MARIA SS.
L’Apparizione alle Tre Fontane della “Vergine della Rivelazione”
dal Numero 28 del 13 luglio 2014
di Roberto Ciccolella

Introduciamo la storia dell’Apparizione con un breve squarcio sulla storia del veggente scelto dalla Madonna: Bruno Cornacchiola. Ci troviamo nella Roma del XX secolo...

Introduzione

In questo nuovo capitolo della grande storia delle Apparizioni mariane moderne scopriremo come la Vergine in questi ultimi tempi si sia fatta presente con la sua grazia salvatrice in quelle nuove periferie esistenziali che ci indica papa Francesco e lo ha fatto proprio quando la società moderna, la società di massa, plasmata dalle sue ideologie di massa e totalitarie, investiva l’Italia con tutta la sua possente spinta disgregatrice.
Un moto che in pochi decenni avrebbe devastato il tessuto popolare e contadino dei Paesi europei – alcuni più, altri meno, da sempre imbevuti di sana cristianità – e che già negli anni ’30 si propagava attraverso le contrade rurali e i quartieri metropolitani della terra di Dante. Con la fine del giogo fascista molti italiani si sarebbero abbeverati all’ammiccante promessa di giustizia “qui ed ora” del comunismo. In questo mondo di palazzoni appiccicati l’uno all’altro, tram sferraglianti, bestemmie in osteria, sezioni di partito affollate ed immagini di Stalin, campagne in procinto di diventare periferia e rapporti umani sfuggevoli e disordinati, viveva Bruno Cornacchiola. E Nostra Signora non avrebbe disdegnato di parlare proprio a lui, un piccolo uomo confuso e perso nel caos del secolo XX.

Il veggente

Bruno Cornacchiola è nato a Roma il 9 maggio 1913, in una famiglia di modeste condizioni. Cresciuto tra mille difficoltà e sprovvisto di un’adeguata formazione umana e culturale, si sposò il 7 marzo 1936 con Iolanda Lo Gatto.
Ecco un suo racconto che chiarisce la sua inquietudine esistenziale in quell’epoca: «Dopo il matrimonio andammo a dormire da mio padre, che abitava in una baracca alla località “Tombe Latine” a Porta Furba. Ci avevano preparato il letto in un piccolo vano ricavato dall’intercapedine di due baracche accostate, quella di mio padre e di mio fratello Mario. Dopo alcune settimane, però mio padre ci scacciò. Lei [sua moglie] tornò da suo padre e io andai a dormire nella sala d’aspetto della Stazione Termini. Al mio ritorno dal servizio militare, mi iscrissi al Partito d’Azione di Ferruccio Parri; e ripresi a partecipare alle riunioni politiche clandestine del Partito Comunista Italiano, 6a zona (Appio), tenute dal capocellula Antonio P. Noi del partito d’Azione lavoravamo insieme ai comunisti perché avevamo gli stessi ideali antifascisti. [...] I capi decisero che dovevo arruolarmi volontario nelle truppe fasciste, apparentemente per combattere a fianco dei falangisti del Generalissimo Francisco Franco contro i bolscevichi, ma in realtà come compagno sabotatore, clandestino. E così feci dal 1936 al 1939, anche come informatore, rischiando molte volte la vita»[1].
Nelle trincee polverose della terra iberica Bruno fa amicizia con un protestante tedesco, tal Otto, che nutriva un odio viscerale verso la Chiesa Cattolica. Il Cornacchiola in quel momento continuava a ritenersi cattolico, ma sotto questa influenza si iniziò a incamminare sulla strada tortuosa del protestantesimo. Si badi bene: ad attrarlo più che la presunta libertà attribuita all’individuo nella sua vita di fede da queste dottrine, sembra essere lo spirito di contrapposizione, il ribellismo contro l’autorità pontificia tanto che Cornacchiola racconta d’aver acquistato a Toledo un pugnale con il quale si era ripromesso di uccidere il papa Pio XI al ritorno dalla guerra. Sul manico di questo vi aveva scritto: “Morte al papa”.
Nel 1939 ritornò a Roma, alla sua modestissima abitazione: un angusto scantinato al quartiere Appio, in via Modica 2. Lavorava come pulitore presso l’azienda tranviaria comunale. Nel 1940 cominciò a frequentare una sala della chiesa Battista in via Urbana. La signora Iolanda era contraria alla scelta del marito ma era assai difficile opporsi ad un uomo che spesso la picchiava. Allora decise di fargli la promessa di seguirlo, chiedendogli in cambio di fare con lei la pratica dei Nove Venerdì del Sacro Cuore, sperando la grazia della conversione del marito[2].
Cornacchiola completò i Nove Venerdì ma continuò a restare nella chiesa Battista. Qui ricevette il Battesimo la Pasqua del 1943 insieme alla moglie e alla sorella Elena. Presso la stessa sala di via Urbana si riuniva anche un gruppo di avventisti con i quali il Cornacchiola passò nel 1945 dopo un rito di ingresso, una sorta di giuramento, fatto l’8 settembre 1945.
Dopo il passaggio Bruno fu nominato quale Direttore della Gioventù Missionaria Avventista per la sua energica personalità e buona volontà. Nel frattempo erano nati altri due figli, Carlo il 20 agosto 1940 e Gianfranco il 27 gennaio 1943 che si aggiunsero alla primogenita, Isola, nata il 30 dicembre 1936. Questi, in breve, l’uomo e i tre bambini che in un pomeriggio della primavera del 1947 furono scelti dal Cielo come testimoni di un evento straordinario...

