La Tradizione della Chiesa consacra tutto il mese di luglio alla devozione al Preziosissimo Sangue. Devozione che non può non coinvolgere ogni cristiano, lavato e redento in questo Sangue divino, sparso dal nostro sommo Sacerdote nel suo sublime Sacrificio. Una realtà luminosa che svela l’amabilità e la gloria del Sacerdozio di Gesù.
Luglio è il mese che la pietà popolare, fondata sulla più sicura teologia, dedica al Preziosissimo Sangue di Gesù. Nell’antico calendario, il mese si apriva con la festa, appunto, del Preziosissimo Sangue di Gesù, ora rimasta come “Messa votiva”, o celebrata da Congregazioni come i Padri Passionisti. Il Santo Padre Giovanni XXIII (1958-1963) aveva inserito nel Dio sia benedetto, che si recita dopo la benedizione eucaristica, l’invocazione “Benedetto il suo Preziosissimo Sangue”, che rimane tuttora. Ci sono ancora giovani religiosi che come “cognome spirituale”, assumono quello di “fratel (o padre)... del Preziosissimo Sangue di Gesù”.
Teologia cattolica
Dogma centrale della Fede cattolica è che Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, si è immolato per noi sulla Croce e per noi, e per la nostra salvezza, ha sparso il suo Sangue. Somma donazione, somma offerta di amore è il Sacrificio di Gesù sul Calvario. Sacrificio che adora, Sacrificio che glorifica il Padre, Sacrificio che perdona ed espia per noi, che intercede per noi. Al centro della Messa, che ripresenta il Sacrificio di Gesù, a nome e in persona di Gesù, il sacerdote consacra il pane e il vino: «Questo è il calice del mio sangue, sparso per voi e per molti in remissione dei peccati».
Gesù svenato e sanguinante sulla Croce è, così, il nostro sommo ed eterno Sacerdote. Sì, Gesù è Sacerdote, non un “laico marginale” come qualche pensatore moderno dice di Lui. Gesù è Sacerdote.
«Habemus Pontificem magnum, qui penetravit coelos, Jesum Filium Dei» (Abbiamo un Pontefice grande che ha penetrato i cieli : Eb 4,14), afferma l’autore della lettera agli Ebrei (che secondo la Tradizione è san Paolo).
Davanti a Lui la nostra fede si illumina, la nostra speranza si esalta, il nostro amore si infiamma. Noi siamo poveri peccatori, coperti spesso di ogni miseria morale, ma abbiamo Gesù che ci purifica con la sua espiazione. Noi siamo separati da Dio per colpa del peccato, ma abbiamo Gesù per il quale possiamo rivalicare l’abisso e ricongiungerci con Dio, la sorgente della nostra vita e della nostra gioia: “Abbiamo un Pontefice grande...”.
Le affermazioni della Sacra Scrittura sono numerose, evidenti e autorevoli. I profeti dell’Antico Testamento hanno contemplato la persona e l’opera di Gesù nella luce del Sacerdozio. Lo stesso Dio Padre dice al Figlio: «Tu sei sacerdote in eterno» (Sal 110,4).
Il Sacerdozio è affermato da tutta la Tradizione della Chiesa, da Gesù agli Apostoli, ai Padri, tramandato dall’uno all’altro con le espressioni più varie e più luminose. «Gesù è il Sommo Pontefice al quale è affidato il Santo dei santi, solo al quale sono consegnati i segreti di Dio» (sant’Ignazio). «Secondo il suo essere uomo, Cristo è stato fatto Re e Sacerdote, affinché fosse mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, per intercedere per noi» (sant’Agostino).
In Gesù si verificano e si realizzano tutte le realtà del Sacerdozio. Che cosa è il Sacerdozio? Ecco la celebre risposta di san Paolo: “Infatti ogni sacerdote, [1] assunto dagli uomini, [2] è costituito per gli uomini nelle cose che riguardano Dio... [3] affinché offra doni e sacrifici per i peccati... [4] e possa compatire quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore... [5] e nessuno si assume questo onore, ma solo colui che è chiamato da Dio” (cf. Eb 5,1).
Questa è la teologia della Chiesa, che si radica in Gesù stesso, negli Apostoli, nella Scrittura e nella Tradizione, da Gesù a noi sino alla fine del mondo. Può essere scomodo, ma nessuno ci schioda da questa teologia, nessuna “barba di filosofo e di teologo”.
Uomo-Dio: sacerdote
Rileggiamo e meditiamo questa luminosa realtà, perché ogni suo tratto svela l’amabilità e la gloria del Sacerdozio di Gesù.
1) Gesù appartiene veramente alla famiglia umana: «Fatto dalla discendenza di Davide, secondo la carne» (Rm 1,3). Lo hanno visto, lo hanno toccato, lo hanno udito i suoi (cf. 1Gv 1,1) e folle grandi di popolo lo hanno riconosciuto come vero uomo: «Ecco l’uomo» (Gv 19,5). Egli è anche il Figlio di Dio, ma incarnandosi non volle che la gloria della sua divinità sminuisse l’integrità e la pienezza della sua umanità: perfetto Dio e perfetto uomo, sussistente in corpo di carne e in un’anima razionale.
