La lotta per l’emancipazione della donna ha portato a delle conseguenze disastrose per la donna stessa. Non raramente si è ridotta ad essere solo uno strumento nelle mani del business. Solo nella religione cristiana può trovare la sua vera dignità e identità, quindi la libertà.

Viviamo in un mondo dove si è fatto passare per progresso quello che, in realtà, è un lento e sistematico avvelenamento delle coscienze. Il nemico, satana, vuole distruggere quella natura umana di cui è tanto invidioso e, per farlo, sa che deve distruggere la famiglia (il luogo dove crescono i “cuccioli d’uomo”) e quindi il padre-maschio, la madre-femmina.
E per distruggere l’umanità così come è stata pensata dal Creatore – “maschio e femmina Dio li creò” (cf Gn 1,27), complementari, fecondi e con pari dignità –, bisogna colpire al cuore dell’uomo, cioè la donna, la custode della vita, colei che genera, educa, trasmette i valori. Distruggi la donna, e avrai distrutto l’intera civiltà.
Lo spiega bene Stefano Fontana, nel Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo di qualche anno fa: «La donna è diventata il campo di battaglia di una guerra mondiale». Guerra fatta di menzogne, ideologie, manipolazioni culturali e giuridiche.
Il bello è che le donne hanno contribuito attivamente a questa opera distruttiva. Sono da decenni vittime, spesso colpevoli, di un inganno mostruoso. Si sono convinte che l’emancipazione e la libertà si realizzano fuori dalla famiglia, liberandosi della maternità come fosse una malattia pestilenziale, e vivendo una vita immorale senza conseguenze né responsabilità.
Alle donne è stato fatto credere che il divorzio (e la mentalità divorzista generata dalla legge) le avrebbe liberate dal giogo coniugale, e che la contraccezione, l’aborto, la fecondazione artificiale e l’utero in affitto le avrebbero liberate dal peso della maternità.
Buona parte del movimento femminista ha dato un contributo fondamentale a questa propaganda distruttiva. Ignora che è stato il Cristianesimo a ridare alla donna pari dignità rispetto all’uomo. «Affinché nessuno dei due sessi ritenesse di essere disprezzato dal suo Creatore, Gesù assunse l’aspetto di un uomo e nacque da una donna», scrive Sant’Agostino.
Con il “sì” di Maria Santissima Dio entra nel mondo. È nel grembo di una donna che nasce la salvezza. È una donna che rovescia la storia. Nel Vangelo non c’è disprezzo né marginalità per la donna: protagoniste come la Samaritana, l’adultera, le sorelle di Lazzaro, le testimoni della Risurrezione sono disegnate in modo molto più positivo degli Apostoli (duri di comprendonio, traditori, paurosi...). E poi c’è Maria, Vergine e Madre, che indica alla donna due vie alte, dignitose, feconde: quella della maternità naturale e quella della maternità spirituale, che comprende quella che oseremmo definire la “maternità sociale” di quelle donne che, senza essere religiose, scelgono liberamente una vita da single e si dedicano ad attività e professioni che – qualsiasi esse siano – conducono con l’empatia, la cura e la dedizione che sono espressione dell’istinto materno insito nella natura di ogni donna. Alcune femministe sostengono che l’istinto materno sia un’invenzione dei preti. Chiederemmo loro allora di andare a togliere i cuccioli a una tigre (ma basta anche vedere come reagisce la cagna o la gatta di casa).
Inoltre, come testimoniano gli scritti degli antichi Padri della Chiesa, il matrimonio monogamico e indissolubile è stato il “mezzo principe” per la promozione della dignità della donna e per “costringere” gli uomini ad assumersi certe responsabilità. Dal matrimonio nasce così quella famiglia naturale che è dimostrato scientificamente essere l’ambiente ideale per far crescere e formare le nuove generazioni: dove ci sono un papà e una mamma uniti in matrimonio, ci sono figli più sani fisicamente e psicologicamente, più istruiti, più benestanti, meglio inseriti nella società. La prova è lo sfacelo che il divorzio ha portato tra i giovani d’oggi e che è sotto gli occhi di tutti (quelli che vogliono vedere). La nostra società secolarizzata e scristianizzata, invece, idolatra la “scienza” e cancella la religione, ignorando che i Positivisti – e anche il tanto amato Darwin –
erano “scientificamente” convinti che le donne fossero esseri inferiori.
Come le suffragette americane del ’29 sono state usate per risanare il business del tabacco (le sigarette sono state battezzate torch of freedom e sono divenute segno di emancipazione: le donne hanno cominciato a fumare, senza alcun beneficio per la loro salute, e il fatturato delle aziende del tabacco è raddoppiato), così le femministe sono state usate per promuovere il libertinaggio – e quindi la donna oggetto che loro tanto dicono di esecrare –, la contraccezione e l’aborto, che sono profondamente deleteri per la salute fisica e psichica – nonché spirituale – delle donne. E il mito dell’uguaglianza, che è cresciuto e si è alimentato in questo contesto, ha generato “donne” che sono in realtà uomini e “uomini” che sono in realtà donne, espressioni di quella ormai tristemente nota ideologia gender che ha compiuto la completa cancellazione della donna. Il giornalista Matt Walsh ha girato un documentario, What is a woman, in cui è andato a chiedere in giro che cosa sia una donna. La gente malata di “politicamente corretto”, di wokismo, di “transfemminismo” non ha saputo rispondere: dire che una donna è un essere umano adulto di sesso femminile, dotato di cromosomi XX, è sintomo di transfobia!
Sant’Agostino diceva che la libertà è come un leone: basta liberarla e si difende da sé. Ciascuno di noi ha quindi il sacrosanto dovere di “proclamarla dai tetti”, parlando apertamente contro queste ideologie e mistificazioni. E i frutti arrivano: la Corte Suprema del Regno Unito ha recentemente respinto l’interpretazione del governo scozzese dell’Equality Act: anche chi ha ottenuto un Certificato di Riconoscimento di Genere (GRC) non può essere legalmente considerato una “donna”. La Corte ha dato ragione al gruppo di attiviste For Women Scotland, stabilendo che i termini “donna” e “sesso” si riferiscono alla donna biologica e al sesso biologico. È una banalità che poteva essere proclamata anche da un bambino.
Abbiamo fulgidi esempi di donne-madri che testimoniano la ricchezza del dono che hanno ricevuto fino all’estremo sacrificio di sé (Chiara Corbella, Gianna Beretta Molla, Cristina Mocellin e tante altre); siamo nel mese dedicato alla Donna “che è tanto grande e tanto vale che qual vuol grazia e a lei non ricorre sua disianza vuol volar senz’ali”, quindi facciamoci coraggio e facciamo anche noi la nostra parte. Rivolgiamo a Lei la nostra preghiera affinché ci dia la forza di testimoniare in ogni contesto, opportune et inopportune, la bellezza e la felicità che vengono all’uomo che è docile alle Leggi di Dio (della natura umana, per chi non crede). Gli uomini e le donne non sono autosufficienti e non si fanno da sé. “Natura” viene etimologicamente dalla radice del verbo nascere, nasci, e dal suffisso ur, tipico del participio futuro, che significano “colei che sta per generare”, “la forza che genera”. Fin dall’antichità la gnosi vede la natura come un male e perciò vuole svuotare la donna della sua essenza, del suo essere madre.
La donna che trasmette la vita – la madre, anche in senso solo spirituale – è colei che trasmette i valori, la tradizione, la religione, l’educazione. Distrutta la donna, la rivoluzione antropologica nichilista è compiuta. Noi possiamo fermarla.