I FIORETTI
Un’esperienza fuori del comune
dal Numero 23 del 20 giugno 2021

Racconta padre Paolino da Casacalenda: «Una sera, quando andai nella sua camera per salutarlo, aggiunsi: “Padre, ben volentieri verrò ad aiutarti di notte, specialmente quando sudi, ma se vuoi che io mi svegli, mandami il tuo Angelo custode”. Non avendo avuto risposta, aggiunsi: “Ci siamo intesi?”. E allora lui rispose: “Va bene”.

 

Mi ritirai in camerata dove i ragazzi già dormivano profondamente e me ne andai a letto. È inutile dire che, come fui sotto le coperte, mi addormentai anch’io profondamente, dimenticando padre Pio, il suo Angelo custode e le eventuali necessità per le quali avrei dovuto alzarmi.

 

Poteva essere dopo mezzanotte (almeno così mi sembrò) quando tutto ad un tratto fui riscosso bruscamente tanto da svegliarmi. Pensai subito a padre Pio e al dovere di soccorrerlo. Ma la mattina dopo mi ritrovai nel mio letto. [...]. Recandomi il mattino nella camera di padre Pio, sorridendo gli dissi che avevo sentito scuotermi, che mi ero svegliato e che subito ero ricaduto nel sonno. 

 

Aggiunsi sempre sorridendo: “A che scopo il tuo Angelo custode è venuto a scuotermi quando poi mi ha lasciato riaddormentare? È stata un’opera inutile; invece, se verrà ancora, quest’altra volta mi deve svegliare talmente che io dovrò alzarmi...!”». 

 

Padre Paolino continua il suo racconto dicendo che la stessa sera, andando a dare la buonanotte al Padre, rinnovò la richiesta di essere svegliato dall’Angelo custode. Diceva ciò sia per amore del confratello sofferente, sia perché incuriosito dal fatto straordinario. 

 

Anche la seconda notte, mentre era nel sonno più profondo, si sentì scuotere in modo più forte della sera precedente. Si svegliò, pensò di recarsi subito da padre Pio, ma... girandosi dall’altra parte, ritornò a dormire. [...].

 

«Venne la sera (la terza) – continua padre Paolino –, salutai padre Pio, gli raccomandai che pregasse il suo Angelo custode di svegliarmi in modo da ottenere l’effetto desiderato oppure di lasciarmi in pace per non aver poi degli scrupoli e andai a coricarmi nella camerata dove dormivano i seminaristi. 

 

Eravamo arrivati circa all’una e mezza dopo mezzanotte, come potei poi costatare, quando sentii scuotermi in modo tale che questa volta mi svegliai così bene che subito saltai dal letto e mi recai immediatamente da padre Pio con la bugia accesa in mano. Giunto alla camera di lui, picchiai sulla porta e, entrando, gli domandai: “Di che cosa hai bisogno?”. E lui: “Sono tutto immerso nel sudore, per piacere aiutami a cambiarmi che non lo posso fare da solo!”».

 

Compendi bene che non vi è commento migliore all’episodio di quanto lo stesso padre Paolino scrive: «Notate che io ero giunto proprio nel momento opportuno, né tempo prima né tempo dopo, come se fossi stato a vegliare al capezzale dell’ammalato e non a dormire profondamente nel mio letto».

 

Padre Marciano Morra,

Il mistero del dolore in Padre Pio e gli angeli del conforto,

pp. 289-291

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