Padre Pellegrino Funicelli, figlio spirituale e frate addetto per alcuni anni all’assistenza di padre Pio, ci lascia una preziosa testimonianza: «In una ricreazione in giardino si parlava un giorno della missione dei santi inviati da Dio sulla terra. E si diceva: “Il tale è venuto per questo, il tal altro per questo”. Il Padre ascoltava e partecipava. Poi, essendosi il discorso alquanto allontanato dal tema, il Santo appariva astratto e chiuso nei suoi pensieri. Ad un certo punto uno dei presenti gli ha detto: “Allora, Padre, ogni uomo, e non solo i santi, viene su questo mondo per una missione da compiere. E lei per quale missione è venuto?”. E padre Pio: “Sono venuto per i sacerdoti”». Il Funicelli aggiunge poi tale commento: «Il nostro santo confratello ha collocato in alto sotto lo sguardo di tutti, all’attenzione di tutti l’Eucaristia, la Confessione, l’obbedienza alla Chiesa. Dobbiamo proprio essere ciechi per non vedere. Con il suo esempio padre Pio invita ogni sacerdote a mettere sull’altare del proprio cuore queste realtà».
San Pio ha avuto la missione di riportare a Cristo innumerevoli anime di peccatori, ma è lui stesso a svelarci che la sua missione è rivolta anche ai sacerdoti. Non possiamo non pensare che tale missione si è realizzata e continua a compiersi con la sua esemplarità, oltre che con la sua preghiera e la sua intercessione.
Egli avvertiva fortemente il senso dei suoi doveri sacerdotali e la necessità dell’esemplarità, soprattutto nei confronti dei suoi confratelli nel sacerdozio. Scriveva il 21 dicembre 1915 a Raffaelina Cerase: «Accompagnatemi voi sempre con le vostre preghiere, affinché il divin Pastore dia a me quello che mancami. Pregatelo perché diami quella santità di vita che a me manca. Oh! Se potessi almeno una sola volta poter dire con l’Apostolo delle genti, alzando forte la voce e dire a tutte le anime: “Siate miei imitatori, siccome io lo sono di Cristo” (1Cor 4,16); [...].
Ogni ministro del Signore dovrebbe mai sempre lavorare per la salute delle anime, non dovrebbe riconoscere mai stanchezza, non dovrebbe mai dire: “Ho lavorato troppo per le anime altrui”. Questo è lo specchio del vero sacerdote cattolico. Ed io posso dire di essere tale senza tema di mentire? [...] È vero che nella mia pochezza mi ingegno per la salute di quante anime il Signore mi fa incontrare, ma porto un convincimento che poco o niente sono ad esse di giovamento. Mi aiuti il Signore nell’adempimento dei miei doveri». Questi erano gli aneliti del suo cuore di giovane sacerdote, dimorante ancora a Pietrelcina (aveva solo 28 anni ed era sacerdote da cinque anni). Qualche anno dopo, a San Giovanni Rotondo, pur essendo ancora intimamente convinto di non essere di giovamento alle anime, egli ha tradotto in pratica questi aneliti di santità, di esemplarità e di zelo per la salvezza delle anime che, anche attraverso il dono delle stigmate e di carismi particolari, ha raggiunto un’irradiazione pastorale forse senza precedenti nella storia della Chiesa.
La figura di padre Pio come sacerdote potrebbe essere considerata poco imitabile per i carismi straordinari che ebbe. Non sono però i suoi eccezionali carismi a costituire un esempio da imitare, bensì la sua esemplare vita sacerdotale vissuta nell’umile e costante impegno quotidiano di “santificare e santificarsi”. San Paolo VI, in un discorso ai frati Cappuccini, diceva di lui: «Guardate che fama ha avuto! Che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era un filosofo, perché era un sapiente, perché aveva mezzi a disposizione? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stigmate di Nostro Signore [...]. Era uomo di preghiera e di sofferenza» [1]. In queste parole del Papa sono sintetizzati i principali compiti di un sacerdote: celebrare la Messa, confessare, pregare e saper soffrire e offrire in unione con il Signore. In tal senso, il Santo diventa un modello per tutti i sacerdoti, nessuno escluso: modello di amore e fedeltà alla celebrazione della Messa quotidiana, modello di una vita segnata dalla dedizione e cura costante delle anime, soprattutto attraverso il sacramento della Confessione e la direzione spirituale, modello di preghiera e di capacità di accettare e offrire le sofferenze legate spesso alla stessa missione sacerdotale. Quale sacerdote non può fare questo?
San Pio desiderava di poter dire con san Paolo: «Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1Cor 11,1) ma sembrava a lui di non poterlo dire perché non abbastanza santo ed esemplare. Invece sono parole che stanno bene sulla bocca di san Pio da Pietrelcina, come su quella di san Paolo.
San Pio da Pietrelcina è davvero “lo specchio del vero sacerdote cattolico”.
di Suor M. Gabriella Iannelli, FI, Il Settimanale di Padre Pio, N. 33/2022
Note
1) Discorso ai padri capitolari cappuccini, 20 febbraio 1971.