SPIRITUALITÀ
L’apostolo dei tempi nuovi
dal Numero 19 del 15 maggio 2022
di Paolo Risso

La sua fama di santità supera i secoli e nel 1947 il Santo Padre Pio XII lo iscrive tra i santi. Molti oggi desiderano vederlo annoverato tra i Dottori della Chiesa. Nel mese dedicato a Maria, riscopriamo la breve ma intensa vita di san Luigi M. Grignion da Montfort, che fu uno dei suoi più grandi devoti e profeti.

Il Seicento per la Letteratura francese è il “Gran Siècle” con i suoi scrittori e poeti illustri, emuli della “Classicità” greco-romana. Per la Spagna è il “Siglo de oro”. Ma è pure, pressoché dovunque, il “grande secolo delle anime”: questo è ciò che conta. Il resto passa. Oggi dobbiamo pregare per avere un altro “secolo delle anime” così. Due ne sono le perle. La “carità” che fonda gli ospedali in tutte le città dell’Europa cattolica, attraverso le nuove Congregazioni dedite ai poveri (pensiamo in primis a san Vincenzo de’ Paoli) e ai malati. L’altra “perla” è la “missione”: sacerdoti e laici che battono città e campagne con la predicazione, nelle chiese, sulle piazze, per le strade, con la giusta pretesa di convertire le anime a Gesù, e di aiutarle a perseverare nella vita di grazia, destinazione santità e Paradiso.

Un folle di Dio

Verso la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, un uomo incarna lo spirito della Missione al popolo, con stile di carità e di penitenza. È un santo: si chiama Luigi M. Grignion da Montfort. Appare quasi un isolato, un masso erratico, fuori degli schemi dell’ideale corrente del clero. Possiamo dirlo, a prima vista, un eccentrico. Ma non è il primo eccentrico nella Chiesa: pensate a san Francesco d’Assisi, a san Filippo Neri. Come loro, Luigi Maria sarà un “folle di Dio”, secondo la “follia della Croce” di cui parla san Paolo nelle sue lettere.

Lo storico Daniel Rops lo descrive come «un prete cencioso e lacero, che mendica il suo pane e grida la sua miseria, come se mostrasse la ricchezza. Un taumaturgo che cura i malati imponendo le mani. Impresario di “misteri”, a grande effetto teatrale, in cui si vedono angeli e demoni contendersi l’anima dei peccatori con tremendi cazzotti. Come Caterina da Siena lo si vede baciare le piaghe purulente dei malati. La carità non è tutta qui, ma queste ne sono le manifestazioni eroiche. Non era male che al “Gran secolo” qualcuno ricordasse che la legge delle Beatitudini non è quella delle prudenze umane, e che non c’è scandalo più violento di quello della Croce di Gesù». 

Di stirpe bretone, Luigi M. Grignion nasce il 31 gennaio 1673 a Montfort, borgo dell’antica diocesi di Saint-Malo. Suo padre è un buon uomo, avvocato “dalle cause perse”, senza clienti, che fatica molto ad allevare i suoi 18 figli. Ragazzo, è già un innamorato di Gesù Crocifisso e di Maria Santissima e stupisce i suoi professori, i Gesuiti di Rennes, dove inizia a studiare, per la sua fede e la sua relazione ardente con Dio, un po’ rude, ma lieta. Non ha neppure trecento lire in tasca, la retta per pagarsi il seminario di Parigi, quando decide di entrarvi, diciottenne, per farsi prete. Grazie alla generosità di anime davvero buone, può essere accolto, nel 1693, in un istituto annesso a San Sulpizio, organizzato da Monsieur de la Barodière per i figli delle famiglie povere. 

Subito, diventa segnato a dito da molti, anche dai suoi compagni di seminario, per le sue rudi mortificazioni e il suo desiderio di essere umiliato. Qualcuno sorrideva di lui, che citava sovente Gesù in Croce, la Madonna e la fine dei tempi, austero, religiosissimo. Oggi diremmo che era un “escatologista”, un profeta delle realtà ultime, definitive. Un giorno un suo superiore lo aveva condotto con sé in una banca... e lui nell’attesa, tra impiegati e uscieri, si era inginocchiato in un angolo, con la faccia sul muro, a sgranare il Rosario, senza rispetto umano!

Compie buonissimi studi teologici, ma quando parla sembra che Gesù stesso lo abbia istruito. Lui, per penitenza, studiava teologia in ginocchio, davanti al crocifisso, con il libro su uno sgabello. Il 5 giugno del 1700, Luigi ha 27 anni ed è ordinato sacerdote. Che cosa se ne fa di un “tipo” così? La Madonna sa bene che cosa farne di questo “arnese”.

