MARIA SS.
Vetta luminosa nelle tenebre
dal Numero 46 del 2 dicembre 2018
di Fra’ Candido Nepote

All’umanità avvolta nell’ombra del peccato, Dio ha dato una Madre senza peccato. Al mondo ottenebrato dall’impurità, Dio ha mostrato il volto della Vergine Purissima, indicando al mondo perduto dietro ai falsi ideali della bellezza, l’intramontabile bellezza di grazia dell’Immacolata.

Correva l’anno 750 dalla fondazione di Roma, una ragazza quindicenne saliva le montagne di Ebron nel sud della Giudea. Si chiamava Maria e veniva da Nazareth. Portava nel grembo l’inizio di una Vita, e quale Vita, il Figlio di Dio fatto uomo. Si portava a servire la cugina Elisabetta, già matura negli anni, che pur lei aspettava un figlio, ormai inatteso. Elisabetta, vedendola, esclamò: «A che cosa devo che la Madre del mio Signore venga a me?». Maria rispose, lanciando una profezia: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,38-56). Da dove tanta pretesa, da apparire impossibile, folle? Chi era costei se non un’ignota figlia del popolo d’Israele, il più depresso, allora, dei popoli della terra?
Tutto vero, ma – scrive il Manzoni nostro, ne Il Nome di Maria – «Noi serbati all’amor, nati alla scuola delle celesti cose», sappiamo che a quella voce «obbediente l’avvenir rispose». Da duemila anni è Maria di Nazareth la donna più glorificata dall’arte, dalla fede, dalla preghiera, dal culto che le si deve subito dopo che a Dio.
Dai dipinti delle oscure catacombe alle guglie del duomo di Milano, da Dante al Manzoni, dalle dolci immagini di Giotto e dell’Angelico ai quadri di Raffaello, dallo Stabat Mater di Jacopone musicato dal Pergolesi, infinite sarebbero le citazioni di grandezza; l’arte, le lettere, la musica salutano Maria. Lo stesso Heine la chiama «il più bel fiore della poesia». Byron si commuove al tramonto quando nella pineta di Ravenna sente la campana della chiesa vicina. Carducci, l’anticlericale e forse massone, annota ne La chiesa di Polenta che «quando su l’aure corre / l’umile saluto, i piccoli mortali / scovrono il capo, curvano la fronte / Dante e Aroldo».
Mentre la Chiesa ricorda le vittorie di Lepanto (1571) e di Vienna (1683), dovute alla Madonna, e ogni sua vittoria contro le eresie, le tenebre di ogni risma, ogni credente può e deve imitare Cristoforo Colombo che muovendo alla scoperta del “nuovo mondo”, chiamava la più grande delle sue caravelle con il nome di “Santa Maria”. Sì, noi consacriamo a Lei, ogni giorno, la “nave” della nostra vita, affinché possa facilmente raggiungere la meta eterna.


Prima Dio!

