I FIORETTI
Un santo tra due Guerre mondiali /2
dal Numero 32 del 4 settembre 2022

Il doloroso dovere della guerra

Il giudizio necessariamente negativo sulla Grande Guerra che, dopo molti anni di apparente pace, coinvolgeva tutti i paesi europei, e di lì a poco avrebbe provocato anche l’intervento degli Stati Uniti d’America, assumendo così una dimensione universale, non eliminava comunque il dovere morale di obbedire alle autorità. Un conto è il giudizio che si può dare sulla guerra, in base alla fede e ai dati storici e politici, altra è la questione morale del suddito, che deve obbedire alle autorità in tutto ciò che non è contrario alla Legge di Dio. 

Anche a padre Agostino, sconsolato per la chiamata al fronte, san Pio ricordava il dovere che si ha di servire la patria nel modo in cui viene domandato dalle autorità preposte: «Finora noi siamo rimasti estranei alla dolorosa guerra, che oramai è quasi un anno che si combatte, noi siamo tutti chiamati a compiere il penoso dovere, rappresentato dalla guerra, da chi in questi gravi momenti rappresenta l’autorità costituita e regge le sorti della patria nostra» [1]. Per colui che nell’obbedienza dolorosa ai voleri dei superiori religiosi – anche quando ingiusta e crudele – avrebbe trovato la via della sua santificazione, il “penoso dovere” di contribuire alla difesa della patria rimaneva in vigore nonostante lo stato religioso del confratello, l’orribilità della guerra in corso e anche il carattere ben poco cattolico della politica del Regno d’Italia. Piuttosto l’invito al confratello e direttore spirituale è a cogliere la natura espiatoria che può avere la partecipazione scomoda a un conflitto doloroso: «Se la patria ci chiamerà, dobbiamo ubbidire alla sua voce; se questa chiamata c’impone dolorose prove, accettiamole con rassegnazione e con coraggio. Diamo pure lacrime nel dolore che ci strazia; ma siano lacrime rassegnate. La prova è dura per tutti, ma più che mai l’è per noi; ma solleviamo il cuore in alto, a Dio; da Lui ci verrà la forza, la calma, il conforto. Tutti dobbiamo cooperare al bene comune e renderci propizia la misericordia del Signore in quest’ora grave, con l’umile e fervente preghiera e con la emendazione della vita» [2]. 

Nel compiere il proprio dovere – anche quando parzialmente contraddittorio con la propria scelta di vita e doloroso – anche il male rappresentato dalla guerra può essere riscattato dalle intenzioni del cuore, che possono – collaborando con la grazia di Dio – volgere il male in bene, e all’interno di un contesto di ingiustizia e immoralità aprire spazi alla compassione, alla misericordia, all’espiazione e all’amore cristiano. Al contrario la disobbedienza all’autorità costituita non farebbe altro che aumentare i peccati e, con essi, l’impero del male che ha condotto alla guerra: «È necessario renderci propizia la misericordia del celeste Padre in quest’ora gravissima; è necessario che la vita nostra sia informata ai principi cristiani, ai comandi di Dio, della Chiesa ed essere sottomessi agli ordini di ogni autorità costituita: richiedesi che si sia cristiani di fatti e non di nome» [3].

La miracolosa misericordia di san Pio

E se parliamo della compassione di padre Pio da Pietrelcina verso tutti coloro che soffrivano per la guerra, non dobbiamo dimenticarci né del grande supporto spirituale che dava ai feriti, alle madri e ai parenti dei caduti, né dell’invito a continuamente sperare per i dispersi – anche anni dopo la guerra – né ci è lecito scordare gli interventi miracolosi di padre Pio a salvezza di alcuni uomini. È noto che dopo l’umiliante sconfitta di Caporetto (24 ottobre 1917), al generale Cadorna, comandante dell’intero esercito regio italiano, fu attribuita tutta la responsabilità della rotta e fu dimesso dal suo stato. Nonostante da alcuni anni avesse abbracciato la fede cattolica, l’umiliazione della sconfitta lo condusse alla disperazione: la sera della disfatta era da solo nella tenda del quartier generale e, con una pistola in mano, meditava di togliersi la vita... ma improvvisamente trovò dinanzi a sé un frate cappuccino che, in nome di Dio, lo invitava a deporre l’arma. Dopo molti anni il Cadorna su un ritaglio di giornale riconobbe nell’ormai famoso taumaturgo del Gargano il suo salvatore: la compassione di san Pio si era spinta sin nella tenda del generale per evitare che una disfatta in guerra divenisse la suprema disfatta della sua vita! 

