Quattrocento anni fa moriva san Lorenzo da Brindisi. Questo infaticabile apostolo, apologeta e missionario in mezza Europa, autore di dieci grossi volumi di altissima sapienza cristiana, patrono e cappellano delle truppe cattoliche, santo tutto mariano ed eucaristico, è forse la figura più paradigmatica dell’intera Controriforma.
La Controriforma, in quanto espressione di una Chiesa militante ed “intollerante”, non gode certamente di molta simpatia in un mondo che della “tolleranza” fa un valore quasi assoluto (quasi, perché è un mondo che non vuole tollerare quel poco che ancor è rimasto della civiltà cristiana). Eppure, è stato un movimento degno di altissima stima, e ciò sotto ogni punto di vista.
La Controriforma – oppure, come preferiscono chiamarla alcuni studiosi cattolici, la “Vera Riforma” o la “Riforma Cattolica” contro quella falsa (quella luterana e protestante) – fu un movimento di rinnovamento morale e religioso: basti pensare alla deplorevole situazione del clero, delle corti, del popolo all’inizio del Cinquecento e alla fioritura della santità all’inizio del Seicento in tutti i Paesi (quelli almeno che rimasero cattolici)... Più specificamente, il rinnovamento della Controriforma fu incentrato su due o tre punti cardinali: sull’Eucaristia, sulla Madonna e sul mistero della Chiesa e del Papato. Fu una corrente di pensiero teologico e filosofico sorta in mezzo alla battaglia delle polemiche coi protestanti: basti pensare ai numerosi Dottori della Chiesa ed alle intere scuole di pensiero cattolico sorte a Salamanca ed altrove. Fu la ripresa politica e militare di quella cristianità che con la disfatta di Mohács e col Sacco di Roma sembrava ormai definitivamente crollata e che invece, pochi decenni dopo, con la battaglia di Lepanto, si mostrò ancor una volta capace di respingere vittoriosamente i tentativi d’invasione della Mezzaluna. Fu, la Controriforma, una corrente che toccò anche il campo dell’arte, della poesia, della musica. Fu una potente spinta all’autentica riforma della vita religiosa, con il sorgere di nuove e zelantissime famiglie religiose, e in particolare della Compagnia di Gesù e dei Frati Minori Cappuccini, destinati entrambi ad una vastissima attività missionaria in tutto il mondo. Ed, appunto, fu, la Controriforma, un movimento dal singolare slancio missionario, paragonabile forse solo allo slancio della gloriosa prima crociata.
Tra i numerosi santi della Controriforma, si suole indicare come suo simbolo sant’Ignazio di Loyola, il celebre fondatore dei Gesuiti. Senza nulla togliere all’onore dovuto al grande Spagnolo, vogliamo però proporre un altro santo che per diverse ragioni ci appare ancor più paradigmatico per questa grande epoca cristiana.
Religioso e missionario
Fu la Controriforma un movimento di rinnovamento della vita religiosa? Eccolo, san Lorenzo da Brindisi, membro dell’austero Ordine cappuccino, ancora ai suoi primi decenni. Eccolo, ministro generale di quell’Ordine, sollecito per la povertà e per l’osservanza regolare. Eccolo, unico ministro generale che riuscì a visitare – a piedi! – tutte le province transalpine dell’Ordine, in quella marcia gigantesca che lo portò sull’orlo della morte e che lasciò tanto edificati e sbalorditi i confratelli.
Fu la Controriforma una forte spinta per le missioni? Eccolo, san Lorenzo, fondatore della missione cappuccina in Austria e Boemia. E non era cosa da poco. Questi paesi in gran parte protestantizzati, presentavano dei veri pericoli per i missionari. Lo stesso Lorenzo più volte fu percosso, oltraggiato e minacciato di morte: una volta venne salvato proprio all’ultimo momento dall’intervento di un giovane nobiluomo italiano. Fu una missione eroica sin dagli inizi, in quei mesi invernali trascorsi a Vienna in un alloggio freddissimo dove tutti i frati s’ammalarono, patendo una grande “povertà e penuria”, abbandonati «in discretion di mare e di vento», come si lamentava un testimone delle loro sofferenze. Ma, superate tante difficoltà, la missione fiorì, portando tanti frutti di conversioni, di santificazione, di vocazioni.