2) Gesù viene per supplire l’impotenza dell’umanità peccatrice, cui mancava un sacerdote e una vittima veramente degna e gradita al Padre: «È impossibile che siano tolti i peccati con il sangue di capri e di tori: perciò entrando nel mondo il Figlio dice: “Non hai voluto sacrificio ed offerta, ma mi hai preparato un corpo; non ti piacquero olocausti per il peccato, allora io dissi: “Ecco io vengo; in capo al libro è scritto di me, io vengo a fare la tua volontà”» (Eb 9,11-15).
3) Non sono molti i sacrifici di Gesù, anzi Gesù ha un solo sacrificio, un solo dono, il sacrificio e il dono di sé. Il suo pregio è quello di oscurare ogni altro sacrificio, la sua potenza è tale da rendere al Padre tutto ciò che gli è dovuto, e agli uomini tutto ciò di cui hanno bisogno per la loro salvezza: Gesù, al contrario, avendo offerto un solo Sacrificio per i peccati, si è assiso alla destra di Dio... con una sola oblazione ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati (cf. Eb 10,12-14).
4) Benché penetrata e inondata dalle ricchezze e dalle gioie della divinità, la sua umanità continua a essere sensibile e passibile come la nostra. Assumendo la nostra carne ne volle assumere anche le debolezze compatibili con la sua dignità divina, con un preciso fine: che provando la nostra fragilità, potesse aprire il cuore a una più ampia misericordia: «Noi non abbiamo un sommo Sacerdote che non possa compatire la nostra debolezza, provato in tutto a nostra somiglianza eccetto il peccato... dovette in tutto essere assimilato ai fratelli, affinché provasse misericordia» (Eb 4,14). In una parola, Gesù non ci ha amati per scherzo, non ci ha amati soltanto a parole, ma ci ha amati con lo spargimento del suo sangue, e a Lui, amarci fino al sacrificio, è costato assai, lacrime e sangue, così come lo vediamo appassionato dal Getsemani al Calvario, sulla Croce, con il suo finale “Tutto è compiuto”.
5) Sul vertice del suo Sacerdozio di amore e di sangue, Gesù non si è posto di sua iniziativa, ma per l’esplicito richiamo del Padre, cui Egli ha risposto, liberamente, totalmente: «Gesù non glorificò se stesso per diventare sommo sacerdote, ma Colui che gli disse: “Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato”, come un altro luogo dice: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek”» (Eb 5,5-6).
A nostro contatto
Oggi, il suo Sacerdozio-Sacrificio non viene più offerto in modo cruento come sul Calvario, ma sotto le specie del pane e del vino che il rito della Messa consacra sull’altare, transustanziandoli nel suo Corpo e nel suo Sangue: «Il Dio e Signore Nostro [...] per lasciare alla sua sposa, la Chiesa, il suo Sacrificio visibile, nella sua ultima cena, nella notte in cui veniva tradito, dichiarando se stesso sommo ed eterno sacerdote, offrì il suo Corpo e il suo Sangue, sotto le specie del pane e del vino, a Dio Padre» (Concilio di Trento, sess. 22, c. 1).
Ed è così che il Sacerdozio di Gesù viene a contatto con noi, ci raggiunge in ogni tempo e luogo della storia, con una pienezza ammirevole, come soltanto la sua fantasia e il suo amore divini potevano realizzare. Il pane e il vino consacrati dal sacerdote sull’altare, “in persona Christi”, non sono più pane e vino, ma il Corpo e il Sangue di Gesù, Corpo immolato, Sangue versato in remissione dei peccati e per la nostra salvezza. Pane e Vino consacrati “velano” Gesù vivo e vero, Sacerdote e Ostia. Egli dunque non è solo Sacerdote ma anche Ostia, cioè Vittima: «Idem Sacerdos et Hostia», lo stesso Sacerdote e Ostia (sant’Ambrogio); «Vittima del suo sacerdozio e Sacerdote della sua vittima» (san Paolino); «è Lui stesso Sacerdote, lo stesso che offre e che è offerto» (sant’Agostino).
È luglio, mese del Preziosissimo Sangue di Gesù. Meditiamo e facciamo nostra questa immensa mirabile realtà del Cristo Sacerdote e Ostia, mediante il suo Sacrificio sul Calvario e sull’altare, mediante l’effusione del suo Sangue, Sangue di un Dio, che non solo ha bagnato il cammino impervio della “via Crucis” e il legno della sua stessa croce, circa duemila anni fa, ma che è ripresentato vivo e vero in ogni Messa cui partecipiamo: l’avvenimento, il miracolo più grande che si compie ogni giorno sotto i nostri occhi, che riempie la nostra vita dalla nascita alla morte, che risolve ogni nostro problema, che ci accompagna nelle ore della gioia e più ancora in quelle del dolore, che fa sussistere la creazione e il mondo, che ci spalanca l’eternità beata. Con la faccia a terra, chiediamo a Dio per la mediazione di Maria Santissima, Madre di Gesù eterno e sommo Sacerdote, che non venga mai meno questo perenne Sacrificio della Messa, che siamo sempre irrorati e santificati dal Sangue di Gesù, che da questo Sangue dell’Agnello siamo vestiti nel candore di luce di chi si immerge ogni giorno in Lui.