Il 1° aprile, eccomi di nuovo da Padre Pio: «Che sei venuto a fare?». «Padre, mi debbo operare e sono venuto a mettermi nelle sue mani».
«Ed io ti metto nelle mani di Dio».
«Era quello che cercavo, Padre. Mi faccia la carità di benedirmi». E corsi in clinica.
Lasciamo da parte il coraggio e la sicurezza che sentivo e dimostravo, pregando il Primario (l’ottimo Prof. Bagolan) di non farmi attendere il giorno dell’intervento. Il 4 aprile, sereno e tranquillo entro nella sala operatoria.
Quando mi sveglio, mi trovo nel mio lettino e, accanto a me, vedo il Molto Reverendo Padre Vincenzo da Casacalenda e il Rev. Padre Giuseppe da San Marco in Lamis.
Ci sorridiamo a vicenda.
Il Padre Vincenzo mi dice: «Sai? Siamo arrivati quando tu eri nell’anticamera della sala operatoria e Suor Elia ci ha pregati di non salire, per non farti emozionare. Allora siamo andati al Convento e, dopo aver pranzato, siamo saliti da Padre Pio, il quale, nel vederci, ci ha chiesto il motivo della nostra venuta. Noi, dopo avergli spiegato tutto, abbiamo aggiunto: “Ora torniamo in clinica per sapere come è andata l’operazione”.
E Padre Pio: “Gliene hanno fatte due, e sono riuscite tutt’e due bene”».
Padre Vincenzo sorrideva, perché tutti sapevano che mi si doveva fare una sola operazione.
Cosa, dunque, era accaduto?... Lo seppi dopo.
Circa ventuno anni prima ero stato operato di ernia ombelicale. Questa, nel frattempo, si era riprodotta, senza che me ne accorgessi; ma il Prof. Bagolan, nell’eseguire l’intervento per l’ulcera, scoprì quello che io e tutti ignoravamo, per cui dovette prima togliere quell’ostacolo.
Ma... chi aveva dato a Padre Pio quella notizia?...
Padre Costantino Capobianco,
Detti e aneddoti di Padre Pio,
pp. 38-43