I FIORETTI
I miracoli dell’umorismo
dal Numero 26 del 28 giugno 2020

Padre Pio non risparmiava [con il suo humor] nemmeno i suoi superiori, secondo il racconto di padre Pellegrino Funicelli: «Nel 1952 ci fu la visita del Procuratore generale padre Agatangelo da Langasco e noi di San Giovanni Rotondo avevamo saputo una frase che egli avrebbe pronunziato a nostro riguardo: “Vado laggiù e metto a posto io quella famiglia di quattro stupidi”. Prima che arrivasse, noi frati ci chiedevamo come accoglierlo. Allora padre Pio suggerì ridendo: “Ha detto che siamo una famiglia di stupidi? E noi lo accoglieremo come uno di famiglia!”».

Qualche tempo prima, quando il convento di San Giovanni Rotondo era un romitorio abitato da pochi religiosi, ma la fama di padre Pio già si diffondeva all’intorno, un contadino suonò la campanella e padre Pio si presentò ad aprire. «Sta qua il monaco che sa tutto?», chiese il buon uomo. Padre Pio, senza scomporsi, rispose di sì e invitò il visitatore a seguirlo. Attraversato il corridoio del chiostro, i due salirono le scale e si fermarono alla prima cella, quella di padre Paolino da Casacalenda. «Padre Guardiano – disse padre Pio –, qui c’è un signore che vuol parlare col monaco che sa tutto. Accontentatelo». E lesto andò in fondo al corridoio per godersi lo spettacolo.

Anche gli eventi prodigiosi di cui era protagonista assumevano talvolta aspetti umoristici. Un giorno fra’ Modestino da Pietrelcina procurò alcuni ricordini religiosi da regalare agli amici, oltre a una bottiglia di vino per sé. Tornato in convento, si recò da padre Pio per fargli benedire quegli oggetti e gli chiese di fare lo stesso anche con la bottiglia. Il Padre lo accontentò e poi, con aria sorniona, aggiunse: «Beh, ho fatto il primo miracolo stamattina». Fra’ Modestino gli chiese di spiegarsi, e padre Pio: «Ho fatto diventare vino il contenuto di questa bottiglia». All’affermazione che quello era già vino, il Padre gli rivolse uno sguardo di commiserazione. Soltanto in seguito fra’ Modestino scoprì che quel vinaio produceva il vino non con l’uva, ma con le cosiddette “cartelle”, e anche di scarsa qualità!

In un’altra circostanza, l’impiegato della Casa Sollievo che ogni giorno portava a padre Pio la corrispondenza da benedire prima della spedizione compilò una schedina del totocalcio e, chiusala in una busta, la mise insieme alle altre. «Padre – disse –, le benedica tutte», ma padre Pio, con lo sguardo di chi sapeva, rispose: «Sì, tutte, meno una».

Il generale Tarcisio Quarti assistette invece, nel luglio 1943, a un episodio che ebbe come protagonista il signor Tonelli di Bologna, il quale voleva spedire da San Giovanni Rotondo alcune cartoline a persone delle quali non conosceva l’indirizzo preciso. Chiese a padre Pio: «Dove abita la signora X?». E il Padre diede la via, il numero e la località. Poi continuò: «E il signor tale?». E il Padre diede l’indirizzo. La terza volta il Padre rispose: «Credo... via tale e numero tale». Alla quarta cartolina il Padre si ribellò bonariamente: «Ma tu mi ha preso per la guida telefonica?».

Il commercialista Adolfo Affatato ha invece raccontato che, quando viveva a Napoli per studiare, appena poteva si recava a San Giovanni Rotondo. Una volta padre Pio gli disse: «Figlio mio, non devi preoccuparti di venire se non puoi. Basta che entri in una chiesa dove c’è il Santissimo Sacramento e mi mandi l’angelo custode». Il giorno in cui doveva sostenere l’esame di Diritto Privato, il giovane aveva molta paura e così, recandosi all’università, entrò in tutte le chiese che incontrava lungo il cammino. L’esame andò benissimo. Tornando a San Giovanni Rotondo per ringraziare il Padre, questi gli disse: «Ti avevo detto che nei momenti di necessità potevi mandarmi l’Angelo custode: però bastava una volta sola!».

E, con l’aiuto degli angeli suoi amici, padre Pio si levava anche d’impiccio con divertimento. Una volta, nonostante stesse poco bene, il Cappuccino si trattenne comunque a confessare fino alle 11.30. A un certo punto don Pierino Galeone lo vide in piedi, sulla predella del confessionale, e poi a due metri d’altezza, mentre veniva avvolto da una nuvola, fino a scomparire del tutto. Al pomeriggio, in giardino, i confratelli gli chiesero: «Padre, dove siete andato a finire questa mattina?». E lui, ridendo: «Appena ho finito di confessare mi sono alzato, ho avuto forti sbandamenti di testa, tanto che temevo di cadere a terra. Ho pregato gentilmente gli angeli di togliermi dall’imbarazzo e mi hanno sostenuto, lasciandomi camminare sulla testa della gente. Come erano dure quelle teste... Altro che mattoni!».
 
Saverio Gaeta,
Padre Pio. Sulla soglia del Paradiso,
pp. 68-70

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