Viene chiamato a Nantes a tenere “missioni per le campagne”. Dunque sarà missionario nella sua terra, missionario vero. Predica qua e là con frutti di bene, ma il suo tono non è gradito ai “prudenti”, ché Lui è tutto “sì sì, no no”, mentre “il di più viene dal maligno” (cf. Mt 5,37). Meno di un anno dopo, Luigi è a Poitiers, chiamato dal vescovo mons. Girard che ha intuito come un “elemento così” può fare del bene in abbondanza tra gli umili della città. 

“Missionario”

Il Vescovo gli affida l’assistenza e la cura dell’ospedale, dove i malati sono trascurati, gli infermieri laici sono senza regole, insomma vi regna l’anarchia totale. Il nuovo cappellano prende la guida dell’ospedale fino ad allora abbandonato a se stesso: il suo primo campo di azione. Presto ha un’idea geniale: quella di associare i malati alla direzione della casa, soprattutto alla direzione spirituale con la valorizzazione del dolore salvifico, unito alla Passione di Gesù. 

Spiega il suo piano, quindi raduna in una confraternita i più volenterosi, riunisce le sue “figlie spirituali” in una sala, dove in mezzo ha fatto erigere una grande Croce, “la Sala della Sapienza”. Tutta Poitiers conosce l’iniziativa. Maria Luisa Trichet, figlia del procuratore del re, si offre a dargli una mano: lascia il suo abito di mondo e veste stoffa grigia e diventa suor M. L. Trichet di Gesù. In breve, l’ospedale “trasandato” diventa un ospedale modello, oasi di santità. Sono nate le “Figlie della Sapienza”. 

Dopo tre anni, il padre di Montfort si lancia nella sua corsa. Lo aspettano i contadini, che stanno perdendo la fede. Porta con sé un grosso Rosario e un grande crocifisso... e l’ardore di un’anima incandescente per Gesù. Predica, restaura cappelle, ricostruisce chiese. Gli umili lo seguono e lo aiutano. Percorre la Bretagna, la Normandia, la Vandea, e si spinge più in là, da Saint Malo a Saintes, da Saint Brieuc a Coutances, a La Rochelle. Quando parla, accorrono folle enormi: quando parla di Gesù e della Madonna, molti piangono.

Città, paesi, borgate, villaggi sperduti lo vedono e lo sentono, affascinati da quest’uomo senza bellezza, i tratti spigolosi, ma con una fiamma negli occhi e una voce che invade le anime. Non smette di camminare a piedi, mobilitato dal fuoco che è Gesù solo. Non insegna i valori dell’educazione civica tanto meno l’ecologia, ma Gesù e Lui crocifisso, la Sapienza della Croce, come san Paolo, come san Francesco d’Assisi, come san Domenico di Guzman. A proposito: per condividere lo spirito di san Domenico, si fa terziario domenicano.

La sua carità, il suo zelo per le anime si fa proverbiale, quasi leggendario. Seminarista a San Sulpizio, andava a far catechismo ai domestici dei nobili. A Poitiers cammina per la città portando con sé un asinello carico delle ceste per la questua a favore dei suoi poveri, degli ammalati più soli. Incontra due duellanti che stanno mandandosi all’altro mondo con le spade. Lui si mette in mezzo e li converte per amore del Crocifisso. Un’altra volta si imbatte con un gruppo di giovani che molestano le lavandaie: si slaccia la cintura di cuoio e ne fa uso sui loro dorsi con abbondanza. Non teme di entrare in case dove si esercita “un mestiere antico” e, facendo “vedere” l’inferno a donne e protettori, fa loro cambiare vita. Facile immaginare il fastidio che arreca un uomo, un prete così.

“Apostolico”

Diversi vescovi, perlomeno, trovano che “si spinge troppo lontano”, e cercano... che cosa cercano?... oggi si direbbe che “vogliono commissariarlo”, che vogliono fargli cambiare aria. Il padre di Montfort risponde: «Se la prudenza consistesse nel non intraprendere nulla di forte per Dio e nel non far parlare di sé, gli apostoli avrebbero avuto grave torto a uscire da Gerusalemme; san Paolo non avrebbe dovuto fare tanti viaggi, né san Pietro innalzare la croce sul Campidoglio». Tutto vero, ma nascono diversi conflitti. Il padre Luigi ne trae luce per sé: «Io sono più che mai impoverito, crocifisso, umiliato. Uomini e diavoli mi fanno una guerra amabile e dolce; facciano strazio della mia reputazione, mi mettano in prigione, sono per me doni preziosi, piatti delicati. Ma quando sarò crocifisso e... morto al mondo?». Non ha altra regola che la follia della Croce. Non sarà mai disobbediente all’autorità, ma Maria Santissima gli apre la via.

