RISPOSTA AI LETTORI
Benedizioni a coppie irregolari: perché no?
dal Numero 10 del 5 marzo 2024

Carissima Redazione,
veramente viviamo in tempi di terribile confusione e corruzione morale e, a volte, risulta davvero difficile condividere la quotidianità con chi non la pensa come te poiché le discussioni sono all’ordine del giorno. 
Ricorro al vostro aiuto perché possiate fornirmi argomentazioni solide che spieghino perché si possono benedire campi, animali o oggetti, ma non le cosiddette “coppie irregolari”. 
Vi ringrazio.

Come lei ha detto viviamo in tempi difficili e di grande confusione, per questo occorre sempre discernere i buoni dai cattivi maestri, come Gesù stesso ci ha insegnato.


San Paolo, mosso dallo Spirito Santo, ha scritto: «Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal 1,8). Dobbiamo pertanto giudicare ogni cosa in base alla fede che gli Apostoli ci hanno trasmesso. Il Catechismo della Chiesa Cattolica resta in tal senso un punto di riferimento a cui guardare quando siamo in dubbio o abbiamo bisogno di approfondire un argomento o difenderlo da quanti lo attaccano.


Veniamo ora alla domanda specifica che lei ha formulato. 


San Tommaso d’Aquino riprendendo la definizione di san Gregorio Magno dice che «la benedizione di Dio sta a significare il conferimento dei suoi doni e la loro moltiplicazione» (Commento alle Sentenze, libr. 2, dist. 15, 3, 3). Difatti – dice la Genesi –, «Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra» (Gn 1,22). Nella Sacra Scrittura la benedizione è per questo sempre simbolo di abbondanza e agiatezza, ossia pace e ricchezza, che nel linguaggio biblico è soprattutto quella della vita e della fecondità.


La stessa acqua, utilizzata normalmente nelle benedizioni, in quanto oggetto indispensabile per la vita, ben simboleggia, nel venire aspersa, questa effusione di vita, di doni, di grazie.


Nell’Antico Testamento veniva data una grande importanza alla benedizione e alla maledizione dei patriarchi e ci ricorda come la benedizione data da Dio o anche da parte dei ministri di Dio è una parola efficace. 


Nel Nuovo Testamento troviamo Gesù che benedice i bambini, effondendo su di loro salute, protezione e favori divini. Ancora, lo vediamo benedire il pane prima di moltiplicarlo, benedire il pane e il vino nell’Ultima Cena prima di consacrarli nel suo Corpo e nel suo Sangue. E, infine, lo vediamo ascendere al cielo nell’atto di benedire gli Apostoli, perché diventino tra le nazioni quel sale che dà sapore, quel lievito che fa fermentare tutta la pasta, quella luce che illumina il mondo. 


Già prima Gesù aveva inviato i suoi Discepoli comandando loro di portare pace nelle case dove entravano, ossia di benedirle, portando ad esse i suoi favori e la sua protezione. La Chiesa ereditò e moltiplicò queste benedizioni in favore di persone e di cose, come le abitazioni, il sale, l’olio, ecc., nell’intento con ciò di voler conferire ad esse, anche attraverso un segno, il potere di tener lontano gli influssi del maligno e di attuare la benevolenza di Dio. Ma questo potere è legato allo stato di grazia e all’uso che si fa di queste cose secondo il disegno santificante di Dio. Per questo le benedizioni rientrano nei cosiddetti sacramentali. Ciò significa che tali benedizioni non hanno un potere immediato, non sono come i sacramenti, ma il loro effetto dipende dalla grazia e dalla devozione dei soggetti che ne fanno uso.


Di qui si capisce che la benedizione di Dio non potrebbe sortire alcun effetto benefico su coloro che sono mal disposti nell’accogliere la sua Parola: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6). 
L’uomo peccatore può chiedere la benedizione di Dio perché lo aiuti a uscire dalla sua situazione di peccato e possa intraprendere con risoluzione un cammino di vera conversione a Lui, ma certo non potrebbe chiedere a Dio di benedire (dire-bene) del suo peccato e di ciò che è evidentemente in contrasto con la sua Legge, perché ciò contraddirebbe la sua santità, verità, giustizia e anche la sua bontà. Per questo tali benedizioni possono essere date se «non si tratta di cose, luoghi o contingenze che siano in contrasto con la legge o lo spirito del Vangelo» (cf Rituale Romano, n.13).  

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