Contemplando la Madonna Assunta in Cielo, era vivissimo in san Pio l’anelito al Paradiso, trasmesso anche ai suoi figli spirituali nelle lettere e nella direzione spirituale. Tale mistero deve infervorarci ad amare sempre di più l’Immacolata, definita la “scorciatoia” per arrivare presto al Cielo.
«Ecco finalmente l’ora sospirata è giunta e Maria sente la voce del suo diletto che la chiama lassù: Veni, soror mea, dilecta mea, sponsa mea, veni […]. Allora l’anima beata di Maria, come colomba cui vengono spezzati i lacci, si disciolse dal suo santo corpo e volò nel seno del suo diletto […] gli spiriti celesti spalancano la tomba che l’aveva ricevuta, il divin Figlio le porge la mano, e Maria lo segue maestosa e fulgida come sole nascente. Placidamente s’innalza dalla terra, attraversa le nubi e le sfere celesti, e giunge al limitar del beato soggiorno. Le porte esterne si schiudono, e la madre di Dio vi entra […]. Alla festa degli Angioli si unisce la Triade sacrosanta. Il Padre accoglie in lei la sua prediletta e la invita a prendere parte alla sua potenza» (Ep. IV, Discorsi. Assunzione di Maria Santissima). Con queste ed altre mirabili parole padre Pio descriveva l’evento dell’entrata della Vergine in Cielo in una omelia tenuta probabilmente durante una delle prime Sante Messe da lui celebrate, e precisamente il 15 agosto 1910, in occasione della solennità dell’Assunzione.
La sua anima, innamorata della Madonna, non poteva non nutrire una speciale devozione per questo mistero mariano dell’Assunzione, che è il coronamento di una vita tutta spesa per Dio, il meritato trionfo dell’Alma socia del Redentore. Guardando alla Vergine assunta in Cielo, in padre Pio si accendeva ancor di più quell’anelito alla Patria celeste che in lui era sempre vivo. Nella Vergine, che dopo l’Ascensione di Gesù al Cielo “ardeva continuamente del più vivo desiderio di riunirsi a lui” perché “senza del suo divin Figliuolo, a lei sembrava di trovarsi nel più duro esilio” e gli indirizzava di continuo infocati sospiri e pietosi gemiti perché la richiamasse a sé, padre Pio vedeva Colei che sola poteva comprenderlo in quel suo struggente desiderio del Paradiso, che lo portava ad esclamare: «Oh! quanto è triste per l’anima mia l’esilio» (Ep. II, n. 58). Ma il desiderio della vita eterna, in padre Pio, era anche desiderio di andare finalmente a contemplare in tutto il suo splendore Colei la cui abbacinante bellezza e dolcezza aveva contemplato in tante visioni; per questo quando sentiva i fedeli cantare: «Andrò a vederla un dì, in cielo patria mia, andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor. Al ciel, al ciel, al ciel, andrò vederla un dì», il suo cuore trasaliva di gioia, e l’anima avrebbe lasciato all’istante il duro esilio se solo Dio lo avesse permesso.
Questo desiderio del Cielo, padre Pio lo voleva anche nei suoi figli spirituali e attraverso gli scritti o a viva voce li esortava a pensare e ad aspirare al Cielo. Così scriveva il 13 agosto 1959 ad una figlia spirituale: “Non dimentichiamo mai il cielo, a cui dobbiamo aspirare con tutte le nostre forze. Purtroppo la strada è irta di difficoltà. Ma appoggiandoci a chi può aiutarci e vuole aiutarci, sarà facilitata perché abbiamo chi ci protegge, chi ci assiste, chi ci tenderà la mano, e questa è la Mamma nostra celeste”. In questo cammino, afferma il padre in una lettera a Raffaelina Cerase, Maria è la stella che rischiara il sentiero e mostra la via sicura, è l’àncora a cui stringersi strettamente nel tempo della prova (cf ibidem).
La Madonna assunta in Cielo non è solo la guida ma anche la scorciatoia per arrivare al porto sicuro dell’eterna salute, come ebbe a dire ad una figlia spirituale che gli chiedeva di insegnarle una via per arrivare subito a Dio, per giungere al Cielo: “La scorciatoia – disse il Santo – per arrivare al cielo, figlia mia, è la Madonna!”. La Madonna assunta in Cielo è la Porta del Paradiso, Ella – insegnava padre Pio –, ne è la portinaia e possiede “chiavi” più speciali di san Pietro per far entrare anche chi non ha le carte in regola, anzi se fosse per Lei le porte del Paradiso sarebbero sempre aperte.
A tal proposito, lo stesso padre Pio, con il suo innato senso dell’umorismo, raccontava una storiella molto simpatica. Un giorno il Signore volle fare una passeggiata per il Paradiso. Camminava, camminava, ogni tanto si fermava a scambiare qualche parola con gli abitanti per sapere come si trovavano nel Regno dei Cieli. Ma, gira di qua, gira di là, guarda di qua, guarda di là, il Signore cominciò a vedere certe facce poco raccomandabili e soprattutto non meritevoli di trovarsi lì. Pensando ad una distrazione di san Pietro dovuta alla stanchezza o all’età, lo chiamò a rapporto e lo rimproverò per questa sua mancanza di vigilanza. San Pietro che, accortosi della cosa, aveva già indagato, rispose al Signore che la colpa non era sua ma di sua Madre e spiegò: «Il fatto è che, mentre io chiudo la porta del Paradiso per quelli che, a mio giudizio, non sembrano meritare il regno beato, tua Madre, Maria, la riapre con un’altra chiave segreta e fa entrare tutti, buoni e cattivi, santi e peccatori!». Poi aggiunse: «Ed io con tua Madre non posso nulla!». Gesù allora rispose: «E neppure io. Al cuore non si comanda, figurarsi, poi, al cuore di una Madre tenera e pietosa!». In quel momento, Gesù vide la sua Santissima Madre sorridergli amabilmente, con una luce di paradiso sul viso.
Contemplando la potenza e la gloria di Maria assunta in Cielo, dice padre Pio, noi cattolici dobbiamo esultare di gioia e «infervorarci maggiormente alla devozione ed alla fiducia verso di lei». Teniamoci stretti alla Mamma celeste, come esorta il padre e «abbiamo rivolto il pensiero al cielo, la vera patria nostra, di cui la terrena non è che una smorta immagine» (Ep. I, n. 263).