Politico e guerriero
Fu la Controriforma un movimento politico? E san Lorenzo come pochi altri santi seppe – costretto dall’obbedienza – farsi abile politico, consigliere fidato del duca Massimiliano di Baviera e cofondatore della Lega Cattolica (per la fondazione della quale faticò moltissimo, viaggiando da Monaco a Madrid, a Roma, a Praga e più volte). Il merito della preparazione di quello schieramento che sarebbe riuscito, in qualche misura, a difendere il Cattolicesimo durante la Guerra dei Trent’anni, il Duca bavarese non esitò ad attribuirlo soprattutto a san Lorenzo. Ecco le parole di Massimiliano il Grande: «Tutta la Germania e tutta la Cristianità tiene obbligo perpetuo al padre Brindisi, perché col mezzo di lui si è fatta la Lega Cattolica, dalla quale è derivato tanto bene». San Lorenzo fu un santo “diplomatico”, portatore di pace tra i principi cristiani, come nel caso delle contese ereditarie fra i Gonzaga. Anche l’ultima grande avventura della sua vita fu quella di portare un’importante ambasciata: quella dei napoletani al loro re, Filippo III di Spagna, per porre fine agli abusi di potere del suo vicario a Napoli. Sfinito proprio da quest’ultimo viaggio, non appena riuscì a presentare la questione a Filippo, il Santo morì di fatica (o, come ipotizzano alcuni, avvelenato).
Ebbe, la Controriforma, anche il suo aspetto militare. San Lorenzo fu nominato cappellano generale della Lega Cattolica, ma non esercitò mai questo incarico: quando scoppiò la Guerra dei Trent’anni egli aveva già intrapreso il suo viaggio da Napoli a Madrid. Tuttavia, in altre occasioni non solo assisteva i soldati, ma si metteva perfino a capo dell’esercito. Così fu nella battaglia di Albareale in Ungheria, dove l’esercito dell’arciduca Mattia affrontò le molto più numerose truppe ottomane. Un esperto militare, consigliere di guerra dell’Imperatore, ebbe a dire che il Cappuccino fu «il soldato più esperto» di quella battaglia. Col semplice segno di croce egli faceva più delle manovre degli abili strateghi. Col fervore della sua predicazione rendeva fieri e zelanti i soldati cristiani, prima del suo arrivo portati allo scoraggiamento. E poi, durante la battaglia, col suo coraggio incoraggiava gli altri.
Odiare il peccato, amare il peccatore
Fu, la Controriforma, la potente leva di una schiera di apologeti cattolici sorti contro le bestemmie dei sedicenti riformatori? Eccolo, san Lorenzo, apologeta e polemista geniale, ardente, imbattibile. Per queste sue polemiche, per la grandiosa confutazione del luteranesimo (inclusa anche una biografia dell’eresiarca), per la carica dottrinale dei suoi sermoni, san Lorenzo venne – da parte di Giovanni XXIII – proclamato Dottore della Chiesa. Il Pontefice così esaltava l’operato del Brindisino: «Mentre si ergeva con audacia il più perfido tra i riformatori e con tremendi assalti minacciava persino il nome di cattolico, la fede del popolo cristiano si indeboliva da tutte le parti e i costumi si corrompevano senza freno, Cristo suscitò Lorenzo per difendere ciò che era oppresso, per restaurare ciò che era andato in rovina, per far risorgere ciò che conduce alla salvezza di tutti».
Malgrado tutto l’aspetto militante, la Controriforma fu un movimento di vera carità. Quella carità che, non escludendo i corpi, pone l’accento sulle anime, portandole al vero bene. Ed eccolo, san Lorenzo, l’apostolo infaticabile: degli italiani, degli ebrei, dei tedeschi... Eccolo a convertire migliaia di uomini. Li convertiva con le parole ardenti, con le prediche piene di fuoco e di lagrime, con gli argomenti stringenti delle sue dispute. Li convertiva più ancora con l’esempio di una vita santa, mortificata, eroica sotto ogni aspetto. Li convertiva, infine, con i modi più dolci, perfino sorprendenti in un guerriero come lui. Una volta gli venne chiesto da un confratello perché soleva togliersi rispettosamente il cappuccio quando incontrava gli eretici. «Rispose il padre, dicendo che bisognava prevenirli con questo modo perché così vengono ad ammollirsi e si dispongono alla conversione». Ecco la vera carità: implacabile verso il peccato, amabile e dolce verso il povero peccatore! E per i corpi? Eccolo a curare le malattie con miracoli a non finire.
