MARIA SS.
Christotokos o Theotokos? Contro Nestorio
dal Numero 4 del 27 gennaio 2019
di Padre Luca M. Genovese, FI

È ancora una volta la Vergine benedetta, nello splendore della sua divina Maternità, a debellare una sottile insidia teologica che a detta del grande sant’Agostino «avrebbe privato l’uomo del bene incommensurabile della salvezza».

L’eresia nestoriana, al pari di quella ariana, fu molto influente nella Chiesa anche a causa del suo principale diffusore, il vescovo patriarca di Costantinopoli, il famoso Nestorio, molto stimato e seguito in Oriente. Ancora oggi alcune Chiese cristiane si rifanno alla sua dottrina e prendono il nome di “Nestoriane”.
Chi era Nestorio? Un grande personaggio, sicuramente non alieno da meriti per la lotta contro altre eresie e per questo designato, sotto pressione dell’imperatore Teodosio II, come vescovo del principale centro orientale cristiano, la città di Costantinopoli, sede dell’Impero, voluta da Costantino da cui prese il nome. Nestorio era nato ad Efeso in Asia Minore e aveva avuto una profonda formazione teologica nella scuola di Antiochia dove si era formato pure il grande suo predecessore nella sede di Costantinopoli san Giovanni Crisostomo.
Nestorio, però, nella cristologia seguì più i dettami della sua ragione che della rivelazione e non riuscì ad ammettere in alcun modo che Maria Santissima fosse Madre di Dio. Non poteva una creatura generare il Creatore, a rigor di logica è così, per cui ammise la divinità di Cristo ma come un’altra persona, separata totalmente dalla persona umana del figlio di Maria. Così Maria cessava di essere Madre di Dio ma lo era solo della persona umana di Cristo. Per lui era la Christotokos e non la Theotokos.
Dio non può soffrire, per cui non può essere sacrificato sulla croce. A soffrire è solo l’uomo Gesù, il figlio di Maria.
Il sacerdote Proclo, che diventerà a sua volta vescovo di Costantinopoli al posto di Nestorio, fu chiamato da Nestorio per spiegare questa verità durante la festa dell’Annunciazione della Vergine del 429. Nella Basilica di Santa Sofia, sede del Patriarca, il predicatore tenne la seguente omelia alla presenza del vescovo Nestorio: «Dire che Gesù Cristo è un puro uomo, è essere ebreo; dire che egli è solo Dio e non uomo insieme, è essere manicheo; insegnare che Cristo ed il Verbo divino sono due persone, è essere separati da Dio» (Lab. Concil. Ephes. p. II).
Nestorio, al sentire che veniva confutato pubblicamente da un suo sacerdote, si alzò e proclamò che era scomunicato chi credeva che Maria fosse Madre di Dio. A quel punto però ci fu una sollevazione popolare in chiesa, perché già da tempo Maria veniva chiamata con quell’appellativo tra il popolo, grazie anche alla dottrina sulla Maternità divina già diffusa in Egitto ad opera di Origene e sant’Atanasio.
Così, sentendo pronunciare una tale enormità dal proprio Vescovo, tutto il popolo ad una voce emise un alto grido, e fuggì dalla Chiesa ove non tornò più (A. Nicolas).
Giunse anche notizia della dottrina di Nestorio a Roma, presso il papa Celestino che indisse un sinodo romano che riaffermò la dottrina cattolica e cercò di convincere il Patriarca a ritrattare le proprie affermazioni; davanti ad un rifiuto del vescovo Nestorio, il Papa convocò un Concilio Ecumenico, il terzo della Chiesa Cattolica, consenzienti anche l’Imperatore e Nestorio, che si tenne proprio nella città di Nestorio, cioè ad Efeso. Furono convocati 120 vescovi provenienti da tutto l’orbe cattolico e nel giugno del 431 si dette inizio ai lavori.
Nestorio ed il suo pensiero furono condannati. Prevalse la linea di papa Celestino che aveva trovato nel vescovo di Alessandria, san Cirillo, un formidabile sostenitore della Theotokos. I suoi “anatematismi”, o scomuniche contro Nestorio, divennero parte degli atti ufficiali del Concilio per ribadire con forza la dottrina della Theotokos e l’unità nell’unica Persona divina di Cristo delle due nature (umana e divina) come era stato già affermato al Concilio di Nicea (325).
