I FIORETTI
Un singolare “segretario”
dal Numero 24 del 27 giugno 2021

Negli anni della permanenza di padre Pio a Pietrelcina, padre Agostino si trova ad affrontare una situazione che gli procura forte preoccupazione. Padre Pio è continuamente tormentato dal diavolo e questo nessuno lo può mettere in dubbio, in quanto vi sono sul corpo i segni causati dalle battiture. Ma perché questi fenomeni? Perché tanto accanimento da parte dei diavoli? Come mettere in difficoltà lo spirito maligno, il quale “censurava” le lettere per disorientare tanto il confessore quanto lo stesso padre Pio?

 

Si dice, però, che i Frati ne sanno una più del diavolo! Non ci credi? Ebbene, senti questa.

 

Padre Agostino decide di tenere la corrispondenza con padre Pio in lingua greca e francese, pur sapendo che il Padre non conosceva né l’una né l’altra. Abbiamo, così, 4 lettere in latino, 3 in greco e 37 in francese. 

 

Per padre Pio fu uno scherzo da nulla in quanto, avendo come segretario l’Angelo custode, da questo si faceva tradurre tutte le lettere. Semplice! Su quanto avveniva, l’arciprete, don Salvatore Pannullo, ha lasciato una testimonianza inequivocabile, giacché sottoposta anche a giuramento: «Pietrelcina, 25 agosto 1919. Attesto, io qui sottoscritto, sotto la santità del giuramento che padre Pio, ricevuta la presente, non conoscendo neppure l’alfabeto greco, mi rispose: “Lo sapete! L’Angelo custode mi ha spiegato tutto”. L. S. L’Arciprete. Salvatore Pannullo».

 

Quando, a sua volta, padre Agostino interroga il Padre su come facesse a conoscere le lingue straniere, questi si trincera dietro le parole del profeta Geremia: «A, a, a... nescio loqui» (Ahimè... ecco io non so parlareGer 1,6).

 

Il vigile direttore spirituale, in una successiva lettera scritta sempre in greco, chiede con preoccupazione: «Che cosa dirà il tuo angelo di questa lettera? Se Dio vuole, il tuo angelo potrebbe fartela comprendere; se no, scrivimi». 

 

Padre Pio, nella successiva risposta, parla a lungo di un argomento vitale della sua vita spirituale e, precisamente, della gioia di soffrire per amore del Redentore. Al termine della lettera, come in appendice, mentre per padre Agostino era una richiesta primaria, soddisfa il desiderio del suo confessore: «I celesti personaggi non cessano di visitarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro Angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande, dovendomi fare anche da maestro nella spiegazione di altre lingue». 

 

Abbiamo, inoltre, da parte del direttore spirituale un’ulteriore conferma che leggiamo nel citato Diario: «Il Padre non sa né greco né francese. L’Angelo custode gli spiegava tutto ed il Padre mi rispondeva a tono».

 

Padre Marciano Morra,

Il mistero del dolore in Padre Pio 

e gli angeli del conforto,

pp. 304-306

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