta se non vi fosse un amore divampante che induca all’annichilimento di sé per il bene del prossimo, per la salvezza delle anime, un amore che trova il suo amato solo in Dio, attraverso il Cuore Immacolato di Maria. Se infatti l’amore si nutre di dolore, tale da mostrarne l’ampiezza, l’estensione e la profondità, provato nel crogiolo della sofferenza più intensa e generosa, come la Croce lo è stata per il nostro amabilissimo Gesù, così il dolore si nutre dell’amore più puro e perfetto, senza il quale nessuna pena ci sarebbe sopportabile. L’amore per Dio e per la salvezza delle anime aveva tanto penetrato il cuore dei pastorelli che in tutte quelle cose contrarie alla natura e al proprio diletto trovavano il modo di mortificarsi ingegnosamente, giungendo perfino alle lacrime, che, anche se copiose, venivano eroicamente ignorate dalla sete ardente di amore e di sacrificio di questi piccoli “martiri” della carità. Per questo possiamo ammirare l’eroismo della piccola Giacinta durante il periodo di prigionia, a Vila Nova de Ourém, quando sua cugina la vide piangere mentre fissava l’esterno della prigione attraverso la finestra. Chiedendole il motivo di quelle lacrime, ella rispose che piangeva «perché moriremo senza più vedere i nostri papà e le nostre mamme!». Poi, con le lacrime che le scorrevano per le guance, aggiunse: «Voglio vedere almeno la mia mamma!». Lucia, che ben conosceva la generosità della piccola cugina, le domandò: «Non vuoi dunque offrire questo sacrificio per la conversione dei peccatori?». Allora Giacinta rispose: «Lo voglio, lo voglio!», e con le lacrime che le bagnavano il volto, con le mani e gli occhi al cielo, fece la sua offerta. /continua
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