La carta geografica delle persecuzioni subite dai cristiani è segnata da molti punti di fuoco: Corea, India, Siria, Pakistan, Filippine, Nigeria, Egitto... Alle persecuzioni fisiche, si aggiungono in altri posti sistematiche persecuzioni morali e spirituali, che hanno come unico scopo quello di colpire e annientare la Dottrina di Cristo.
Se diamo un’occhiata alle notizie che corrono in rete purtroppo siamo costretti a constatare una preoccupante, crescente ondata di cristianofobia. E se da una parte la rete è il mezzo principale che consente l’acquisizione di notizie altrimenti mai conosciute, dall’altra bisogna denunciare i grandi media che non mettono in dovuto risalto l’entità della persecuzione.
Un’indifferenza omissiva, non una semplice svista, copre un evento che ha assunto una dimensione globale, colossale e che sfata la vecchia tesi del regionalismo, ovvero che i cristiani sarebbero uccisi per questioni interne che nulla hanno a che fare con i motivi di appartenenza religiosa. John Allen, nel suo libro dal titolo La guerra globale contro i cristiani: dispacci dalla prima linea della persecuzione anti-cristiana, scrive che i seguaci di Cristo sono il gruppo religioso più perseguitato del Pianeta.
Per avere una vaga idea di quanto stia accadendo cominciamo da Il Foglio di Giuliano Ferrara che qualche giorno fa ha riportato la notizia di una cerimonia svoltasi a sud della Serbia, a Nis, luogo di nascita dell’imperatore Costantino. Qui il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha celebrato i 1700 anni dell’editto di Milano con il quale la massima carica dell’impero romano concedeva ai cristiani la libertà di culto. Con l’occasione è stata denunciata la persecuzione subita in alcune parti dell’Asia. «La comunista Corea del nord – cita Il Foglio – è il luogo più pericoloso al mondo per un cristiano, dove circa un quarto dei quattrocentomila cristiani del paese si ritiene viva in campi di lavoro forzato per il loro rifiuto di aderire al culto nazionale del fondatore Kim Il-sung. [...] circa 300 mila cristiani in Corea del nord sono scomparsi e sono presumibilmente morti» .
La Siria è teatro di scontri e i cattolici, stanati casa per casa, se rifiutano di convertirsi alla religione islamica sono uccisi. Così in India, in Pakistan, nelle Filippine e poi in Africa, come in Nigeria o in Egitto.
Emblematica fu l’istigazione alla persecuzione contro la Chiesa Cattolica del ministro della Pubblica Istruzione francese, Peillon, fatta nel 2008, riportata recentemente alla memoria. Nelle sue dichiarazioni pubbliche afferma: «Non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. Adesso abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla Chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla. Non si potrà mai costruire un paese libero con la religione cattolica. [...] bisogna inventare una religione repubblicana. Questa nuova religione è la laicità, che deve accompagnare la rivoluzione materiale, ma che è (in realtà) la rivoluzione spirituale» .
Queste manifestazioni di intolleranza e di odio verso il Cristianesimo, in “ossequio” ai principi di liberté, égalité e fraternité, trovano espressione in vaste aree dell’Occidente. Si potrebbe continuare, ad esempio, citando la riforma sanitaria di Obama che obbliga i datori di lavoro ad una copertura assicurativa dei propri dipendenti anche per i contraccettivi e l’aborto. Con questa riforma Obama mina il principio della libertà religiosa perché un cattolico convinto sa che favorire l’aborto o l’uso della contraccezione significherebbe commettere peccato mortale. Questa legge, dunque, vorrebbe spingere i cattolici ad agire contro la propria coscienza e gli insegnamenti della Dottrina della Chiesa.
Grandi e piccoli sono gli episodi che palesano la violenta vessazione in atto contro i cristiani. In alcuni Stati manifestare a favore della vita e contro l’aborto è diventato estremamente pericoloso. In Canada, per esempio, una donna che aveva partecipato ad una manifestazione per la vita, Faye Arellano, mentre si ritirava a casa con un cartello di protesta in una mano e un rosario nell’altra, è stata assalita e picchiata. In Australia, invece, Bryan Kemper, noto attivista a favore della vita, durante una pacifica manifestazione è stato picchiato sotto gli occhi della polizia che non ha mosso un dito in suo soccorso .
Per concludere riportiamo la notizia di un articolo apparso su Vatican insider, dove, sempre in Australia, Mark Hobart, un medico antiabortista, ha rifiutato di acconsentire alla proposta di aborto di due coniugi indiani. Il motivo era un’obiezione di genere sessuale: avrebbero voluto un maschietto, invece sarebbe nata una femminuccia, come se essere bambine fosse un difetto di natura. Bryan Kemper si è rifiutato di fornire il nome di un medico abortista, non intendendo prestare la sua collaborazione per effettuare un aborto selettivo. Ora è in corso un’indagine nei suoi confronti poiché per la legge australiana, il medico non abortista avrebbe l’obbligo di fornire il nominativo di un medico disposto ad uccidere i bambini nel grembo materno.
Visto come vanno le cose nel mondo c’è da sperare che ritorni presto un nuovo Costantino!