ATTUALITÀ
L’Italia, l’eccezione cattolica
dal Numero 25 del 23 giugno 2013
di Fabrizio Cannone

Anche in Italia si assiste al fenomeno di laicizzazione e imperante crisi della fede. Tuttavia, in qualche modo, l’Italia e la Fede cattolica sono indissolubilmente legate l’una all’altra sin dall’inizio storico del Bel Paese. L’“Italia cattolica” c’è e resiste, nonostante tutto.

Molti osservatori, sociologi e giornalisti, parlano di “eccezione Italia” a proposito della diffusione, della (relatività) stabilità e della persistenza della cultura cattolica nel Bel Paese, al contrario di quanto avviene in contesti analoghi. Così, mentre in tutta Europa, per esempio nelle Nazioni confinanti (Francia, Svizzera e Austria) il secolarismo dilaga e distrugge ogni diga morale, in Italia la laicità è vincente, purtroppo, ma non totalmente e radicalmente. Cosa c’è di vero in tutto ciò? E quali ne sono le cause profonde?
Abbiamo detto altre volte che i segni dell’apostasia di massa sono forti e chiari anche nella nostra amata Patria. Si pensi al crollo della famiglia tradizionale cattolica, al calo ingente delle vocazioni al Sacerdozio e alla vita religiosa, o all’aumento delle convivenze e dei passaggi di battezzati ad altre religioni (islam, buddismo, sette evangeliche, satanismo, culti orientali, ecc.). Si pensi anche alla crisi spaventosa della fede presso i credenti. Un teologo ha fatto notare che peggio ancora dei “credenti non praticanti”, sono i “praticanti non credenti”. Ovvero coloro che, pur dichiarandosi cattolici e frequentando una Parrocchia o un movimento ecclesiale, sono al tempo stesso più che confusi circa le basi stesse e il DNA della Fede. Anche qui le ricerche effettuate in proposito sono sbalorditive: cattolici che escono dalla Messa domenicale e affermano che Dio coincide col mondo, che le religioni sono tutte buone (perché così avrebbe detto il Concilio), che la Chiesa è peccabile e anzi ha sbagliato tante volte nella storia, che la Fede può mutare e di fatto è mutata nei secoli, che i Sacramenti non sono necessari, che la Messa è il ricordo dell’Ultima Cena, che Cristo non è Dio, ecc., ecc.
D’altra parte, e contro una propaganda martellante e concentrica di stampo liberale e libertario, massonico e modernista, l’Italia cattolica c’è e, in qualche modo, resiste. Tutti i fenomeni negativi di cui sopra, infatti, in quasi tutti gli altri Paesi cattolici d’Occidente (salvo forse la Polonia e Malta) sono notevolmente più accentuati.
Come si spiega tutto ciò? Si possono individuare varie ragioni storiche che spiegano la cosiddetta eccezione italiana. Vediamole.
1) Solo l’Italia ha in sé la Santa Sede di Pietro e dunque un sostegno particolarissimo da parte dell’Onnipotente. Questa è forse una causa a priori, teologica, non storica. Ma che comunque ha trasformato la nostra storia nazionale in una storia cristiana. Se per molti Stati la cristianizzazione è stato un fenomeno estrinseco o accidentale, l’Italia si è formata parallelamente al formarsi dello Stato del Papa. L’Italia nasce e cresce come contorno dello Stato della Chiesa e i suoi confini geografici riflettono l’evangelizzazione della Penisola. Roma era già la capitale dell’Impero Romano e di quel germe di italianità che l’Impero conteneva. Ma solo l’Urbe, tra le mille città del mondo, ebbe il privilegio della presenza dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Il martirio di sangue dei 2 Principi degli Apostoli suggella la missione affidata loro da Cristo stesso: evangelizzare il mondo a partire da Roma, centro del mondo certo, ma anche Città faro della Penisola italica. Già il Vangelo nomina ripetutamente l’Italia (cf. At 18,2; 27,1.6 e Eb 13,24) ed essa esiste, evidentemente, non dalla nascita dello Stato unitario (1861), ma da quando la Religione cristiana la fa essere qualcosa di unico e inconfondibile. Sarà un processo storico-culturale lungo e graduale, ma evidentemente un san Benedetto è già un italiano, e ancor di più lo è un san Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, e tra i primissimi autori di lingua italiana (Cantico delle creature). Dante canta l’Italia e assieme Cristo e Maria, e il secondo Millennio cristiano sarà uno sviluppo continuo e parallelo di italianità e cattolicità. Un corpo, l’Italia, e un’anima, la Fede cattolica, si uniscono perfettamente in un matrimonio per sé indissolubile (malgrado i fenomeni regressivi e meno omogenei della storia del Paese: il machiavellismo, il risorgimento massonico, la resistenza marxista, il ’68 anarchico e libertario). Al di là di tutto però, l’Italia reale, contro quella che negli ultimi decenni è diventata l’Italia legale, ha ancora qualcosa da dire, specie se sarà fedele alla sua “grazia fondazionale”: l’elezione divina a Sede di Pietro, per cui, come diceva il Sommo Poeta, “Cristo è romano”, e potremmo aggiungere, “Cristo è italiano”.
