MODELLI DI VITA
A proposito di governanti: il re Baldovino
dal Numero 5 del 3 febbraio 2013
di Paolo Risso

Passato alla storia per l’eroico “no” che oppose a chi voleva firmasse la legge sull’aborto in Belgio, sarebbe stato disposto anche a rinunciare al trono per impedire una simile disgrazia. La vita di re Baldovino: un susseguirsi di scelte ed esempi edificanti, alla sequela di Cristo.

    «Abbiamo perso un padre!». Così hanno dichiarano i belgi quando improvvisamente, il 31 luglio 1993, si è spento nella sua villa di Motril in Spagna. I suoi funerali a Bruxelles il 7 agosto successivo sono stati una celebrazione di gloria e di speranza, davanti ai potenti e agli umili della terra. Il card. Danneels, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, all’omelia ha detto: «Verrà il giorno in cui il mistero di re Baldovino sarà svelato. Allora il mondo intero si porterà la mano alla bocca per lo stupore. Il Re non ha mai nascosto la sua Fede».

Una vita, uno stile

    Baldovino di Sassonia-Coburgo nasce il 7 settembre 1930 nel castello di Stuyvenberg. A 5 anni perde la mamma, la giovane gentile regina Astrid, in un incidente stradale. La sua vita già inizia con il dolore. Qualche tempo dopo, il piccolo bisognoso di affetto, dopo essere stato vestito e profumato con ogni cura dalla sua istitutrice, “juffrouw (signorina) Marguerite De Jong”, l’abbraccia e le dice: «Tu e io dobbiamo volerci molto bene!».
    Il principino compie presto un grande meraviglioso incontro: Gesù! Dal giorno della sua Prima Comunione, l’8 novembre 1938, Gesù sarà il più grande Amore della sua vita e a Lui egli dirà un “sì” dopo l’altro, intendendo da subito la sua esistenza come “un cenacolo eucaristico”. Entra tra gli scouts e fa amicizia con ragazzi di tutti i ceti, senza alcuna distinzione. Legge e medita il Vangelo e cresce nella conoscenza di Cristo e nell’amore a Lui. Ai sacerdoti che lo amano, domanda spesso: «Ma la mia mamma è in Paradiso?». Lui ha una grande nostalgia di rivederla e sa che “di là” ella l’aspetta.
    Il 5 aprile 1943, riceve la Cresima dal card. Van Roey, e lo stesso giorno fa la promessa scout: «Tutto per servire!». Sarà per sempre un meraviglioso miles Christi: la vita come “sì” al dovere, al prossimo, a Dio; questo “sì” sarà la sua regalità più alta, memore che «solo servire a Cristo è regnare».
    Baldovino vive ora nel castello di Ciergnon: studio intenso, guidato da illustri professori, e lunghe camminate nei boschi. Al mattino serve la Santa Messa e riceve la Comunione: Gesù Eucaristico, per essere limpido e puro, tutto offerto a Dio, come Lui e sempre più. Non lontano da Ciergnon, scopre il monastero di Saint-Rémy: rimane affascinato dalla vita di silenzio e di intimità con Gesù che vivono i monaci trappisti: si sente chiamato a diventare uno di loro e della loro vita avrà sempre nostalgia.
    Il Belgio intanto, nel 1940, è stato invaso dai tedeschi. Nel 1944 il principe quattordicenne, con i suoi familiari, subisce la prigionia in mano ai tedeschi a Hirshstein, poi a Stob, fino all’8 maggio 1945, quando è liberato dagli americani. Ancora una volta, pur così giovane, ha detto “sì” al dolore che lui offre a Dio per la sua Patria.
    Ora, rientrato in Belgio, la sua giovinezza si riempie ancora di più di studi severi, di contatti ad alto livello, di viaggi internazionali: suo padre, il re Leopoldo, non molto amato dai belgi, lo prepara alla successione in un momento difficile per la sua Nazione, per l’Europa. Monaco trappista, il principe ventenne? No, non potrà permetterselo, per dire sì a Gesù e alla sua Chiesa che lo vuole al suo posto a guida della sua Nazione, anche se il farlo sarà una croce pesante.
    Dopo l’abdicazione del padre, il 21 luglio 1951, a soli 21 anni, Baldovino sale al trono. A vederlo sembra poco più di uno studente di liceo, ma si merita subito un’immensa fiducia: i belgi, fiamminghi e valloni, si stringono attorno al giovane Re dal volto fine e dolce, dalla vita austera, dal cuore tutto di Dio, più saggio di re Salomone. Il suo regno sarà un lungo “rosario” di sì a Dio e alla Nazione in cui vede solo dei fratelli da amare e servire.
    Gli squarci più belli della sua intimità con Gesù, degni di un mistico, sono riportati nel libro di L. J. Suenens, Une vie qui nous parle: un’anima che è un incanto.

