Sebbene il quadro politico attuale si presenti da tutte le parti alquanto deludente, i cristiani – in attesa di una nuova generazione di politici cattolici – devono mirare alla difesa dei principi non negoziabili: un ulteriore cedimento in tal senso potrebbe essere fatale per la tenuta morale e sociale del Paese.
Sono tempi di crisi economica profonda, questi che stiamo vivendo ormai da qualche anno e che, stando alle previsioni degli esperti e degli analisti del settore finanziario, continueranno ancora a lungo, oltretutto con il pericolo concreto di avvio di una recessione che potrebbe provocare un disastro planetario... già sin d’ora si parla, a proposito del momento congiunturale negativo in atto, di crisi economica globale: l’Europa è in pesante affanno (a causa di una politica basata sull’assenza di valori etici e dal suicidio della propria identità) e lo stesso dicasi dell’America le cui difficoltà economiche condizionano tutto il mondo; e che dire del Giappone, ridotto sul lastrico dopo il disastro atomico dovuto allo tsunami dei mesi scorsi?
Venendo alla disamina del quadro economico/sociale di casa nostra, verrebbe da mettersi le mani nei capelli: l’Italia ridotta ad un colabrodo a causa della gestione scandalosa dei nostri “onorevoli” politici che, di anno in anno, hanno prosciugato avidamente le ricchezze del Belpaese, scaricando i problemi e le difficoltà conseguenti sempre sui cittadini, considerati una sorta di popolo bue e credulone.
Quante le promesse elettorali sbandierate a destra e a sinistra e poi puntualmente disattese, in barba agli italiani e al principio del bene comune! «Serve una nuova generazione di politici cattolici» è l’accorato richiamo del Vaticano. In effetti, come potrebbe essere altrimenti?
L’Italia è caratterizzata: da una parte da una sinistra mossa dall’invidia e da un odio viscerale verso l’avversario, dedita solo alla denuncia e alla critica preconcetta alla ricerca di facili consensi: le sue finalità politiche sono quelle di dirigere l’Italia nella direzione opposta a quella della morale naturale e dei principi non negoziabili indicati dal Papa; dall’altra parte troviamo una destra che si è accontentata di impedire al peggio di andare al Governo, ma che non ha prodotto nessuna legge che abbia ridato slancio e speranza ad un Paese in ginocchio e bisognoso di ossigeno.
Rimane il cosiddetto centro, o terzo polo che dir si voglia, che un giorno va a braccetto con esponenti della destra e un giorno con quelli di sinistra, in chiaro contrasto, come detto, con i principi non negoziabili... Per carità!...
Del resto proprio i politici che si definiscono cattolici sono stati severamente bocciati dalle gerarchie ecclesiali: come non ricordare il monito di mons. Crepaldi, secondo cui una nuova generazione di politici cattolici «è difficile che si realizzi» se i cattolici continueranno a conformarsi «al mondo e ai suoi venti di opinione» invece che ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa. I cattolici laici sono spesso afoni. Non riescono a trovare punti significativi di raccordo e di incisività. Soprattutto non c’è un luogo unitario in cui stabilire le priorità e i criteri. Si finisce per fare l’enciclopedia dei problemi e per porre tutto sullo stesso piano [...]. La conseguenza è che i cattolici impegnati sono spesso vittime delle ideologie e pensano di esprimere una posizione cattolica quando invece si adeguano al mondo e ai suoi venti di opinione.
Mentre si prepara il futuro, però, non si può essere qualunquisti: si dovrebbe stare dalla parte che garantisce la tenuta dei principi non negoziabili. Se si creerà qualcosa di nuovo, non potrà essere confuso sul tema dei valori di riferimento, non potrà rieditare un moderatismo neocorporativo che accontenta tutti, non potrà nascere sulle ambiguità, e dovrà essere coerente con i princìpi non negoziabili. Vi sono poi le emergenze sociali: un ulteriore scivolamento sul terreno dell’uso degli embrioni umani, del suicidio assistito, del divorzio breve, del riconoscimento delle coppie omosessuali sarebbe disastroso per la tenuta morale e anche sociale complessiva della nostra Nazione. Non mi sembra che questa emergenza sia molto presente nella consapevolezza dei cattolici, tanto solleciti invece per problemi meno urgenti.
