RISPOSTA AI LETTORI
Tra l’Altare e il Calvario...
dal Numero 25 del 23 giugno 2019

Spett.le Settimanale, sono un giovane universitario e studio a Roma, dove frequento da un po’ di tempo una chiesa in cui la Messa mi piace perché è celebrata con molta cura e concentrazione. Ho inteso dire dal sacerdote di questa parrocchia che oggi la Chiesa è in rovina perché si è perso il significato della Messa e non si comprende più che la Messa è il sacrificio di Cristo, mentre invece tra quanto accaduto sul Calvario e quanto si verifica sull’Altare non c’è differenza se non che manca l’aspetto “cruento”. E infatti è la prima volta che rifletto su questo aspetto, avevo sempre associato la Messa più al momento dell’Ultima Cena di Gesù con i discepoli. Il sacerdote, che però è molto anziano, mi ha fatto notare che questo è un “dogma della fede” definito al Concilio di Trento. Dopo alcune ricerche mi sono accorto che è veramente così. Ora però resto pensoso e mi chiedo: come è possibile ciò? Siccome – consigliato sempre dallo stesso sacerdote – da qualche settimana leggo il vostro giornale, ho pensato che forse voi potreste aiutarmi a capire... (Gianfranco M.)

Caro Gianfranco, come indicato dal tuo sacerdote, l’identità tra Calvario e Altare rispetto al Sacrificio è ben espressa dal Concilio di Trento: «Infatti è una sola e medesima vittima, e Colui che ora offre il sacrificio per il ministero dei sacerdoti è Quello Stesso che si offrì allora sulla croce, essendo differente soltanto la maniera di offrire» (Sess. XXII, cap. 2).
Il Sacrificio eucaristico sacramentale, si ripresenta infatti in forma non cruenta, ma vero e reale nella sua sostanza; è lo stesso identico Sacrificio della Croce.
Per comprendere come un tale mistero sia possibile si deve considerare l’identità di Gesù Cristo. Egli è il Verbo Incarnato. Cristo ha compiuto il sacrificio nella sua natura umana, è vero, ma con la forza del suo Io divino, per questo il suo atto redentore ha dimensione perenne. Benché compiuto in un momento concreto della storia, infatti, non è rimasto circoscritto a quel tempo, ma ha assunto valore infinito in quanto sostenuto da una Persona divina. Per questo l’atto di offerta redentiva, compiuto una volta per sempre con la volontà umana di una Persona divina, è perennemente attuale, senza interruzioni e senza ripetizioni, nell’“oggi eterno” dell’essere divino. Il mistero pasquale di Cristo, in cui Egli ha distrutto la morte, infatti, partecipa dell’eternità divina, abbraccia tutti i tempi e in essi è reso presente (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1085). Nel mistero dell’Eucaristia accade precisamente che, alle parole della consacrazione «Questo è il mio Corpo – Questo è il calice del mio Sangue», il Sacrificio di Cristo sul Calvario ritorna presente sull’Altare.

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