Per Dio e i fratelli

    Uno dei primi gesti dopo la sua intronizzazione è quello di andare di persona a visitare i luoghi più poveri di Bruxelles (“i tuguri”) e delle città del Belgio, cui fa seguire una cascata di aiuti e il richiamo autorevole al governo affinché si provveda con giuste leggi. Nel 1959 il suo “sì” ai fratelli del Congo, quando firma la loro indipendenza. Lo ricorderanno come il “re buono” quando va a far loro visita, e i bambini congolesi si assiepano lungo le vie per stringergli la mano.
    Il “sì” più dolce Baldovino lo offre il giorno delle sue nozze, il 15 dicembre 1960, a Fabiola, nobildonna spagnola degli aragonesi, incontrata a Lourdes per «un intervento della Madonna». Fabiola ne condividerà la fede intensa e lo stile di dedizione e confiderà: «Ho avuto il dono da Dio di vivere vicino a un santo». Quella sera, il Re dichiara: «Amarsi non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione».
    Saranno, Baldovino e Fabiola, modelli di fedeltà e di amore intensissimo nel mondo intero, in primo luogo a certo “mondo” altolocato e putrescente.
      Hanno un solo desiderio: avere dei figli. Ma non è loro dato. Questa sofferenza, invece di chiuderli in se stessi, li apre a una paternità-maternità più che regale verso i figli degli altri, con una predilezione sconfinata verso i bambini più poveri e bisognosi, fino al punto di voler fare da padrino e madrina a diversi di loro. Qualcuno commenta: «La provincia del Belgio più amata è la fanciullezza».
        Politico e statista finissimo, ha un altissimo concetto della sua funzione, un grandissimo senso del dovere, il rispetto per tutti al di sopra delle parti e dei partisti, obiettività di giudizio e capacità di ascolto. Lavora per la promozione dei più umili e per la pace nel mondo, per l’unità della famiglia contro “libero amore”, contro divorzio e aborto, per l’unità della Nazione e dell’Europa, fondata non sui soldi ma sulle comuni radici cristiane, perché anche oggi centro di unità è soltanto Gesù Cristo. I suoi discorsi sono ascoltati. Le scelte da lui proposte appaiono le più sagge, perché hanno l’impronta del Vangelo. Politici non credenti, come il presidente Sandro Pertini, a suo contatto rimangono scossi dentro. Uomini di altre religioni, a contatto con lui, sentono la superiorità e la verità di Gesù.
    Quando cammina per le strade, durante le visite alle città, indugia con la gente più semplice, con i ragazzi e i giovani. Si china verso di loro faccia a faccia, come un fratello, per ascoltarli tutto occhi e orecchi. Registra le confidenze con un sorriso e segnandosi le cose su un taccuino. Si dedica ai piccoli, agli emarginati, ai poveri, agli immigrati, ai malati di Aids. Opera per salvare le prostitute e recuperare i respinti dalla società. Visita, facendo stupire tutti, i malati, i moribondi, le persone in lutto, i carcerati. In ogni uomo vede il volto di Gesù.
    “Sì” e ancora “sì”. Gli piace uscire in auto da solo con la Regina, senza alcuna scorta, “in incognito” a incontrare i più sofferenti e a pregare in luoghi sperduti o in chiese affollate e poi fermarsi a conversare con i sacerdoti e con i fedeli, come capitò una volta ad Assisi e alla Basilica del Miracolo Eucaristico di Siena. Chi lo avvicina, commenta: «Avete notato? Il Re ha sempre lo stesso sguardo trasparente di un bambino!». Come quando cercava l’affetto della “juffrouw Marguerite”!

