MARIA SS.
“Carissima Madre”
dal Numero 46 del 24 novembre 2019
di Padre Stefano M. Miotto, FI

Attraverso il contatto frequente con la Vergine Santissima nella preghiera, ogni cristiano può assumere i suoi lineamenti materni e diventare per gli altri una “carissima madre”. Così è stato di san Francesco d’Assisi, che ha fatto della devozione mariana la sua “scala bianca” per ascendere fino al Cielo.

In questa nuova meditazione parliamo dell’aspetto più bello e profondo della devozione mariana in san Francesco. Si sa che si diventa ciò che si ama. L’amore porta alla imitazione della persona amata fino a giungere alla trasformazione in lei, all’identificazione in lei. Questo valse in modo particolare per san Francesco d’Assisi, il quale, non solo si trasformò in una copia vivente di Gesù Crocifisso, ma divenne come la Madonna: anima orante e madre spirituale feconda di figli.
Le Fonti Francescane riportano due bellissime definizioni di san Francesco che riassumono magnificamente il nostro discorso. La prima è quella di “uomo trasformato in preghiera”, la seconda è quella di “carissima madre”. Furono proprio la preghiera incessante e la sua “maternità” a trasformare san Francesco in Maria e ad essere dei chiari segni della presenza mariana nella sua anima.
Prima di tutto san Francesco pregava incessantemente. Il beato Tommaso da Celano ci dice: «Meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le sue opere» (Fonti Francescane, n. 467). Questa frase richiama subito al passo del Vangelo di Luca: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Il cuore di san Francesco era proprio come quello della Vergine orante, in costante preghiera.
Il suo biografo afferma che san Francesco «non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente» (n. 682). La preghiera si deve estendere a macchia d’olio, fino a prendere tutto il nostro cuore e tutta la nostra vita. La preghiera ci rende sempre più simili all’Immacolata, fino a trasformarci in Lei, in modo tale che non siamo più noi a pregare, ma è Lei che prega in noi. È questo il culmine della preghiera, la sua fase mistica, come vedremo nelle successive meditazioni. San Francesco giunse a questa vetta e si trasformò in “preghiera vivente”, ovvero nella Vergine orante.
Chi potrà mai dire cosa sperimentava san Francesco nelle notti da lui trascorse in preghiera? Il beato Tommaso da Celano testimonia che il nostro Santo ricercava il silenzio delle selve e dei luoghi solitari per immergersi ancora di più nella preghiera. Era inondato di dolcezza e si ritrovava già nella perfettissima patria del Regno dei cieli. Il Poverello d’Assisi era subito pronto a cogliere le visite dello Spirito Santo che lo invitava all’orazione, allora egli si appartava e, anche se in viaggio, lasciava che gli altri andassero avanti, per non ricevere invano la grazia.
Tra le preghiere che sgorgavano dal suo cuore non potevano mancare quelle rivolte alla Madonna. Egli «circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù», in suo onore «cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere» (n. 786).
La “marianizzazione” di san Francesco si realizzò attraverso la preghiera continua, con il meditare assiduamente le parole del Salvatore. San Francesco vede nell’atteggiamento meditativo del Cuore di Maria un modello per la preghiera dei frati. 
Sull’esempio di san Francesco, amiamo anche noi la preghiera come la cosa più preziosa. Sarà la preghiera a innalzarci sempre di più, a renderci sempre più simili all’Immacolata. In modo particolare sarà la preghiera del Rosario che ci permetterà di fissare il nostro sguardo interiore su Gesù, con gli occhi di Maria. Sarà il Rosario che ci consentirà di fare nostro l’atteggiamento meditativo del suo Cuore materno, a tal punto che, come san Francesco, non riusciremo a pensare ad altro che a Gesù. Sarà con il Rosario, infine, che noi faremo entrare sempre di più l’Immacolata nella nostra vita, in modo tale che non saremo più noi a pregare, ma sarà Lei a pregare in noi.
La preghiera rese san Francesco sempre più “mariano” e la Madonna trasmise al cuore del suo fedele Servo la dolcezza del suo amore materno. Egli divenne sempre più premuroso nei riguardi dei fratelli e di tutti quelli che incontrava, al punto che i suoi non lo chiamavano più «frate Francesco» ma «carissima Madre» (n. 721). Era proprio la presenza di Maria a rendere il cuore di san Francesco grande come quello di una madre.
Anche i discepoli di san Francesco dovevano essere madre l’uno per l’altro. Il Santo d’Assisi, volendo descrivere l’amore fraterno che deve animare i frati, pone l’amore materno come esempio da superare, come risulta evidente dalla Regola da lui scritta: «...se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?».
Trasformarsi in Maria significa diventare sempre più “materni” e questo, nell’apostolato, significa diventare sempre più fecondi per il bene di molte anime. In breve tempo san Francesco, infatti, riuscì a radunare attorno a sé migliaia di giovani aspiranti alla vita di perfezione e, con la sua predicazione, riuscì a ridare un volto cristiano alle città e paesi della nostra terra.
Davvero la Vergine Maria operava delle meraviglie servendosi del suo umile “cavaliere” Francesco d’Assisi.

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