I FIORETTI
“Sono stato a fare visita a Valdo” / Giovanni Bardazzi, un discepolo del Padre /10
dal Numero 6 del 7 febbraio 2021

I protagonisti di questa vicenda sono padre Pio e Valdo. Del primo si conosce quasi tutto, di Valdo riassumiamo qui le notizie principali.

Valdo Boncompagni è nato nel 1915, “intra Tevere ed Arno”, nel comune di Caprese Michelangelo (Arezzo), nella catena montuosa che fa da spartiacque fra i bacini dei due fiumi, dove nel 1475 nacque Michelangelo Buonarroti. È vedovo e vive solo. Alcuni nipoti, figli di due fratelli, vivono nello stesso comune e altri, figli di una sorella, vivono a Scandicci (Firenze). Non ha figli. A tutt’oggi, ringraziando Dio, pur non essendo più di primo pelo, gode di una buona salute che gli permette di scorrazzare con la propria auto per fiere e mercati.

All’inizio del 1995, però, le cose non si erano messe bene. In seguito a certi disturbi, fu consigliato dal medico curante di sottoporsi ad alcuni accertamenti. Risultato: tumore all’intestino. Un brutto affare. Tanto più che, due anni prima, il fratello minore Gheldo, attaccato dallo stesso male, non sopravvisse all’intervento chirurgico. Dopo altri controlli, si presentava quindi anche per Valdo la necessità di un intervento. Fu consigliato il ricovero presso il nuovo ospedale San Giovanni di Dio a Torregalli. I nipoti, essendo vicinissimo a Scandicci, avrebbero assicurato la necessaria assistenza. Naturalmente Giovanni [Bardazzi] era al corrente di tutta la faccenda, avendo conosciuto Valdo a Caprese in occasione di una battuta di caccia.

Il 6 febbraio Valdo fu operato con esito favorevole e altrettanto propizio fu il decorso post operatorio. Per l’occasione, si trasferirono a Scandicci anche i nipoti di Caprese, per assicurare tutti insieme l’assistenza al degente.

Trascorsi quattro giorni dall’intervento, si ritenne superflua l’assistenza notturna: le condizioni del paziente erano buone e i medici curanti non la giudicarono più necessaria. Il quinto giorno, dopo il pasto della sera, fu lasciato solo. Rimase deluso, perché, essendo di natura un po’ pauroso, avrebbe preferito che qualcuno fosse rimasto al suo capezzale. Essendo liberi dal servizio, per i nipoti era inevitabile una visita di cortesia a Giovanni, a Calenzano. Dopo i saluti, questi fu messo al corrente delle condizioni del paziente e la conversazione cadde su altri argomenti. A un certo punto della conversazione, Giovanni si blocca e a occhi chiusi inizia una conversazione con una persona che i presenti non vedono. Vedono solo il movimento delle labbra, senza udire le parole. Finito il colloquio, si guarda un po’ attorno e osserva qualche minuto di silenzio. Una nipote di Caprese, Miranda, era a sedere vicino a lui. Erano le 22.27 della sera. Prendendole la mano, si rivolge a lei: «Domani, quando vai a far visita a tuo zio digli se a quest’ora ha visto o sentito qualche cosa». «Non c’è bisogno di aspettare domani – interviene un altro –, perché prima di andare a dormire, si passa dall’ospedale».

Poco dopo, il gruppetto si congeda e, arrivato a Torregalli, uno di loro sale a vedere come sta il paziente. Si avvicina al letto e, dopo essersi assicurato che le condizioni erano buone, domanda: «Poco fa, zio, verso le 22.30, è venuto qualcuno a farti visita o hai avvertito qualche cosa?». «Sì, è venuto Mario. Si è fermato un po’ sulla porta e poi se n’è andato» rispose pronto.

Il visitatore rimase perplesso, perché sapeva come in realtà stavano le cose. Mario è uno dei parenti di Scandicci che non faceva parte del gruppo essendo, quella sera, impegnato in un lavoro a ben 30 chilometri di distanza. C’era la probabilità, però, che fosse tornato in anticipo. Arrivati a casa e accertatisi che Mario era sempre al lavoro, si guardarono in faccia sbalorditi. Il Padre si era fatto vedere sotto le sembianze di Mario per tranquillizzare Valdo. Infatti, lui era convinto che fosse in attesa in fondo al corridoio per assisterlo durante la notte. Riposò così sereno fino alla mattina. Fu dimesso il 3 marzo successivo e ancora, grazie a Dio, gode di buona salute. 

Giovanni Bardazzi,
Un discepolo di Padre Pio, pp. 139-141

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