Famoso anche un episodio della seconda Guerra mondiale testimoniato nel processo di canonizzazione. Finita la guerra, diversi aviatori statunitensi si recarono sul Gargano per incontrare san Pio da Pietrelcina... un sospetto li guidava: il sospetto che quello che gli era accaduto qualche anno prima fosse tutta responsabilità del Santo cappuccino. E infatti non si ingannavano. Dopo l’8 settembre in più occasioni aerei anglo-americani cercavano di bombardare la zona del Gargano e di Manfredonia, ma tutti coloro che provavano a volare in quelle zone testimoniavano di trovarsi di fronte a una immensa figura di frate che, sospeso in volo, li faceva tornare indietro. A Foggia si riusciva a bombardare, ma il Gargano era inaccessibile. Sconcertato ma scettico su queste voci, lo stesso comandante della flotta provò a volare sopra il Gargano per bombardare un deposito di armi tedesche. Tornato alla base il comandante americano testimoniò non solo la comparsa di questa figura, ma che, all’apparire di questa, le bombe si erano sganciate da sole nei boschi e gli aerei avevano ripreso da soli la via del ritorno. Dopo la fine della guerra questi aviatori visitarono il convento di San Giovanni Rotondo per verificare che la visione che avevano avuto in volo corrispondesse allo Stigmatizzato del Gargano... ma non ci fu tanto bisogno di prove. Al loro entrare in sacrestia san Pio si fece loro incontro e, mettendo una mano sulla spalla del comandante, gli disse: «Dunque sei tu quello che voleva farci fuori tutti». Il comandante a breve si convertì dal protestantesimo e divenne cattolico. 

Analogo anche il caso successo al marito di una figlia spirituale di padre Pio, foggiana. Caduto nelle mani dei nazisti dopo l’8 settembre del 1943 fu condannato all’esecuzione, ma il soldato, nel momento esiziale, tra sé e il plotone vide la figura di san Pio che, volgendosi verso i tedeschi, li bloccava. E in effetti, nonostante vari tentativi, dai fucili di tutti e sette i soldati non partì una pallottola, salvando così la vita dell’uomo che, dopo la guerra, si convertì.

La causa della guerra

Per quanto san Pio condannasse la guerra con tutte le sue catastrofi umanitarie, il suo sguardo valutava le cose umane da un punto di vista soprannaturale, e da questo punto di vista soprannaturale la guerra, come tutti gli eventi drammatici che affliggono l’umanità, non è altro che una delle più sconvolgenti conseguenze del peccato. Così come il peccato originale ha introdotto nella storia umana il male alla sua radice, allo stesso modo l’accumularsi e il radicarsi dei peccati causa anche l’esplodere di eventi drammatici, come punizione con cui Dio vuole correggere l’umanità e come esito scontato della malizia umana e delle rivalità tra uomini e popoli. 

L’entrata in guerra dell’Italia è infatti vista da san Pio come una grande punizione per il paese: «L’Italia, figliuol mio, non ha voluto ascoltare la voce di amore. Sappi intanto che da tempo io tengo sospeso il braccio del mio genitore, che vuole scagliare su questa figliuola adultera i suoi fulmini. Si sperava che le sventure altrui l’avessero fatta rientrare in sé, l’avessero fatta intonare il miserere a suo tempo. Non ha saputo apprezzare neppure quest’ultimo tratto del mio amore ed è per questo che il suo peccato è divenuto più abominevole dinanzi a me... A lei pure è serbata certamente quella sorte toccata alle sue consorelle» [4]. 

Dietro il fato già orribile della guerra, si nasconde la realtà ancora più orribile del peccato, un peccato tanto sociale e diffuso da aver trascinato il paese nella guerra. «Ciò che mi angustia, mi affligge, mi addolora, mi mette l’animo alla tortura, mi rende perplesso, mi fa tremare la mano e la lingua non è la guerra solamente a cui andiamo incontro, quanto i peccati dei quali noi italiani ci siamo resi colpevoli davanti al trono di Dio, peccati più abominevoli e, per conseguenza legittima, meritevoli di maggiori castighi» [5]. 

Gli uomini dietro i conflitti e le tragedie vedono piuttosto gli intrighi politici, gli interessi economici e le cause nazionali, ma la radice di tutto va trovata nella realtà del peccato, soprattutto nei peccati che gli Stati proteggono o promuovono con leggi immorali. Per questo il Santo del Gargano, considerando l’allontanarsi degli Stati dalla Legge divina, invitava gli uomini ad attendersi la mano punitrice di Dio: «Oggi sono i governi che si ribellano a Dio e spesso fanno leggi non conformi alla legge del Signore. Prepariamoci a grandi sciagure». 

Ogni prospettiva pacifista è destinata al fallimento perché non considera come la pace non sia tanto l’armonia tra le nazioni e gli uomini, ma l’armonia degli uomini e delle nazioni con Dio: la prima pace da cercare non è la pace della terra ma la pace del Cielo, la pace della Gerusalemme celeste, ovvero il rispetto della Legge divina. E all’approssimarsi del termine della sua vita, il Santo, con uno sguardo retrospettivo alle guerre passate, invitava a guardare soprattutto all’aborto e alle legislazioni ad esso favorevoli come causa di tanti conflitti. A una domanda del dottor Lotti il Santo rispose indicando come il disprezzo della vita umana al suo nascere comportasse, come conseguenza e come punizione, un disprezzo generalizzato per la vita umana. Al contrario la difesa della vita umana avrebbe certamente instaurato un mondo di giustizia e di pace: «Basterebbe un giorno senza nessun aborto – disse il Santo – e Dio concederebbe la pace al mondo fino al termine dei giorni».   

/ continua

 

Note

1) Lettera del 31 maggio 1915 a padre Agostino.

2) ibidem.

3) Lettera a Raffaelina Cerase dell’8 giugno 1915.

4) Lettera a padre Benedetto del 21 aprile 1915.

5) Lettera a Raffaelina Cerase del 23 maggio 1915.

 

 

di Padre Ambrogio M. Canavesi, Il Settimanale di Padre Pio, N. 32/2022

Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits