I FIORETTI
“Pregherò!”
dal Numero 34 del 6 settembre 2020

La mia famiglia è stata graziata da san Pio da Pietrelcina.  Prima che mio padre, Antonio, si sposasse, era già medico che faceva la gavetta presso ospedali e guardie mediche, fu affetto da una malattia molto rara, ancora oggi difficile da diagnosticare dopo tanti anni. Molti esperti dissero: “Sindrome atassica”, malattia progressiva che pian piano inibisce i centri nervosi fino alla paralisi completa ed alla morte, nella sua forma più grave. A mio padre furono dati due anni di vita.

Un medico, collega di studi e amico di mio padre, che aveva studiato con lui e che si era fidanzato con la sorella di mia madre, aveva avvertito mia madre, allora fidanzata con mio padre, di pensare bene al matrimonio con papà perché dopo due anni lo avrebbe perso. La decisione così grave era nascosta nelle pieghe del destino. Ma mia madre perseverò nel voler portare avanti il fidanzamento da buona e fedele cristiana.

Di qui la decisione delle due sorelle di papà di portarlo da san Pio a San Giovanni Rotondo per chiedere la grazia della guarigione. Si era negli anni Cinquanta, i pellegrinaggi ancora erano lunghi e faticosi ma tutto si affrontava con fede.

Una delle sue sorelle in quel frangente si confessò da padre Pio e dopo gli espose il caso del pellegrinaggio: il fatto del fratello malato... Il Padre ascoltò tutto con serietà poi concluse, grave e deciso: “Pregherò!”. Era bastata quella parola del Santo di Pietrelcina per ridare speranza ad un’intera famiglia.

Un giovane medico era a rischio di vita. Era fidanzato in vista del matrimonio. Aveva davanti a sé un avvenire di medico, di sposo, di padre ma si profilava davanti a lui una malattia oscura e senza speranza di salvezza.

Tornato però a Roma da quel pellegrinaggio, come la malattia si era rivelata progressiva e irreversibile, a detta dei medici, anche la grazia di Dio, delicata e nascosta, agì in maniera progressiva ed irreversibile, tanto che mio padre ricominciò, anche se con fatica, a parlare, a camminare, a scrivere, a poter svolgere dignitosamente la sua professione di medico di base, poi potette sposarsi ed ebbe anche cinque figli...

Le vicissitudini familiari non mancarono: la prima figlia morì in tenera età, un’altra fu affetta da una sindrome che la privò di uno sviluppo psicoattitudinale regolare per epilessia contratta dalla nascita... tutto questo però fu affrontato in maniera coerente con la fede e la grazia ricevuta senza disperazione o fughe dalla Chiesa.

Dopo una lunga vita del tutto contraria alle previsioni mediche e alla malattia che gli era stata diagnosticata, papà Antonio si spense alla bella età di 87 anni; la preghiera di san Pio aveva fatto sì che i due anni di deperimento organico previsto dai medici si trasformassero in oltre cinquant’anni di salute al servizio della famiglia, della Chiesa e della società.

Come dire, da due piccoli pesci il padre Pio, per mezzo della preghiera e della grazia di Cristo, è riuscito, come Gesù, moltiplicandoli, a sfamare moltitudini...

Il dott. Antonio infatti, mio padre, aprì il primo studio medico della mutua nella allora malmessa e disastrata borgata romana di Fidene, sulla via Salaria, nella problematica periferia dell’Urbe. Fu un medico missionario in mezzo a tanta gente povera e bisognosa. Fu molto amato dalla popolazione e molto ricordato anche dopo essere andato in pensione all’età di settant’anni. La sua partecipazione alla Messa si estendeva anche al di fuori del precetto domenicale. Il mio parroco mi diceva che prima di recarsi al lavoro vedeva mio padre fare una piccola preghiera inginocchiato in Chiesa per poi prendere la via per Fidene. Fu insignito di un’onorificenza per il suo lungo servizio di medico di base dall’Ordine dei medici nel 2002.

Ha permesso ai suoi figli di laurearsi e di sposarsi nella Fede cattolica, l’unica e vera che porta a salvezza. Io sono diventato sacerdote nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, l’Ordine di san Pio.

Il funerale di mio padre, tenutosi il 13 maggio del 2012, nella sua parrocchia di San Giovanni Crisostomo in Roma, gremita di amici e conoscenti, fu presieduto dai Frati Francescani dell’Immacolata il cui fondatore, padre Stefano M. Manelli, è stato figlio spirituale di san Pio... ultimo sigillo del Padre su una vita così elevata dal suo “pregherò!”.

Che il Signore e la Santa Vergine Immacolata ci facciano ricordare le innumerevoli grazie sull’Italia, sull’Europa e sul mondo intero che vengono continuamente per l’intercessione del Santo del Gargano perché ricominciamo tutti a vivere una vita veramente cristiana, alla luce della fede che san Pio ci ha trasmesso.  

di Padre Luca M. Genovese,
su Il Settimanale di Padre Pio,
34/2020

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