Brevi considerazioni

Ma prima di andare ai fatti, facciamo alcune considerazioni. Le Apparizioni più note vedono protagonisti pastorelli poverissimi, abitanti di remote zone rurali o montuose, e pensiamo qui a La Salette, Lourdes, Fatima. Oppure appartenenti a ordini religiosi, come santa Caterina Labourè, santa Faustina Kowalska, santa Margherita Maria Alacoque, per citare solo degli esempi.
Gesù e Maria parlano direttamente agli umili, ai piccoli ma anche ai figli diletti che nella vita claustrale si dedicano solo a Loro. In alcuni casi, si pensi a Maximin e Melanie di La Salette, si tratta anche di ignoranti delle verità fondamentali della Fede. Ignoranti di un’ignoranza dovuta più alla mancanza di mezzi che a qualche colpa propria o dei genitori. Quanto vedremo a breve invece coinvolge un giovane uomo che vive nella capitale d’Italia e della Chiesa, e la cui ignoranza religiosa è dovuta soprattutto a una personale volontà contestatrice, che scaturiva dall’adesione al pensiero socialista liberale e radicale del partito d’Azione.
Ecco la periferia esistenziale: Bruno, nell’atmosfera di meticciato culturale della soldataglia si infervora non a favore di qualcosa, ma contro qualcuno. Proprio come tanti giovani e meno giovani di oggi che – figli della decadenza spirituale e culturale dei tempi e animati da uno spirito di giustizia purtroppo deragliato nelle ideologie – si dedicano a insane battaglie che finiscono col distruggere loro stessi. E questa inquietudine la vediamo nel Cornacchiola negli anni successivi, quando farà il passaggio da una setta protestante “tradizionale” come i battisti a una millenarista, appunto quella dei cosiddetti avventisti. È tipico fra i protestanti il saltare da una congregazione all’altra, ma nel nostro caso vogliamo sottolineare come l’anima di Bruno viene sballottata dall’una all’altra menzogna.
Quanto è simile a tanti di noi uomini del 2014, pecore senza pastore, erranti in cerca di un appiglio saldo. Ecco, è in questo contesto umano che la Madonna entra con il suo luminoso amore. Sembra che la Regina abbia preceduto di molti decenni l’attuale impegno missionario della Chiesa verso i luoghi dove più Gesù è abbandonato – abbandonato nei cuori degli uomini – additando già nel 1947 una strada di rinnovamento umano e spirituale.

Continua

[1] http://trefontane.altervista.org/­doc/brunocornacchiola/Biografia-di-Bruno-Cornacchiola.html
[2] Tale pratica devozionale è il risultato di una promessa che il Sacro Cuore di Gesù fece a santa Margherita Maria Alacoque, zelata soprattutto negli ambienti gesuiti dell’Apostolato della Preghiera. Il papa Pio XI aveva particolarmente raccomandato tale devozione riparatrice nell’enciclica Miserentissimus Redemptor del 1928.

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