RISPOSTA AI LETTORI
Dove porta questo ecumenismo?
dal Numero 26 del 30 giugno 2019

Caro Settimanale, sono un giovane inglese, vissuto fin da piccolo in Italia, e vi scrivo per un chiarimento dottrinale in tema di ecumenismo. Se la suprema legge della Chiesa è rimasta quella della salvezza delle anime, sulla scorta di questo principio e della dottrina cattolica insegnata per quasi 2000 anni, viene spontaneo chiedersi se i vari incontri ecumenici oggi così diffusi siano utili a quel fine. E quali siano i frutti di questi incontri, che come Nostro Signore ci ha insegnato ne indicano la bontà o meno. Il frutto che spesso si raccoglie è l’indifferentismo religioso, cioè il ritenere che appartenere ad una religione o ad un’altra sia indifferente, e lo scandalo per chi, soprattutto semplice e in buona fede, rischia di andare in confusione circa il proprio Credo. Ricordo il dolore provato quando anni fa, durante la mia frequenza al ciclo istituzionale di una pontificia facoltà romana, un nostro professore in privato manifestò disappunto ad alcuni di noi studenti a proposito dell’ingresso di quel mezzo milione di fratelli cristiani anglicani nella Chiesa Cattolica. Sembra che eventi come questo segnino la rovina del “dialogo ecumenico”. Ma è possibile che l’ecumenismo sia diventato esso stesso più importante del suo fine che, correggetemi se sbaglio, non può che essere il raggiungimento della piena comunione nella Chiesa Cattolica? [...]. (Louis H.)

Caro Louis, tutto sta nel concetto che si ha di Chiesa Cattolica e di ecumenismo. Se si intende la comunione ecclesiale come una confederazione di Chiese nazionali, la scelta di una parte di chiedere di rientrare nella Una e Cattolica è visto come qualcosa di negativo, perché è di scandalo alle trattative “politiche” con le altre comunioni verso una concordata riunificazione. Questa mentalità, tuttavia, è frutto di una ecclesiologia errata e pertanto ha prodotto un ecumenismo falso. L’unità è una nota propria della Chiesa, e come tale non è mai andata persa, il problema sono invece i fratelli cristiani allontanatisi dalla comunione, magari anche per i peccati e gli scandali dei cattolici.
L’ecumenismo, quindi, rimane una istanza importante che deve stare a cuore ad ogni figlio della Chiesa, al fine che sia levato lo scandalo (questo sì!) della divisione dei fratelli agli occhi dei popoli nel mondo, che potrebbero aderire più facilmente alla Chiesa di Cristo senza di esso. L’ecumenismo è importante purché sia un ecumenismo vero. Un ecumenismo della carità nella verità, e non a prescindere dalla verità perché la verità divide. Non ci si può fermare al dialogo, spesso l’impressione è che negli ultimi decenni il dialogo sia stato assolutizzato, che il dialogo sia diventato il fine dell’ecumenismo, ma questo non può essere, in quanto sarebbe un tradimento del vero ecumenismo ed una grande ingratitudine nei confronti di Cristo che si è offerto al sacrificio della Croce «ut unum sint» (Gv 17,21).
Cosa si vuole che quelle diverse migliaia di fedeli inglesi – di fatto deluse dalle contraddizioni dottrinali e disciplinari presenti in comunità separate dalla Chiesa Cattolica – potessero essere respinte dal Papa – allora Benedetto XVI – in nome di un ecumenismo errato? Ciò sarebbe semplicemente assurdo ed un peccato inaudito nei confronti della vera comunione ecclesiale. Esempi di ecumenismo di ritorno, come questo da te citato, anche se oggi non di moda, dovrebbero invece costituire un’ottima notizia di cui rendere grazie e gloria a Dio.

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