MARIA SS.
L’Immacolata, tempio di Dio Il Tempio di Gerusalemme
dal Numero 31 del 6 agosto 2017
di Carlo Codega

Si rimane smarriti nel constatare come il luogo per eccellenza scelto da Dio per manifestare la sua presenza sia ora privo di qualsiasi segno cristiano. Ma ciò ricorda ai cristiani importanti verità e fa riflettere sulla splendida figura di Maria Santissima, vero “tempio” della Nuova Alleanza.

Interrotta la nostra marcia alla fontana della Vergine a Nazareth, la tentazione di proseguire sulla strada che dalla cittadina della Santa Famiglia conduce a nord, verso Cana di Galilea è prepotente... ma è necessario fermarsi un attimo e – domandando venia per l’infrazione dell’ordine cronologico – riportare i nostri passi in senso opposto, verso la Giudea a Meridione. Il nostro interesse questa volta mira direttamente al centro spirituale della Terra Santa, all’unico luogo in cui – per un vero ebreo – Jahvè aveva fissato la sua dimora in terra: il Tempio di Gerusalemme.

La Spianata del Tempio

Oggi come oggi in realtà la cosiddetta “Spianata del tempio” non solo non è un luogo di culto cristiano ma ai cristiani non è neppure accessibile, soprattutto dopo la situazione di tensione generalizzata instauratasi in Terra Santa con la seconda Intifada.
Come è ben noto l’attuale spianata del Tempio – è un luogo di culto islamico, data la presenza della grande Moschea di Al-Aqsa e della Cupola della Roccia (o Moschea di Omar), ben nota per la sua splendente cupola dorata. Complessa e dispiegata per più millenni è comunque la vicenda storica di questo sito: l’antico tempio di Erode – ultimo dei grandi templi dell’ebraismo dopo quello di Salomone del X secolo a.C. e quello di Zorobabele al ritorno dall’esilio di Babilonia (VI secolo a.C.) – concluso poco prima della nascita di Cristo, venne distrutto nel 70 d.C. dall’esercito romano guidato da Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano. Nella prima metà del II secolo, quando la famosa rivolta israelitica del “Figlio della stella” (Simone Bar Kochba) comportò una recrudescenza dell’oppressione romana, l’imperatore Adriano decise di recidere alla base l’identità di questo piccolo ma riottoso popolo: alla città di Gerusalemme venne dato il nome pagano di Aelia Capitolina e si favorì l’edificazione di un luogo di culto dedicato a Giove capitolino sopra le macerie del Tempio. Il tentativo di Giuliano l’Apostata di ricostruire il Tempio nella seconda metà del IV secolo – come affronto alla profezia di Cristo sulla distruzione di esso – risultò abortito a causa di incredibili manifestazioni soprannaturali che interruppero i lavori e, di lì a poco, la morte dell’imperatore fece definitivamente crollare il suo grandioso progetto anticristiano.
Con la cristianizzazione dell’Impero Romano – soprattutto con Costantino e Teodosio – tutti i templi pagani che avevano deturpato i luoghi di culto cristiani ed ebraici vennero distrutti: con essi anche il tempio di Giove a Gerusalemme che lasciò il posto nel VI secolo a una basilica bizantina, di cui torneremo a parlare. Per il resto la spianata del Tempio rimase libera da altre costruzioni, per la diffidenza dei cristiani – durata diversi secoli – verso questo luogo che aveva ricevuto la maledizione di Nostro Signore. All’arrivo della prima veemente ondata islamica – che portò alla conquista di Gerusalemme nel 630 – questa basilica venne distrutta in gran parte e sulle sue fondamenta costruita la famosa moschea di Al-Aqsa. Verso la fine del medesimo secolo il califfo fece innalzare lì vicino la cosiddetta moschea di Omar allo scopo di commemorare la presunta ascensione al cielo di Maometto, “presunta” non solo per noi ma anche per il Corano, il quale non situa precisamente tale ascensione in Gerusalemme ma più genericamente “agli estremi della terra”.
Il glorioso arrivo delle truppe cristiane al termine della prima crociata (1095-’99) portò all’espulsione completa dei musulmani, che dovettero lasciare anche i loro luoghi di culto: al posto della moschea di Al-Aqsa, Baldovino costruì il palazzo per i re di Gerusalemme – poi ceduto ai Templari che ne fecero il loro monastero – mentre l’altra moschea fu adottata come cappella e santuario. La pietra in essa venerata venne custodita e venerata in quanto la si riteneva la vetta del monte Moria, il luogo del sacrificio di Isacco, sublime prefigurazione dell’immolazione di Cristo. La presenza cristiana – con alterne vicende – cessò con la terza crociata (1189) e con la definitiva conquista musulmana nel 1244: sulle mura dei due edifici in questione le fallaci sure del Corano tornarono a imbrattare la limpida verità delle immagini e delle frasi evangeliche, situazione che perdura fino ad oggi.

