Sia a Lourdes che a Fatima, Maria Santissima chiese ai piccoli veggenti preghiera e penitenza per salvare le anime e riparare i peccati con cui Dio veniva offeso. I tre Pastorelli accettarono ogni sofferenza mandata da Dio, divenendo quindi modelli di perfezione cristiana.

L’11 febbraio 1858, in una grotta antistante il fiume Gave, nei pressi di un paese denominato Lourdes, la Santissima Vergine Maria apparve ad una povera fanciulla alla quale affidò il compito di rivelare al mondo chi Ella fosse e che cosa volesse dagli uomini. «Io sono l’Immacolata Concezione», dichiarerà la celeste Regina del creato alla sedicesima apparizione, affermando così la sua identità fino allora celata. Nel corso delle diciotto apparizioni, l’Immacolata comunica alla piccola veggente, con poche parole, alcuni importantissimi messaggi nei quali esprime l’urgenza di fare penitenza e di pregare per la conversione dei peccatori. Al grave monito della Santissima Vergine la fanciulla risponde prontamente con una vita tutta infiorata di virtù eroiche, di grande spirito di sacrificio e di preghiera.
Tuttavia, questa non fu la medesima risposta dell’umanità, traviata da odi, scandali e violenze che culmineranno nel primo conflitto mondiale, tragicamente passato alla storia come la “Grande Guerra”. Allora, la pietosa Madre di Dio, da buona e compassionevole Mamma, torna a mostrarsi sensibilmente agli uomini per richiamarli alla conversione, alla santità della vita cristiana impegnata nella preghiera più intensa e nella penitenza più generosa «in riparazione dei peccati con cui [Dio] è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori», come chiederà Ella stessa nella prima apparizione a Fatima del 13 maggio 1917.
Questa volta è la Cova da Iria in Fatima ad essere scelta dalla Regina del Cielo per apparire sei volte a tre piccoli Pastorelli chiamati Lucia dos Santos (10 anni), Francesco Marto (9 anni) e Giacinta Marto (7 anni). I giovanissimi cugini, originari di Aljustrel, vicino Fatima, si occupavano di pascolare le pecore loro affidate dai genitori nella campagna del paese e durante queste uscite, nell’anno 1916, per tre volte furono visitati dall’Angelo custode del Portogallo, che li preparò alle apparizioni mariane dell’anno successivo istruendoli nella preghiera incessante e nel sacrificio generoso. A seguito di questa iniziazione straordinaria alla vita spirituale, cui seguì la loro fedele corrispondenza, il 13 maggio del nuovo anno la Madonna apparve ai tre Pastorinhos domandando se volevano offrirsi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandar loro, in riparazione dei peccati con cui è offeso e come supplica per la conversione dei peccatori. Con uno slancio d’amore eroico, libero e generoso, i tre fanciulli pronunciano il loro fiat: «Sì, lo vogliamo», eco di quel primo Fiat pronunciato dalla stessa Regina del Cielo nella sua Annunciazione. Da questo momento, secondo le parole profetiche della Santissima Vergine ai tre giovani “mallevadori”, «vi toccherà soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto». E così fu: da questa offerta, fino al transito da questa terra al Paradiso loro promesso, non passerà giorno che resti privo di piccoli o grandi sacrifici, mortificazioni volontarie o non, prove spirituali, morali e sofferenze corporali lancinanti causate da quei mali fisici che condurranno presto i due più giovani Pastorelli, Francesco († 1919) e Giacinta († 1920), al Cielo. Così l’Immacolata santificò i tre giovinetti che, con la loro generosa corrispondenza ai messaggi della dolce Signora, la Chiesa ha posto quali modelli di perfezione cristiana e di santità immolata alla conversione dei peccatori e alla riparazione dei peccati che offendono Dio e il Cuore Immacolato di Maria.
I richiami della «Madonna del Rosario», come Ella stessa rivelerà di chiamarsi nell’ultima apparizione del 13 ottobre, non sono stati comunicati ai tre veggenti perché fossero limitati alla loro singolare offerta (13 maggio), ma sono stati divulgati al mondo intero affinché siano guida e luce nella vita di ogni battezzato impegnato nell’assolvimento dell’imperativo evangelico: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), giacché «questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Ts 4,3).
/ continua