Insomma, viene alla mente il noto film di Troisi e Benigni: Non ci resta che piangere. Oggi, infatti, la crisi economica trae origine da una crisi ancora più grande, che la congloba. L’Umanità è disorientata, perché vittima di personaggi (sia a livello nazionale che internazionale) tracotanti e pieni di sé che si ritengono gli artefici della sua sorte in un contesto materialista e pagano e, gloriandosene, acuiscono le tendenze alle passioni e al male, utilizzando il sistema mass-mediatico, la moda, l’arte, la politica e la scuola. Con simili strumenti essi corrompono e pervertono e, fingendo solidarietà, diffondono adulterio, aborto, divorzio, omosessualità e manipolazioni genetiche, facendo leva sulla loro forza prevaricatrice.
Si registra una costante e manifesta avversione alla Chiesa, rea di impicciarsi di tematiche che non le dovrebbero competere così come non dovrebbe addentrarsi in campi, come quello politico/sociale, che non si reputano di sua competenza. La realtà è che non si tollera l’operato della Chiesa nella radicalizzazione dei princìpi divini nel profondo di ogni essere, nonostante gli sforzi compiuti per estirparli.
Talk-show televisivi, stampa atea, volti celebri e meno celebri, tutti tesi a gettare fango sul Papa e sul Magistero nel tentativo di soffocare la spiritualità ed esaltare la materialità. Tutti prodighi a soffocare le coscienze, tutti proni alla logica del profitto e dell’interesse personalistico, tutti impegnati a sovvertire il bene con il male (dove il male, diceva papa Paolo VI, non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa).
Ma la differenza tra il bene e il male, come sottolineato da Pia Mancini (sul sito www.salpan.org), scaturisce dall’idea divina impressa in ciascuno, da cui dovrebbero parimenti scaturire i precetti posti a fondamento della società. Quando, al contrario, le leggi umane prescrivono o permettono ciò che vìola la vera vocazione dell’essere, quando si cerca d’impedire alla collettività il perseguimento dello scopo reale della vita, obbligandola ad accettarne altri, si blocca la crescita spirituale e le si vieta di praticare il Bene, secondo l’unica Verità che ci è dato di riconoscere.
Esistono, infatti, princìpi etici oggettivi che non basta comprendere, ma è necessario applicare; nel momento in cui la volontà li rifiuta, si ha il male, a causa del cattivo uso del libero arbitrio che genera azioni contrarie a Dio e ai suoi figli, nuocendo e peccando di superba ribellione.
È questo il cuore della crisi e di tutti i problemi conseguenti, siano essi economici, finanziari, ecc.: la superba ribellione dell’uomo a Dio: “Si vive meglio se Dio non c’è!”. Questa, sostiene il card. Caffara, è la sfida dell’uomo contemporaneo... Dalla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso per la loro ribellione e superbia, dopo tutti i secoli con i quali la storia si è dispiegata fino ai giorni nostri, l’uomo è ritornato al punto di partenza; verrebbe da dire: quanto tempo sprecato e passato invano!
L’uomo odierno, come allora Adamo ed Eva, è ancora alle prese con la sua superbia e con la tentazione “vivo meglio senza Dio”... quel Dio che intervenne per cacciare i Progenitori sulla terra, con tutte le conseguenze che ne sono scaturite (malattia, dolore, vecchiaia, morte).
Anche oggi, quindi, c’è da aspettarsi un intervento dall’Alto, che ristabilisca l’ordine delle cose: e la sensazione, come all’inizio dei tempi, è che non sarà per nulla piacevole... Che il Signore abbia misericordia di noi!