Maria Santissima e il Tempio

Se umanamente parlando non si può che rimanere affascinati dai tre millenni di storia che questo recinto racchiude nei suoi angusti confini, il nostro buon senso quasi si ribella di fronte all’idea che da poco meno di dieci secoli esso celebri il trionfo della violenza islamica anziché quello della pace della Croce di Cristo. Di fronte al sanguinario dominio islamico del passato – di cui le moschee sono ancora segno evidente – e alla proterva fallacia del giudaismo – che dimostra il suo sviamento “adorando” le pietre del Muro del Pianto – la nostra fede rimane quasi smarrita dalla totale assenza di segni cristiani in questo luogo che a maggior ragione dovrebbe averne. Eppure proprio lo sguardo di fede ci aiuta a comprendere meglio questa situazione. Nostro Signore infatti nei gesti e nei fatti – pur dimostrando la sua pietà anche nei confronti del Tempio di Gerusalemme – ha rivelato con parole cristalline come il retto culto verso Dio non esigesse più un posto in particolare, un solo luogo sulla terra, bensì come il culto della Nuova Legge realizzasse le parole profetiche di Malachia: «Dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le nazioni e in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si compie l’offerta pura, perché grande è il mio nome fra le nazioni» (Ml 1,11). «Dio è spirito e quelli che l’adorano lo devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,24) – disse il buon Maestro alla Samaritana – e l’adorazione in spirito e verità è possibile in ogni luogo della Terra perché lo spirito non ha limiti e non è circoscritto tra le mura del Tempio di Gerusalemme e – dall’altro canto – l’Eucaristia permette a Cristo, il Dio incarnato, di essere presente in tutti i tabernacoli della Terra in maniera anche più perfetta della presenza di Jahvè nel Tempio di Gerusalemme.
Detto questo dobbiamo ancora comprendere il motivo per cui anche questo sito di pellegrinaggio si offra alla nostra meditazione come luogo mariano. Abbiamo già detto qualche puntata fa come alcune circostanze mettano in collegamento il Tempio con Maria Santissima: la casa di nascita di quest’ultima distava infatti poche centinaia di metri dal Luogo Santo e il padre stesso – san Gioacchino – allevava o quanto meno lavava pecore destinate ai sacrifici, nella famosa piscina probatica. L’ultimo Tempio ebraico poi fu concluso all’incirca negli stessi anni in cui si presume che Maria Santissima venisse alla luce, circa 14-16 anni prima di Cristo.
La Tradizione e la Sacra Scrittura ad ogni modo ci ricordano anche tre eventi particolari che collegano la Madre di Dio con il Tempio: la sua Presentazione, la Presentazione di Gesù Bambino e lo smarrimento del dodicenne Dio-fanciullo nel Tempio. In questi tre eventi possiamo anche comprendere qualcosa di più del legame tra il Tempio dell’Antica Legge e Maria Santissima, vero “tempio” della Nuova Alleanza. Il Tempio e Maria Santissima si pongono in una sorta di continuità, in quanto la Vergine è il nuovo Tempio di Dio, per aver ospitato nel suo grembo la presenza reale e fisica di Gesù – il Dio fatto uomo – così come il Tempio di Gerusalemme era il luogo della presenza di Jahvè tra il popolo eletto. Allo stesso tempo questa continuità non toglie che l’annuncio di Gesù abbia eliminato il culto antico prescritto dall’Antico Testamento – culto che aveva luogo solo nel Tempio di Gerusalemme con i sacrifici di animali e dell’incenso – per instaurare il nuovo. Ciò per due motivi: innanzitutto perché i culti veterotestamentari erano solo una figura imperfetta del vero culto spirituale dovuto a Dio Altissimo, così che l’offerta degli agnelli era solo una figura dell’offerta dell’Agnello immacolato – Gesù stesso – che si compie in ogni Santa Messa. In secondo luogo il culto antico era stato privato del suo vero significato, cioè la fede nel Messia venturo, per essere ridotto dalla classe sacerdotale e dall’élite farisaica in un mero ritualismo formalista privo di significato interiore. In questo secondo aspetto va detto che la figura di Maria Santissima, nei tre episodi di cui andiamo a trattare illumina molto bene il significato del culto nuovo – culto interiore e spirituale innanzitutto – che Cristo è venuto ad insegnarci.

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