Tutto mariano, tutto eucaristico
Come in ogni vera riforma cattolica, come in ogni situazione in cui la Chiesa, attraversando qualche periodo particolarmente tempestoso, ne esce rafforzata e vittoriosa (contro chi già la vedeva irrevocabilmente seppellita), così anche nell’epoca della Controriforma due furono i grandi lumi che illuminarono e guidarono il movimento religioso, politico, militare della ripresa cristiana: l’Eucaristia e la Madonna. Anche su questo punto san Lorenzo da Brindisi, cantore di Maria e santo delle Messe estatiche, appare un modello impareggiabile della pietà eucaristica e mariana. Basterebbe ricordare i tre volumi del suo Mariale, tessuto tutto di citazioni bibliche; basterebbe pensare alle lunghe marce lungo le quali soleva cantare la più bella canzone mariana del Petrarca (Vergine bella). Basterebbe contemplarlo pellegrino nei santuari mariani, in particolare durante i suoi lunghi ritiri nella Santa Casa di Loreto. Ma forse più di ogni altra cosa, della sua devozione mariana parla il fatto che chiese – ed ottenne – dal Papa il privilegio di celebrare ogni giorno la Messa in onore della Madonna, tranne le solennità principali dell’Anno liturgico. Anche sull’altare, mentre celebrava, teneva sempre un quadro della Madonna, che portava sempre con sé, anche durante i viaggi più faticosi.
E la Messa di san Lorenzo? Chi può descriverla! Fu una cosa unica: sia per la commozione del celebrante, capace di bagnare di lacrime tre o quattro fazzoletti (la duchessa di Mantova avrebbe dato ordine di spremerli, poi, per raccogliere il prezioso liquido in flaconi), sia per i voli estatici, sia – e forse soprattutto – per la mistica lunghezza delle celebrazioni... Munito anche su questo punto dei permessi papali, san Lorenzo cominciava la Messa subito dopo il Mattutino (quindi verso l’una di notte) e talvolta finiva solo all’ora di pranzo! Le tre Messe del suo ultimo Natale durarono in totale ben quindici ore: cosa ancor più sorprendente se si pensa alla grave malattia del Santo, afflitto dalla podagra e costretto a stare a letto: in effetti, portato (di peso!) in sacrestia e paratosi faticosamente per la Messa, miracolosamente riprendeva le forze solo per il tempo della durata della Messa...
Un santo da riscoprire
La figura di san Lorenzo da Brindisi giganteggia perfino tra i giganti della sua epoca. Lungo i secoli il suo culto si è sviluppato, le sue opere hanno conquistato sempre maggior rilievo, l’esempio delle sue virtù ha continuato ad attrarre e infervorare le successive generazioni di religiosi. Nel XX secolo apparve, finalmente, l’Opera omnia del Brindisino. Sempre più fortemente si parlava della possibile proclamazione di san Lorenzo a Dottore della Chiesa. E, in effetti, con insolita solennità egli venne proclamato “Dottore Apostolico” personalmente dal papa san Giovanni XXIII. Era l’anno 1959, quando il Pontefice indicò il novello Dottore della Chiesa proprio come un modello per questi tempi in cui «si sono introdotte delle pesti veramente moleste e gli uomini sono tratti in inganno dall’invenzione di false opinioni e da altre depravazioni». Per questo san Lorenzo viene indicato, affinché «i fedeli cristiani siano confermati nel giusto splendore delle virtù e si possano nutrire degli insegnamenti della sua salutare dottrina». Sono le parole di un papa il cui pontificato è stato talvolta ritenuto profetico. Le parole furono pronunziate poche settimane dopo l’annuncio dell’imminente Concilio Ecumenico: quasi come se san Lorenzo avesse dovuto essere modello e guida per i Padri conciliari. Oppure, forse, per quella sbandata epoca che sorprendentemente si aprì dopo il Concilio: un’epoca di confusione e di crisi?
In ogni caso, pare davvero strano (ma, a dire il vero, nemmeno troppo) che nel giro di pochi anni, dopo un simile appello del Pontefice, il “Dottore Apostolico” sia stato quasi del tutto dimenticato. Mentre, invece, l’invito del papa Roncalli a ritrovare in san Lorenzo un rimedio per non lasciarsi trarre in inganno «dall’invenzione di false opinioni e da altre depravazioni», sembra essere sempre più attuale ed urgente.