Sì alla vita

    Fra i tanti “sì” pronunciati da re Baldovino, c’è un “no” che ha percorso il mondo. Il 4 aprile 1990, depone la corona rifiutando di firmare la legge che permette l’aborto in Belgio. Qualche giorno prima, ha trascorso l’intera notte in preghiera nella Santa Casa di Loreto. «L’aborto mai!», aveva detto ai suoi ministri.
    Prima della sua decisione, ha informato Fabiola circa le possibili conseguenze del suo rifiuto di firmare: la rinuncia al trono. Ella accetta di sostenerlo a qualunque costo: «Anche a costo di fare i mendicanti». La sofferenza è resa più acuta perché si ritrova solo: anche chi lo guida spiritualmente lo lascia libero di testimoniare secondo la sua coscienza. Ricordando la sofferenza di questi giorni, scriverà: «Mi sono imbarcato solo, con la mia coscienza e Dio. Se non l’avessi fatto, mi sarei sentito tutta la vita colpevole di aver tradito il Signore».
    Poco gli importa di perdere il trono, ma una legge che permetta di uccidere i più indifesi, non avrà mai – mai! – la sua firma. Al suo primo ministro, W. Martens, che cerca di convincerlo a firmare, Baldovino, mai diventato padre, risponde secco: «Io avrei voluto averlo, un figlio handicappato!». Insomma, un po’ diverso da certi politici di nostra conoscenza!
    Qualche giorno dopo, Baldovino è richiamato al suo posto, ma lui non ha firmato l’aborto, quindi quella legge risulterà sempre ingiusta, perché non approvata dal Re. Nel 1991, quando celebra i suoi 40 anni di regno, tutti i belgi si stringono attorno a lui a dirgli: «Grazie, Sire!».

Il segreto del suo sì

    Lo ha rivelato il card. Danneels ai suoi funerali: «Lo si diceva triste, invece era un uomo di gioia intensa, ardente. Amava Gesù Cristo alla follia e si sentiva amato da Lui. La preghiera, la Messa con la Comunione quotidiana, la lettura del Vangelo, il suo amore alla Madonna invocata ogni giorno con il Rosario, la penitenza: ecco la sorgente che alimentava la sua esistenza».
    Nel suo palazzo di Laeken, aveva la cappella: lì davanti al Tabernacolo passava lunghe ore in preghiera in adorazione a Gesù, spesso in ginocchio come un fratino; per il suo popolo, per i problemi dell’umanità, chiedendo sapienza e coraggio a Gesù di guidare il suo popolo per mezzo di lui. Confidava al card. Danneels: «Non posso stare un giorno senza la Messa e la Comunione». Se andava all’estero, in Paesi non cattolici, portava con sé un sacerdote che ogni mattina celebrasse la Messa: vi partecipava con la fede e l’amore ardente di un innamorato che ha visto il volto del suo Amore.
    Il card. Danneels ha concluso la sua omelia ai funerali: «Grazie, re Baldovino, e prega per noi». Su La libre Belgique (9 agosto 1993, p. 10) un giornalista ha scritto: «Per me, re Baldovino è stato un prolungamento di Gesù. Attraverso di lui, si sentiva la divina Presenza. Una volta ho visto il Re inginocchiato per terra, sul pavimento polveroso della chiesa di Tourinnes-La-Grosse. Non su un cuscino, ma per terra. Era così semplice... oh, sì, un santo!».
    Una vita da re, la sua, e quale re! Ma vita di intimità con Gesù: da Gesù, tutta la sua vita, il suo fascino, l’esercizio della regalità come irradiazione di Lui stesso, come è anche documentato nel testo Baudouin, pagine e foto luminose a raccontare la storia di un sovrano così simile a Gesù, il Re dei re.  

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