Nel 1706, camminando a piedi, si reca a Roma per esporre al papa Clemente XI il suo progetto di annuncio del Cristo e il suo stile di vita. Clemente XI (1700-1721) – che tra l’altro è il primo papa a non portare la barba – con il suo bel viso rasato e lo sguardo buono, quel “prete folle” lo approva e lo nomina “predicatore apostolico”. Torna in Francia a piedi e riprende la sua predicazione senza che alcuno possa contrariarlo o mettersi di traverso. Ha ancora dieci anni di vita e li brucerà per Gesù solo come un incendio di Verità e di Amore, prima che nel ’700 ormai iniziato, i poteri forti e subdoli diano il via al più grande rifiuto della Fede cattolica.

I suoi maestri sono stati De Bérulle, Olier, Tronson e Boudon, ma lui rivela il suo carisma personale. Ripete spesso che «occorre svuotarsi di se stessi» e «aderire a Dio», «appiccicati a Dio». Propone la “santa schiavitù” a Gesù, Eterna Sapienza, per mezzo di Maria Santissima. «Gesù è venuto nel mondo per mezzo di Maria. Altresì il mondo dovrà passare per Maria per andare a Gesù». «Maria è la Cristifera per eccellenza, è lo stampo di Dio, la quale forma Gesù nelle anime». Un cammino di “marianizzazione” (“tutto per Maria, con Maria e in Maria”) per essere cristificati. 

La sua accentuazione si fissa sulla “Sapienza di Dio”, che è follia ma che sola nel Sangue di Gesù salva il mondo e lo riporta a Dio. Ecco ciò che dice nel suo grande trattato L’amore della Sapienza eterna: «Mettere tutta la nostra sapienza nelle piaghe di Cristo», «non predicare altro che Gesù umiliato, disprezzato, crocifisso». Questa dottrina, meglio questa “via” (come dicono gli Atti degli Apostoli), che è pienamente di san Paolo e di sant’Agostino, completa quanto c’è forse di troppo umano nella vita cristiana del secolo XVII. Ma non smette di essere affascinante al cuore degli uomini.

Così Luigi da Montfort propone la via più sicura, più veloce per arrivare alla santità più alta e più luminosa, l’affidamento, meglio la consacrazione a Maria dolcissima Madre, sollecita, più di chiunque, della santificazione dei suoi figli, a Lei dati dal suo Primogenito sulla Croce, santificazione che equivale a essere “cristificati”: Maria, come ha tessuto Gesù per nove mesi nel suo seno, e poi nei trent’anni a Nazareth, così fa crescere Gesù in noi. Tutto questo, il padre di Montfort lo indica nel suo Trattato della vera devozione a Maria, in termini così commoventi. Secondo la profezia dell’Autore, il diavolo lo fece sparire per più di un secolo perché non avesse a santificare le anime. Un piccolo libro che va letto ogni giorno insieme al Vangelo!

Gesù vieni, ritorna! 

La sua opera va avanti, ma la sua vita divorata dall’amore a Gesù lo esaurisce. Nel 1712 fonda la Compagnia di Maria, o dei Missionari di Maria (i Padri Montfortani), che estenderà il suo apostolato sino ad oggi. Ai cooperatori laici chiede di occuparsi dell’educazione dei bambini più poveri. Poco prima di morire manda la sua cara suor Maria Luisa Trichet ad aprire a La Rochelle una scuola per bambine del popolo. Lo sforzo sovrumano dei suoi brevi e brucianti 16 anni di sacerdozio santo lo logora prima del tempo, a soli 43 anni. Il 28 aprile 1716 va incontro a Dio.

La sua fama di santità supera i secoli: nel 1947 il Santo Padre Pio XII lo iscrive tra i santi. Molti oggi desiderano vederlo annoverato tra i Dottori della Chiesa. San Luigi Grignion da Montfort, all’inizio del ’700, alla vigilia della fondazione della Massoneria (1717), ebbe il presagio della tragedia che stava per compiersi. Profeta apocalittico, Geremia del morente ’600, ha gridato con tutte le forze la sua profezia che sta per compiersi oggi: «Signore ricordati! È tempo di fare ciò che hai promesso. La tua Legge divina è trasgredita, il tuo Vangelo misconosciuto, la tua Religione abbandonata, i torrenti di iniquità inondano la terra, l’abominazione è entrata nel tuo santuario. Tacerai dunque per sempre? Ti prego per la tua Santa Madre. Ricordati delle tue viscere di amore e non rigettarci. Signore, levati nella tua misericordia!». 

È la preghiera di un santo folle di Gesù e di Maria, che prelude alla fine dell’apostasia del nostro tempo e a un trionfo del Nazareno e di sua Madre, ancora mai visto. Il padre di Montfort, un povero prete scalzo e lacero, assurdo per gli uomini, santo davanti a Dio, che annuncia i tempi nuovi di una primavera della Chiesa.   

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