Quanto ci preoccupiamo della salvezza della nostra anima e di quella degli altri? L’inizio del nuovo anno può essere un’occasione per fare un esame di coscienza e per impegnarci in un serio cammino spirituale.

La Sacra Scrittura dice: «Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime»
(Lc 21,19), perciò per questa nostra riflessione ci poniamo questa domanda: quale importanza dà la nostra società e, meglio ancora, la nostra comunità cristiana alla salvezza delle anime? Diamo alle nostre anime la stessa importanza che diamo alla cura dei nostri corpi?
A giudicare dalle chiese vuote e dagli ospedali pieni si direbbe di no: oggi diamo più importanza ai nostri corpi perché siano efficienti, performanti e in salute, mentre della salute della nostra anima ci preoccupiamo molto poco, semplicemente non ci pensiamo. Eppure il nostro corpo è destinato a perire: «Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai», recita un’espressione latina, mentre la nostra anima ha un valore incommensurabile perché ha un valore eterno.
Ecco, quindi, che per il nuovo anno potremmo cambiare le nostre prospettive, iniziare a pensare di mettere in salvo le nostre anime e pregare per quelle dei nostri fratelli. Potremmo impegnarci a salire quella scala spirituale descritta dai Santi e, man mano che saliamo questa scala che dalla terra ci fa volgere lo sguardo al Cielo liberandoci dai pesi del peccato o del vizio che ci opprimono, ci incamminiamo sulla via che ci conduce alla pace, a quella pace che non dà il mondo, ma che solo Gesù Cristo può darci, quella pace che ci fa rimanere costanti e tranquilli anche nelle avversità perché abbiamo una certezza, la certezza che nonostante tutto se siamo con Lui, se siamo dalla sua parte, se la sua grazia ci accompagna, comunque vada la nostra vita, noi abbiamo già vinto perché vinciamo con Lui.
Perciò quali propositi possiamo fare per il nuovo anno per curare le nostre anime? Ognuno dovrebbe fare un personale esame di coscienza, capire quali sono quelle debolezze che gli impediscono di prendere sul serio un cammino spirituale, e fare dei fioretti. Come prima cosa, quindi, correggersi. All’inizio ciò costerà della fatica, ma una volta superata la pigrizia iniziale il rinnovato stato d’animo che si proverà, una nuova felicità ci spronerà a continuare e ad andare avanti. Potranno esserci delle ricadute, perché nel cammino spirituale le prove sono all’ordine del giorno, ma non bisogna scoraggiarsi: che si vinca o che si perda nel combattimento contro le tentazioni del mondo, del diavolo e della carne, l’importante è mantenere l’umiltà che impedisce di esaltarsi nelle vittorie e di scoraggiarsi nelle sconfitte, perché tutto è grazia.
Un primo consiglio quindi è quello di fare dei fioretti, dei propositi atti a correggere le nostre cattive inclinazioni. Ricordiamoci: siamo dei soldati in questa battaglia spirituale e perciò dobbiamo combattere. La nostra società non aiuta certo chi vuole intraprendere un cammino spirituale, le distrazioni sono ovunque, quindi dobbiamo limitare il più possibile i rumori che riempiono le nostre menti dei messaggi anticristiani che ci giungono da tutte le parti, e proteggere il nostro sguardo per non turbare il nostro animo. Dio è il Verbo eterno, quindi le parole sono importanti e non tutte sono innocue; dobbiamo cercare di ascoltare parole di verità e tacitare quelle parole che ci creano turbamento e allontanano la nostra mente dal nostro obbiettivo di santificazione. Quindi, oltre ai fioretti consigliamo di spegnere la televisione, i cellulari e i vari strumenti che ci collegano a Internet per qualche ora della giornata e fare intorno a noi del silenzio. Utilizzare questo silenzio per pregare, se si vive in famiglia è importante pregare assieme perché la preghiera comunitaria unisce gli animi e là dove possono esserci degli screzi familiari aiuta a lenire e a perdonare; utilizzare il silenzio per ascoltare le letture della Santa Messa del giorno, perché quelle sono parole di Vita eterna. Qualcuno una volta ci ha detto che non leggere la Bibbia è come non leggere delle lettere d’amore; l’abbiamo trovata una bella metafora. Utilizzare il silenzio, inoltre, per meditare leggendo anche gli scritti o le vite dei Santi: essi sono nostri fratelli che hanno intrapreso il cammino prima di noi e ce l’hanno fatta, perciò hanno buoni consigli da dispensarci; usare il silenzio per godere della natura che ci circonda, per trovare un contatto con Dio tramite la sua Creazione, lontano da costrutti virtuali e fasulli.
Un altro consiglio è quello di intraprendere le pratiche dei Primi nove venerdì e dei Primi cinque sabati del mese perché ci educano ad una Confessione costante. Spesso, se si è poco abituati, la Confessione può risultare spiacevole da farsi, ma una volta presa la buona abitudine la reticenza passa e, anzi, il confessarsi diventa un “piacere”, perché oltre alle parole “ti amo” e “ti voglio bene”, le parole più belle che possiamo sentirci dire sono: «Io ti assolvo da tutti i tuoi peccati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», quindi: coraggio, non dobbiamo avere paura di recarci dal confessore!
Sicuramente la preghiera del santo Rosario quotidiano è una pratica benefica che allontana il demonio e i cattivi umori dai nostri corpi perché la meditazione e la compagnia della Madonna ci aiutano nella nostra salita verso il perfezionamento di noi stessi. In tal modo potremo anche godere meglio della compagnia dei Santi, i quali saranno ben lieti di intercedere per noi se ci rivolgeremo a loro con delle novene in occasione delle loro festività. Sì, perché Dio si fa trovare da chi lo cerca con cuore sincero.
Il recente caso della “famiglia del bosco” ci ha mostrato che la vita semplice può essere felice, quindi non affanniamoci per le cose di questo mondo che passa, ma arricchiamoci dei beni spirituali che riempiono la nostra anima e ci soddisfano in qualunque stato di vita ci troviamo a vivere. Ciò che il mondo ci propone sono solo lucciole che scambiamo per lanterne: la vera luce che ci illumina anima e corpo è Cristo. Se viviamo pregando, il Signore si farà a noi vicino e, come diceva Papa Benedetto XVI, chi crede non è mai solo!