Tra la vittoria di Bersani, la rimonta di Berlusconi, il successo di Grillo… chi ha vinto queste elezioni? Le hanno vinte ancora una volta i fautori del pensiero debole e coloro che attraverso meccanismi economici, vogliono un’Italia in crisi per poterla governare.
«Passata è la tempesta: odo gli augelli far festa...», così scrisse Leopardi in una sua famosa poesia. Non si può dire altrettanto dopo la tempesta elettorale che non lascia intravedere nemmeno uno spiraglio di quiete. I risultati delle votazioni sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo osservato la rimonta del Cavaliere, il successo di Grillo, la delusione di Bersani per una vittoria al lumicino, la bocciatura di Monti da parte di quel che resta del popolo sovrano. C’è stato pure l’abbattimento di qualche volto storico nel nuovo scenario politico. Accade raramente, ma si può trovare qualcuno che colpisce il bersaglio e fa cadere qualche pezzo da novanta, come quando al luna-park si spara davanti alla bottega del tiro a fucile. Altri, purtroppo, restano in Parlamento e non mollano. Per farlo ci vorrebbe un coraggio da uomini che non tutti hanno.
C’è stanchezza e malessere verso una classe politica incapace di cogliere le vere esigenze della gente, molto lontana dai reali problemi del Paese, almeno quanto i sondaggisti nel cogliere le tendenze. Questi, infatti, avevano dato la vittoria del PD con un largo margine di differenza rispetto agli altri partiti. Fiasco completo!
Siamo costantemente minacciati dall’alta finanza che, attraverso meccanismi economici, ficca il naso – si fa per dire poiché ha le mani in pasto –, nel governo del nostro Paese per dettare legge nelle nostre case e realizzare il sogno perverso di un nuovo ordine mondiale. Siamo stretti da una tenaglia. Da una parte i denti dell’ingovernabilità o di un governo fragile attaccato con la saliva; dall’altra quelli del risanamento dei conti che nella pratica si traduce con l’impoverimento della gente e l’innalzarsi della tensione sociale, fino al rischio di attentati e di azioni di terrorismo, per ora. I Servizi Segreti Italiani hanno già lanciato segnali di allerta. Comunque staranno le cose, l’abbiamo capito: lobby finanziarie hanno già deciso il nostro destino, provocare una crisi per poterci governare.
Ad una lettura meno diretta, bisogna cogliere lo spuntare aggressivo di un pensiero debole – disumano, camuffato da battaglia per i diritti civili –, che avanza ad alta velocità sulle ali di un aliscafo. La prima ala è contrassegnata dalla perdita di significato della vita umana, una perdita che si è stratificata nelle nostre coscienze attraverso il delitto legalizzato dall’aborto, crimine che sta trascinando alla deriva quel che resta della nostra civiltà. La seconda ci allontana sempre più dalla vera natura oggettiva dell’uomo, in tal modo il vero riconoscimento dell’essenza umana – maschile, femminile e basta – si smarrisce; se non si fermerà questo declino morale, dalla deriva si passerà al naufragio pieno e il nostro Paese sarà risucchiato nell’abisso di una crisi dalle dimensioni oceaniche. Dall’altra parte persiste ancora il pensiero reale, quello che non si rassegna all’ideologia, radicato sull’evidenza e sulla fede, dal momento che fede e ragione sono i due remi su cui naviga la barca della Chiesa e dell’umanità ad essa fedele. Se questo pensiero è solo di una minoranza lo si deve all’attività di plagio dei media che sputano veleno contro la Chiesa, amplificando i fatti o addirittura falsificandoli. Siamo passati dalla stagione dell’indifferenza alla stagione dell’odio feroce contro i cattolici.
Allora, a vincere le elezioni non è stato né Grillo, né Berlusconi, né Bersani, ma i propugnatori del pensiero debole. Quelli che vogliono l’Italia, l’Europa e il mondo intero in crisi, nella certezza che la crisi è il presupposto indispensabile per l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale. Le elezioni le hanno vinte le lobby dell’alta finanza e della massoneria ad essa collegata.
Giocano, i “grandi”, con gli uomini e con i loro destini, come se fossero mattoncini della Lego. Non importa chi sarà a farsi male; come in tutti i giochi dei bambini capricciosi, i pezzi non utilizzati non servono, si possono pure buttare.
Se non dirigessimo la nostra speranza nel luogo dove si trova la vera Patria dell’uomo, ci sarebbe davvero di che demoralizzarsi.