Nestorio fu subito deposto dalla carica di Vescovo di Costantinopoli ed al suo posto fu insediato san Proclo.
Nestorio sembrò in un primo tempo vinto dalle decisioni del Concilio, quando i suoi discepoli, guidati dal vescovo Giovanni di Antiochia, sottoscrissero il cosiddetto Atto di unione del 433, ma Nestorio non volle mai sottomettersi e anzi difese fino alla morte la posizione assunta nel Concilio di Efeso in un’opera recentemente tornata alla luce: il Liber Heraclidis.
I fedeli a Nestorio fondarono una loro Chiesa che esiste fino ad oggi nelle regioni del Medio Oriente e dell’India.
Ma il nestorianesimo, come eresia, costituisce un grave pericolo per la Fede e quindi per la salvezza? A questo riguardo si esprime così sant’Agostino che era stato invitato al Concilio di Efeso ma morì poco prima che iniziasse: «I Nestoriani derivano da Nestorio, un vescovo che, in contrasto con la Fede cattolica, osò sentenziare che Cristo Signore, nostro Dio, era soltanto un uomo e, quanto a l’essere Egli mediatore fra Dio e gli uomini, non fu così concepito nel grembo della Vergine Maria ad opera dello Spirito Santo, ma Dio si unì all’uomo in un secondo momento. Diceva ancora che a patire ed essere sepolto non fu l’Uomo-Dio. Era questo un attacco teso a vanificare tutta l’opera della nostra salvezza, per la quale il Verbo di Dio si è degnato di prendere la natura umana nel grembo della Vergine in modo che unica fosse la persona di Dio e dell’uomo. A questo scopo Egli nacque in maniera unica e mirabile, e parimenti accettò la morte per i nostri peccati, scontando il debito di cose che Egli non aveva rubate; risorgendo poi dai morti Egli, Uomo-Dio, salì al Cielo» (De Haeresibus, App. II).
È chiara la pericolosità di quest’eresia secondo sant’Agostino: se l’uomo Gesù non è risorto è vano credere nella Risurrezione perché tanto gli uomini continuano a non risorgere poiché Cristo in realtà non ha unito la natura divina a quella umana e l’uomo rimane nei propri peccati senza possibilità di redenzione. Una dottrina simile fu, secoli più tardi, quella di Lutero che disse che il Battesimo non rimette il peccato, solo lo copre e che Dio ammette in Paradiso per la sua misericordia anche i peccatori ai quali il peccato non è stato rimesso ma solo coperto dalla misericordia divina.
Nella dottrina nestoriana non viene assolutamente considerata la Madre del Signore (Lc 1,43), la sua perpetua verginità, la sua maternità straordinaria avvenuta non da uomo («non conosco uomo», Lc 1,34) ma per opera dello Spirito Santo («Lo Spirito Santo scenderà su di te», Lc 1,35). Anche in questo caso è proprio la Vergine che, con la sua vita e ciò che sappiamo di Lei dai Vangeli, smonta tutta la costruzione fantastica nestoriana delle due persone, una umana e una divina, presenti secondo lui in Cristo e mai unite. Se la concezione infatti è avvenuta per mezzo dello Spirito Santo, l’uomo che nasce, pur essendo vero uomo perché nato dalla Vergine, è in realtà Dio perché generato da Dio, Dio da Dio, come testimoniavano i Concili precedenti (Nicea 325; Costantinopoli 381) che pure Nestorio accettava.
Ancora una volta la Vergine, proclamata solennemente Madre di Dio, per la gioia e la soddisfazione di tutto il popolo cristiano che seguì il Concilio di Efeso, sconfisse questa sottile quanto temibile eresia che, come dice sant’Agostino, avrebbe privato l’uomo del bene incommensurabile della salvezza donataci da Cristo per la mediazione unica ed eccezionale della sua Madre benedetta.

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