L’Immacolata Concezione è stato il primo di una lunga serie di privilegi di cui l’Onnipotente ha adornato la sua diletta Madre. Tra questi brilla la sua cooperazione all’opera della salvezza, per cui da secoli Ella viene giustamente chiamata “Corredentrice”.

Lo straordinario privilegio dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima è stato ufficialmente riconosciuto dalla Santa Chiesa l’8 dicembre del 1854, con la Costituzione Apostolica Ineffabilis Deus del Beato Papa Pio IX, nella quale viene dichiarata «la dottrina che sostiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale» come «rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli».
Questa definizione dogmatica mette in luce tre elementi principali dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria: primariamente indica che la «piena di grazia» (Lc 1,28), nell’istante in cui Dio creò la sua anima e la unì al corpo, è stata preservata, per singolare privilegio della onnipotenza divina, dal peccato originale che ordinariamente viene trasmesso per generazione a tutti gli uomini; secondariamente, la Bolla riferisce l’Immacolato Concepimento di Maria soltanto ai meriti di “Gesù Cristo, Salvatore del genere umano”, mediante una Redenzione più perfetta che non la liberò dal peccato originale contratto, ma la preservò da esso; infine, il Papa “dichiara, pronunzia e definisce” questa dottrina come “rivelata da Dio”, in quanto presente nel depositum fidei, in forza delle testimonianze, almeno implicite, contenute nella Sacra Scrittura e nella Tradizione.
Il teologo che meglio ha saputo rendere ragione, dal punto di vista speculativo-dogmatico, a questo singolare privilegio mariano, è senza dubbio l’illustrissimo maestro della Scuola teologica francescana, il Beato Giovanni Duns Scoto († 1308), chiamato per questo “Dottore dell’Immacolata”, primo fra tutti ad esplicitare, con una riflessione e terminologia teologica, la validità e la realtà di questa dottrina. Infatti, grazie al Beato venne risolto il problema della universalità della Redenzione effettuata da Cristo, articolo di fede, mediante la concezione della “Redenzione preservativa” del “perfettissimo Redentore” che, in quanto tale, ha mediato la preservazione di Maria Santissima, «sublimiori modo redenta», sia dal peccato originale sia da quello attuale. Diversamente, se la Vergine Maria, preservata dal peccato originale, avrebbe contratto quello attuale, secondo il Beato Scoto, sarebbe stata pregiudicata la stessa perfezione della Redenzione di Cristo.
I doni che godette l’Immacolata, a seguito di questo sublime privilegio, furono la pienezza di grazia e santità fin dal suo concepimento, superiore alla grazia finale di tutti i Santi insieme; l’uso della ragione fin dal primo istante della sua esistenza; la scienza infusa; la perfetta immunità dal peccato attuale; l’esercizio di tutte le virtù al grado eroico; la perpetua Verginità prima, durante e dopo il parto; infine, da questa sua immacolatezza fiorì ogni altro privilegio con cui «l’Onnipotente» (Lc 1,49) si deliziò adornarla: la Maternità divina, la Corredenzione mariana, la Mediazione materna (Dispensatrice di tutte le grazie e Avvocata), l’Assunzione in anima e corpo al Cielo e la Regalità universale.
Uno tra questi merita oggi di essere particolarmente evidenziato perché molto dibattuto e addirittura negato, nonostante l’esaustivo insegnamento del possente numero dei Santi e dei teologi che nella storia della Chiesa ne confermarono teologicamente la validità e la verità: esso è la Corredenzione universale. Sinteticamente, citando la definizione data da uno dei massimi mariologi di questo secolo, il padre Stefano M. Manelli, essa «è la cooperazione di Maria Santissima all’opera della Redenzione universale [...]. È la cooperazione di Maria: personale, diretta, immediata, a Cristo legata, da Lui dipendente in tutto il suo svolgersi, dall’inizio fino alla fine della missione salvifica dell’umanità».
Il titolo di “Corredentrice” apparve la prima volta in un inno liturgico di Salisburgo risalente al XIV-XV secolo, ma si diffuse largamente a partire dal secolo successivo, in sostituzione del più antico titolo di “Redentrice” (usato fin dal X secolo) per evitare qualsiasi fraintendimento. L’Immacolata venne così chiamata, “Corredentrice”, perché cooperò con il Redentore all’opera della Redenzione universale, unendovi le sue sofferenze e i suoi meriti per l’acquisto della grazia divina, ossia della vita soprannaturale.
La Corredenzione di Maria Santissima, nello specifico, è una cooperazione dipendente e subordinata all’azione redentiva del Salvatore che le ha donato questa grazia; è immediata (senza intermediari) e prossima (non soltanto iniziale) perché associata con «un solo e medesimo decreto» al Verbo umanato per l’Incarnazione redentrice; infine, è diretta e attiva, cioè ammette la sua personale offerta e partecipazione delle sue sofferenze, dei suoi dolori e dei suoi meriti, associati a quelli del Redentore. Quanto al merito acquistato dalla Corredentrice, con l’ausilio dei principi esposti dal “Dottore dell’Immacolata”, certamente si tratta di un merito di “condegnità relativa”, rispetto al merito infinito di “condegnità assoluta” del Redentore, in forza dell’unico Sacrificio redentivo nel quale si trovarono unite e strettamente legate le sofferenze del Figlio nella carne con quelle di Maria Santissima nello spirito. Perciò la Sacra Tradizione non si stancò di ribadire profusamente questa eccelsa verità mariologica presentata perfino nel Magistero dei Romani Pontefici, come leggiamo in un’allocuzione papale di Pio XI ai pellegrini di Vicenza, il 30 novembre 1933, ove venne chiamata l’Immacolata con questo glorioso titolo: «Il Redentore non poteva, per necessità di cose, non associare la Madre sua alla sua opera, e per questo noi la invochiamo col titolo di Corredentrice».
Vivamente compresi della realtà sacrifico-corredentiva dell’Immacolata, come umile segno di riconoscenza filiale, confessiamone e difendiamone i privilegi con cui Dio stesso la esaltò “sopra tutte le donne” (cf Lc 1,42) e rivolgiamo la nostra preghiera a Lei con la giaculatoria di riparazione che Papa Leone XIII indulgenziò nel 1885: «Corredentrice del mondo, Sia sempre lodata Maria».