Una delle parole più splendenti di luce, del compianto cardinal Carlo Caffarra (1938-2017) già arcivescovo di Bologna, difensore della santità del Matrimonio, della vita nascente e dell’Eucaristia, fu pronunciata poco prima di morire: «È di urgenza drammatica che la Chiesa ponga fine al silenzio circa il soprannaturale». Ed è proprio “il soprannaturale”, l’unione intima, reale, ontologica con Dio, che ci spiega tutto nella Fede e nella vita cristiana cattolica, in primo luogo Maria Santissima.
Maria, come ci è presentata dalla Scrittura e dalla Tradizione, è Colei che più di tutti, in modo singolare e straordinario, è unita a Dio, mediante il Figlio suo Gesù. Ella è l’Immacolata: in Lei è esclusa ogni colpa, anche quella originale, in cui ogni uomo nasce come figlio di Adamo e mai l’anima di Maria è stata priva della grazia e dell’unione con Dio.
Ella è la Vergine, cioè la donna tutta di Dio solo, che non conosce altro amore che l’amore che la unisce totalmente a Dio. Ella è la Madre di Dio fatto uomo – chi può essere più di Dio che sua Madre? – e nel Figlio suo incarnato unisce al Padre tutti gli uomini che lo accolgono. Corredentrice nostra, Ella è unita a tutti i Misteri di Gesù, in primo luogo alla sua immolazione sulla croce. Ella è l’Assunta anche con il suo corpo, Colei che ha raggiunto in modo definitivo l’unione somma con Dio.
Dio e il Figlio suo Gesù Cristo – e lo Spirito Santo che dall’uno e dall’altro procede – è il Primo, anzi, l’Unico e l’Assoluto in Maria.
Ma oggi è sull’Immacolata Concezione di Maria che vogliamo indugiare. C’è una pagina luminosa di monsignor Francesco Olgiati nel suo Sillabario del Cristianesimo (Edizioni Vita e Pensiero, Milano 1962, pp. 169ss) che la illustra, da par suo: «Molti confondono il dogma dell’Immacolata Concezione con l’altro della Verginità. Non sanno che, mentre tutti i figli di Adamo nascono con il peccato originale, Maria Santissima, sola fra tutte le creature, fu concepita nella grazia santificante e senza la colpa d’origine.
Era conveniente di fronte al demonio che Colei, la quale doveva schiacciargli la testa (Gen 3,15), non fosse mai stata sotto il suo dominio, ma che sempre fosse regnata tra lui e questa Donna “inimicizia” assoluta e piena. Era giusto di fronte a Gesù, al Redentore, al purissimo Uomo-Dio, portatore di grazia al mondo, che la Madre sua non fosse mai stata profanata dal peccato. Era significativo ed esemplare per noi, che l’ondata di fango, che tutti travolge, rispettasse Maria, la Madre nostra, più fulgida di una stella, nella sua illibata purezza, come programma, modello, monito».
Ricordo l’eclissi totale di sole, avvenuta, almeno nel Nord-Italia, il 15 febbraio 1961. Nessuno seppe sottrarsi a un brivido di terrore in quella fitta oscurità calata alle 9 del mattino, mentre il sole era già alto. Al mio paese, nel profondo Piemonte, il buio durò quasi due ore, ma dopo qualche momento di buio, alzando lo sguardo sul Monviso, all’orizzonte, vedemmo la sua vetta che, prima di tutti, riprendeva a essere indorata dal sole. Notte in pianura, sulle colline del Monferrato... ma luce sulla vetta.
Ebbene, quella vetta rimasta di fatto luminosa, disse allora un ottimo sacerdote, faceva pensare a Maria. Mentre si agita e intristisce la terra, Maria è sicura con la Luce di cui la investe il Cristo, Sole che non si eclissa. Mentre nella pianura è notte, il Sole brilla sul monte: sulla vetta che è Maria, nell’umanità ottenebrata, il Sole di Cristo non è mai stato oscurato dal peccato e dalle tenebre. Ecco, l’Immacolata, la Tutta Bella, la Tutta Santa, la Piena di grazia sempre!


In previsione di Cristo

L’Immacolata sarà la “Sempre Vergine Maria” e insieme, per intervento non di uomo, ma dello Spirito Santo, sarà Madre di Dio, dell’Uomo-Dio. Sarà Corredentrice all’opera di salvezza compiuta dal Figlio, sarà assunta in Cielo in anima e corpo, sarà Mediatrice accanto al divino Mediatore Gesù, di tutte le grazie, così che sarà lecito e doveroso riconoscere, con il Montfort: «Gesù è venuto nel mondo per mezzo di Maria, Gesù regnerà nel mondo per mezzo di Maria» (Trattato della vera devozione a Maria, n. 1).
Tutta questa grandezza di Maria dipende da Gesù Cristo e dalla sua grazia divina, che in previsione dei meriti del Redentore e in seguito alla Passione e Morte, in applicazione di essi, furono donati alla Madonna. Così, infine, onorare Maria Santissima equivale a onorare Gesù. Consacrarsi a Lei significa consacrarsi in modo perfetto a Gesù, affinché Lei faccia crescere in noi suo Figlio Gesù, come lo ha aiutato a crescere nella casa di Nazareth. Essere “marianizzati”, per essere “cristificati”. Collaborare con Maria per “cristificare le anime”, il mondo intero, e non aver pace fino a quando ciò sia compiuto, come si esprimeva san Massimiliano M. Kolbe.
Ed è alla sublime e unica, più intima sua unione soprannaturale con Gesù che proviene la efficacia, la potenza, “l’onnipotenza supplice” della sua intercessione presso Dio, davanti al quale Ella è posta “non orans, sed imperas” (non come chi prega, ma come chi comanda). Ciò che faceva esclamare al sommo poeta Dante, nell’«altissimo canto» 33° del Paradiso: «Donna, se’ tanto grande e tanto vali, / che qual vuol grazia e a te non ricorre, / sua disianza vuol volar senz’ali. / La tua benignità non pur soccorre / a chi domanda, ma molte fiate / liberamente al dimandar precorre. / In te misericordia, in te pietate, / in te magnificenza, in te s’aduna / quantunque in creatura è di bontate» (“Donna, sei tanto grande e hai tanto potere, che chiunque voglia la grazia divina e non ricorra a te, nutre un desiderio vano, come chi voglia volare senza ali. La tua bontà non solo viene in aiuto a chi l’invoca, ma molte volte previene spontaneamente la preghiera. In te si raccolgono misericordia, pietà, munificenza, tutto ciò che di buono può esserci in una creatura”).
Il qual canto è diventato preghiera liturgica nel nuovo breviario. Il qual canto, con la Salve Regina, può e deve essere la nostra quotidiana preghiera a Maria.

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