L’Eucaristia è la ripresentazione sacramentale del mistero pasquale: «In questo dono Gesù Cristo consegnava alla Chiesa l’attualizzazione perenne del mistero pasquale. Con esso istituiva una misteriosa “contemporaneità” tra quel Triduum e lo scorrere di tutti i secoli» (Ecclesia de Eucharistia, n. 5. Abbrevieremo EE). Il mistero pasquale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù che costituisce il mistero della nostra Redenzione e dal quale scaturiscono per noi tutte le grazie della salvezza, è racchiuso tutto misticamente nell’Eucaristia.
Scrive san Giovanni Paolo II: «Quando la Chiesa celebra l’Eucaristia, memoriale della morte e risurrezione del suo Signore, questo evento centrale di salvezza è reso realmente presente e «si effettua l’opera della nostra redenzione». Questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi come se vi fossimo stati presenti. Ogni fedele può così prendervi parte e attingerne i frutti inesauribilmente» (EE 11). Sì! L’infinita sapienza di Dio ha trovato un modo assolutamente divino per il quale tutti possono partecipare a quel Sacrificio decisivo per la propria salvezza, come se vi fossero stati presenti; Gesù non ha lasciato questa terra senza aver prima radunato gli Apostoli nell’ultima e sacra Cena: ecco il dono della Santa Messa e dell’Eucaristia!
«La Chiesa – scrive ancora il Santo Padre – vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. [...]. La Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica. Quello che si ripete è la celebrazione memoriale, l’“ostensione memoriale” (memorialis demonstratio) di esso, per cui l’unico e definitivo sacrificio redentore di Cristo si rende sempre attuale nel tempo» (EE 12).
Questa è la realtà mistica di ogni Santa Messa, di cui ogni cristiano cattolico dovrebbe essere consapevole per parteciparvi con profondo raccoglimento, fede e rispetto del grande mistero che si svolge sull’altare. Il sacerdote per primo dovrebbe immergersi nel “Mistero” e prendervi parte con tutto il suo essere, così da stimolare anche i presenti ad una più intima partecipazione, come succedeva nella Messa di san Pio da Pietrelcina il quale è stato tra i sacerdoti che maggiormente hanno vissuto la realtà mistica della Messa. Tutti coloro che hanno visto padre Pio celebrare la Messa sono concordi nel testimoniare che quella del Santo di Pietrelcina era una Messa unica, diversa, non perché fosse diverso il contenuto, ma perché nell’immolazione del celebrante, che era a tutti manifesta, si rendeva tangibile l’immolazione di Gesù. In effetti san Pio non faceva che vivere nella maniera più alta ciò che dovrebbe essere di ogni sacerdote il quale deve realizzare nella sua vita la configurazione a Cristo sacerdote e vittima, immolato per la salvezza dell’umanità. Ebbe a dire a tal riguardo san Giovanni Paolo II nella sua visita a San Giovanni Rotondo il 23 maggio 1987: «Un aspetto essenziale del sacro ministero, e ravvisabile nella vita di padre Pio, è l’offerta che il sacerdote fa di se stesso, in Cristo e con Cristo, come vittima di espiazione e riparazione per i peccati degli uomini [...]. Questa offerta deve raggiungere la sua massima espressione nella celebrazione del sacrificio eucaristico. E chi non ricorda il fervore col quale padre Pio riviveva, nella Messa, la passione di Cristo? [...]. La Messa fu per lui la “fonte ed il culmine”, il perno ed il centro di tutta la sua vita e di tutta la sua opera».
C’era unione e fusione perfetta tra l’offerta sacrificale di san Pio, sacerdote stimmatizzato, che viveva in un “sacrificio perenne”, segnato come era dalla sofferenza fisica e morale, dalle prove mistiche e dalle persecuzioni di ogni genere, e Gesù, la Vittima divina, che sull’altare perpetua in maniera incruenta la sua Passione e Morte.
Un sacerdote, figlio spirituale di padre Pio, che ha avuto tante volte la possibilità di servire la Messa del Santo scrive che «Gesù crocifisso e san Pio stimmatizzato facevano un’impressionante unità durante la Santa Messa. La rinnovazione del Sacrificio del Calvario avveniva senza divisioni: lo stesso Gesù era immolato sulla croce e in san Pio» (1). San Pio stesso ha confermato ciò rispondendo alle domande di alcuni figli spirituali. Una volta gli fu chiesto: «Padre, ditemi tutto quello che soffrite nella Santa Messa». La sua risposta: «Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione, inadeguatamente, lo soffro anch’io, per quanto a umana creatura è possibile». E ancora: «Padre, cosa dobbiamo leggere nella vostra Messa?». La sua risposta: «Tutto il Calvario».
Tutti i momenti della Messa di san Pio erano intensamente celebrati e vissuti, ma all’Offertorio, alla Consacrazione e alla Comunione il Santo si trasfigurava, era come assorto in un’estasi di amore e di dolore. All’offerta dei doni, «inchiodato da una forza misteriosa, con gli occhi in lacrime sempre amorevolmente fissi al Crocifisso dell’altare, il padre restava fermo, immobile, come impietrito per vari minuti con il pane e il vino tra le mani» (2). Sembrava che facesse difficoltà a sollevare le mani per offrire la patena con l’ostia e il calice; era come se dovesse operare uno strappo, non solo per offrire tutto se stesso, ma per offrire anche tutti i suoi figli spirituali che, ritrovandosi tutti lì sull’altare, dovevano essere “strappati” dal mondo, dal peccato, dalle tentazioni e convertirsi sinceramente a Dio.
Il momento della consacrazione era quello del dolore culminante: «La divina tragedia del Calvario tra singhiozzi e lacrime, in uno spasimo indescrivibile, la riattualizzava così al vivo, anche in se stesso, durante la consacrazione, da far trasparire nella sua carne trafitta l’immane martirio di Gesù crocifisso» (3).
Nella Messa di san Pio da Pietrelcina il rinnovarsi del Sacrificio del Calvario era reso visibile, quasi tangibile, ma ricordiamo che in ogni Santa Messa si partecipa misticamente al Sacrificio del Calvario onde attingere, come alla fonte sorgiva, le grazie per la nostra salvezza e santificazione. «La Messa è infinita come Gesù – insegna il Santo di Pietrelcina –. Chiedete a un angelo, ed egli vi risponderà con verità: capisco che cosa è e perché si fa, ma non comprendo quanto valore abbia. Un angelo, mille angeli, tutto il Cielo sanno questo e così pensano. I benefici della Messa non si possono enumerare. Li vedrete in Paradiso».
Come, allora, non fare il possibile per partecipare alla Messa non solo la domenica e nei giorni di festa, ma possibilmente tutti i giorni, per attingervi i benefici e le grazie che da esse scaturiscono per se stessi, per i propri cari, per la Chiesa, per i defunti, per l’umanità intera?
Note
1) Padre Stefano M. Manelli, FI, San Pio da Pietrelcina, Casa Mariana Editrice, p. 119.
2) Padre Tarcisio da Cervinara, La Messa di Padre Pio, p. 28.
3) Ivi, p. 30.
di Suor M. Gabriella Iannelli, FI,
Il Settimanale di Padre Pio, N. 22/2021