2) La storia della prima metà del XX secolo in Italia è stata assai più di ripresa e di riconquista che di flessione e di secolarizzazione. Dopo i decenni post-risorgimentali segnati da anticlericalismo becero e dittatoriale (1860-1920), dagli anni ’20 agli anni ’40, l’Italia, prima e dopo il sacrosanto Concordato del 1929, recuperò in larga parte la sua tradizione culturale cristiana. Alcuni esempi tra i molti: Religione cattolica come unica religione di Stato, come già era nello Statuto Albertino; Crocifissi in tutti i luoghi pubblici (scuole, alberghi, negozi, bar, ospedali, ecc.); insegnamento obbligatorio della sola Religione cattolica, definita dallo Stato «fondamento e coronamento» dell’insegnamento pubblico; l’approvazione del Codice Rocco, con il riconoscimento del Matrimonio cattolico, l’esenzione dalla milizia per i sacerdoti, il divieto del divorzio e del tradimento coniugale, la repressione dell’aborto, della droga, della bestemmia; la soppressione del comunismo e della massoneria; il divieto di ricoprire incarichi pubblici per i sacerdoti sanzionati da Roma; perfino nelle costruzioni dei nuovi edifici negli anni ’30 era sempre annessa, per volontà del Governo, una piccola edicola sacra, come si vede bene a Roma nei quartieri fatti in quegli anni; la reintroduzione dei cappellani nelle caserme, negli ospedali e nelle carceri; la creazione mai troppo lodata dello Stato Città del Vaticano, con privilegi e diritti riconosciuti grazie all’Italia a livello internazionale; le leggi in favore della morale, con le case chiuse per allontanare il vizio dalla pubblica via, la censura della pornografia e della pederastia; l’incoraggiamento al ruolo tradizionale della donna nella famiglia, con il riconoscimento dell’uomo come capo-famiglia, e con l’aiuto e il sostegno alla famiglia numerosa...
L’Italia, insomma, uscì dalla tremenda guerra 1939-1945 con la schiena rotta, e con devastazioni immani di città e paesi, ma con un fondo di moralità e cristianità, assai più alto che qualunque Nazione europea. Lo si vide nell’acme raggiunto sotto Pio XII, per esempio nel momento magico della proclamazione del dogma dell’Assunta (1° novembre 1950). Finita la guerra però, le leggi cambiarono rapidamente. Il comunismo fu reintrodotto e così la massoneria e il protestantesimo. In pochi anni (1945-1965), la cultura cattolica e nazionale, così radicata e da poco recuperata, fu intaccata, fino all’esplosione del ’68. Anche l’interpretazione del Concilio e le sue applicazioni, favorirono una discontinuità culturale. La laicità (come visione del mondo senza Dio) conquistò i laici e il semi-modernismo (o semi-cattolicesimo) conquistò i cattolici. Solo oggi, a mezzo secolo dalla svolta conciliare e a 70 anni dalla guerra, ne vediamo tutti i tragici effetti.
3) Il numero insuperabile di santi e di sante del nostro Paese e la loro valenza storica. I santi italiani sono innumerevoli e sono santi di enorme valenza pubblica e simbolica. Un solo san Francesco e migliaia di suoi seguaci hanno prodotto una quantità di opere di bene, anche concretissime, che è difficile per i nemici di Dio, cancellare in toto. Ogni città italiana ha vari santi e quasi ogni paese ha un santo di riferimento. E anche oggi costituiscono un esempio e una radice che gli anticristi non riescono a estirpare pienamente.
4) Un certo mantenimento delle devozioni tradizionali nel post-Concilio ha salvato la fede di milioni di famiglie italiane. Dopo il Concilio, per un mix di ragioni storico-teologico-politiche, le devozioni antiche (processioni, rituali, feste patronali, Rosari, mese di maggio, litanie pubbliche, scapolari, ecc.) furono soppresse, malviste, a volte abolite dall’alto, cioè dai pastori. Ma in Italia meno che altrove, specie nel Sud e in certe zone del Nord (tipo il Triveneto e il Trentino). Queste pratiche assieme alla santa presenza dei Santuari italiani (Loreto e gli oltre 1.000 Santuari mariani, San Giovanni Rotondo, le Basiliche Romane maggiori e minori, ecc.) hanno salvato la fede, almeno minimale, di masse di compatrioti.
5) La nascita e lo sviluppo di realtà cattoliche nell’Italia del post-Concilio è stata notevole. Un ultimo elemento spiega il mantenimento della fede popolare in Italia. Dopo il Concilio molti gruppi e realtà cattoliche di buono spirito hanno sanato il sanabile fondando opere importanti dedite alla ripresa e alla riconquista degli spazi.

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