L’apostolo Paolo, scrivendo ai Romani, afferma: «Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più» (Rm 6,8). In effetti l’Apostolo mette l’accento sulla risurrezione, ma, nel medesimo tempo, pone la condizione, cioè morire con Cristo. Questo si verifica principalmente nel corso della vita.
Un cammino sempre teso verso la perfezione di Dio Padre. «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Un procedere non esente da debolezze, scoraggiamenti, cadute, ma anche di attenzioni per i fratelli, manifestando in tal modo l’amore di Dio.
Anche padre Pio [...] è vissuto morendo a se stesso per vivere in Cristo. Egli ha dovuto lottare contro le passioni che dominano il cuore dell’uomo, come l’egoismo, l’accidia, la vendetta e, principalmente, la superbia e la vanagloria. Ha lottato contro le forze diaboliche, ma principalmente contro se stesso. È vissuto in questo mondo senza essere di questo mondo.
Egli, da quando era giovane studente, ha sempre desiderato, anzi invocato la morte, chiamandola “amica”. [...].
Donna Raffaelina, della nobile famiglia dei Cerase di Foggia, fervente terziaria francescana, fu più nobile per virtù che per il prestigio sociale della famiglia. Conobbe padre Pio tramite padre Agostino da San Marco in Lamis, che era il confessore tanto di padre Pio che della Cerase.
Ella fu l’artefice del ritorno del Padre in convento, sollecitando sia il Provinciale sia padre Agostino per un definitivo rientro fra le mura del chiostro. Con molta chiarezza, riferendosi a padre Pio, disse a padre Agostino: «Padre, fatelo ritornare in convento e fatelo confessare, ché farà molto bene!...».
Donna Raffaelina, «anima santa», comprese che il Signore voleva un sacrificio: perciò si immolò «per il padre Pio affinché tornasse definitivamente in convento e con le confessioni facesse tanto bene alle anime» (Padre Agostino da San Marco in Lamis).
Una volta rientrato nel convento di Foggia, il Padre andava tutti i giorni a far visita alla figlia spirituale, che si era già operata di tumore maligno a Bologna senza alcuna speranza. Padre Pio, come era in uso in quel tempo, celebrò parecchie volte nella cappella gentilizia della sua discepola, la confessò, la comunicò, assistette alla sua agonia.
Tra padre Pio e la discepola ci fu una nobile gara a chi dovesse morire prima. Da come si svolsero i fatti vinse la discepola, la quale, però, lo assicurò che una volta giunta in Paradiso, sarebbe tornata subito in terra a prendere il suo direttore spirituale [padre Pio]. Ma una volta in Paradiso la discepola cambiò parere. Nel Diario di padre Agostino leggiamo: «Padre Pio rimase a Foggia. Quando vi passai per andare in guerra, lo trovai a letto con la solita malattia. Interrogato, mi disse in confidenza, parlando di Donna Raffaelina: “Crudele, adesso mi viene a dire che non può far nulla per me, conviene rassegnarmi!”...».
Marciano Morra,
Il mistero del dolore in Padre Pio
e gli angeli del conforto, pp. 256-258