I FIORETTI

dal Numero 38 del 12 ottobre 2025
San Pio non solo ha amato e recitato senza soste il Rosario, ma se ne è fatto anche fervido propagatore, difendendolo e raccomandandolo ai figli spirituali, ai Gruppi di preghiera, ai fedeli e a quanti si avvicinavano a lui per la Confessione, per consigli o per altri motivi. A San Giovanni Rotondo si vedevano uomini e donne – che potevano essere professori, medici, insegnanti, impresari, operai, tutti senza rispetto umano –, con la corona in mano, non solo in chiesa, ma spesso pure per la strada, in piazza, di giorno e di notte, in attesa della Messa del mattino. Il Santo amava dare anche suggerimenti ai suoi figli spirituali per recitare bene questa preghiera. Chiese una volta ad una figlia spirituale: «Sai come si dice il Rosario?». E, senza aspettare risposta, continuò: «Si fa un atto di amore, dicendo: “Gesù, ti amo con tutto il cuore”; poi un atto di dolore: “Gesù, mi pento di averti offeso”, quindi si bacia il crocifisso e si dicono il Pater, le 10 Ave Maria, per concludere con il Gloria». Anche a Lucia Merendino padre Pio consigliava: «Quando recitate il Rosario, dopo il Gloria dite: “Gesù, vi amo e mi pento di avervi offeso”. Con questa giaculatoria fate un atto d’amore ed un atto di dolore». E, prevedendo l’obiezione di chi vede il Rosario come una preghiera ripetitiva, insisteva sulla meditazione del mistero, che cambia ad ogni decina. Precisava ad una figlia spirituale: «L’attenzione deve essere portata sì al saluto che rivolgi alla Vergine, ma guardando al mistero che contempli. In tutti i misteri Lei era presente, a tutti partecipò con l’amore e il dolore». Padre Pio era solito donare corone del Rosario a quanti le richiedevano, rimanendone, a volte, lui privo, come gli capitò il giorno precedente la sua morte. Padre Alberto D’Apolito racconta che, nel pomeriggio del 21 settembre 1968, circa alle ore 14, si recò nella veranda dove si trovava padre Pio, e mise nelle mani del Padre una corona, pregandolo di benedirla e baciarla, perché doveva regalarla a un confratello ospite. Padre Pio, dopo averla benedetta, portò alla bocca il crocifisso della corona e cominciò a baciarlo ripetutamente e appassionatamente come se volesse assimilarlo. Vedendo che non gliela restituiva, padre D’Apolito nel richiederla si sentì rispondere: «Questa corona è mia». «No, Padre spirituale, l’ho portata dalla mia cella per farla benedire, perché debbo regalarla a padre Giovanni». Padre Pio allora, preoccupato, chiese: «Chi ha preso la mia corona?». «Non so nulla. Forse l’ha regalata a qualcuno», gli rispose il confratello. Intervenne allora padre Onorato: «Padre Pio, ha dimenticato che a mezzogiorno è venuto fra Modestino, le ha chiesto una corona e gli ha donata la sua?...». Padre Pio allora rimase a guardare padre D’Apolito con occhio supplichevole, quasi volesse dirgli: “Me la dai?”. Questi comprese subito il desiderio del Padre e gli disse: «Padre, se la tenga: ora vado a prenderne un’altra». Il Padre lo ringraziò e poi benedisse e baciò la seconda corona ed egli stesso la diede al confratello. La sera del 22 settembre, fino al momento del suo sereno transito, recitò gli ultimi Rosari e si addormentò nelle braccia della Mamma celeste con quella corona. In questi tempi in cui si è messo al bando la corona del santo Rosario – definito, anche da molti Sacerdoti, “cantilena monotona” e “noiosa cianfrusaglia” del Medioevo –, padre Pio è stato il più grande assertore e apostolo di questa dolcissima devozione alla Madre di Gesù. Egli diceva che il Rosario è «un dono meraviglioso della Madonna all’umanità». Faceva così intendere che la Mamma celeste nel Rosario ci ha donato tutta se stessa: la sua vita, la sua grazia, le sue opere, i suoi privilegi, i suoi meriti ci sono infatti presentati nei quindici misteri come altrettanti bellissimi quadri da studiare e da contemplare... Il Santo così sintetizzò il contenuto teologale del santo Rosario: «Questa preghiera è la sintesi della nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l’esplosione della nostra carità». Una volta, nelle famiglie, si recitava il santo Rosario alla sera. Ora, il telecomando della TV e i cellulari hanno preso il posto della corona e, invece di pregare, ci si alimenta, salvo qualche rara eccezione, con la “cultura” del terrore, della violenza e dell’impurità. E purtroppo i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Coraggio! Riprendiamo tra le mani il Rosario, questa “catena dolce che ci rannoda a Dio”, come la definiva San Bartolo Longo, affinché la Vergine Santissima ci guidi e ci protegga in questi tempi così difficili per l’umanità. di Suor M. Eucaristica Pia Lopez /2
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