Nella sala da pranzo dell’Hotel di Nostra Signora delle Grazie a San Giovanni Rotondo, seduto ad un piccolo tavolo, vidi un uomo vestito di nero, evidentemente in lutto. Tuttavia l’espressione sul suo volto era radiosa, come se riflettesse una grande gioia interiore. Questo strano contrasto mi colpì. Non ebbi alcuna opportunità di parlare con lui in Hotel, ma più tardi ci trovammo nello stesso scompartimento del treno, durante il viaggio di ritorno.
Come spesso accade, alcuni viaggiatori chiesero a quei passeggeri che, come noi, erano saliti in treno a Foggia se avessero visitato Padre Pio... e, quando rispondemmo di sì, ci chiesero di parlarne. L’uomo in lutto non esitò; sembrò, anzi, alquanto felice di poter parlare del Padre e della sua personale esperienza. Ci raccontò la seguente storia.
«Alcuni giorni fa uccisero il mio unico figlio, di appena 16 anni. Fui schiantato dal dolore, e sembrava non potessi più rialzarmi dalla mia disperazione. Nessuno poteva consolarmi. Comunque, un po’ di tempo prima un amico mi parlò di un certo Padre Pio, ma poi non volli più sentirne nulla. Da anni avevo abbandonato la famiglia – mia moglie, mia figlia e mio figlio – e vivevo con una donna. La mia vita era un disastro; per me non esisteva più niente di sacro. E poi, all’improvviso, la disgrazia! Mi trovavo così, oppresso da tanta disperazione che il ricordo del nome di Padre Pio mi apparve come un’ancora di salvezza! Sentii di poter trovare un poco di conforto da lui, da lui solo! Come mi venne un simile pensiero, non lo so. Ma non potei resistervi a lungo, e così presi il primo treno diretto al Sud proveniente da Milano. Mi è stato finalmente possibile incontrare Padre Pio ieri. Mi sono inginocchiato come se volessi confessarmi – ma non avevo la minima intenzione di fare una vera Confessione – e gli ho detto: “Padre Pio, hanno ucciso il mio unico figlio!”.
Gli ho detto così perché volevo una parola di conforto da lui. Ma Padre Pio, guardandomi severamente, mi ha fatto solo questa breve domanda: “E questo non ti basta?”. Sono rimasto colpito da queste parole, e ho capito in un istante quello che non avevo capito per molti anni. La mia vita intera con tutti i suoi errori mi si presentò davanti.
“Sì, Padre Pio”, gli ho risposto. “Che cosa stai aspettando?”, mi ha chiesto. Ho capito cosa voleva intendere, e gli ho chiesto se poteva ascoltare la mia Confessione.
Da quel momento sono l’uomo più felice del mondo, malgrado il mio grande lutto. Speravo solo di trovare conforto e consolazione da lui, ma mi ha dato molto di più: Padre Pio mi ha completamente trasformato!
Ora sto tornando a casa, da mia moglie e mia figlia... Sto tornando a casa con cuore sereno!».
Katharina Tangari,
Storie di Padre Pio, pp. 54-56