
“Per le anime ben nate il valore non aspetta il numero degli anni”, dice un adagio popolare. Allo stesso modo possiamo affermare che le manifestazioni della grazia divina non si fanno attendere in certe anime scelte per missioni particolari a beneficio di tutto il Corpo mistico di Cristo. Ce ne accorgiamo leggendo la vita di Santi come Santa Veronica Giuliani che, sin da piccola, non prendeva il latte materno di venerdì e colloquiava con la Madonna che si animava in un quadro di casa; come San Giovanni Bosco che già da bambino ebbe sogni premonitori riguardo la sua missione di educatore della gioventù, o come Sant’Antonio di Padova che appena seienne faceva scappare il demonio tracciando per terra il segno di croce. Così al Signore piacque manifestarsi molto presto a queste anime, preparandole con la sua grazia alla loro missione, che era impegnativa, se non dolorosa.
La vita di padre Pio da Pietrelcina ce ne dà un altro luminoso esempio. Anche lui, sin da bambino, dimostrò di essere un’anima speciale. I fenomeni straordinari che avrebbe sperimentato per tutta la vita, iniziarono molto presto: a soli 5 anni, infatti, godeva già della visione di Gesù e Maria Santissima e dell’Angelo custode tanto da credere che ciò fosse normale per tutti. Padre Agostino da San Marco in Lamis, suo direttore spirituale, lasciò scritto nel suo Diario: «Le estasi e le apparizioni cominciarono al quinto anno di età, quando ebbe il pensiero ed il sentimento di consacrarsi per sempre al Signore, e furono continue. Interrogato come mai le avesse celate per tanto tempo (sino al 1915), candidamente rispose che non le aveva manifestate perché le credeva cose ordinarie che succedessero a tutte le anime; difatti un giorno mi disse ingenuamente: “E lei non la vede la Madonna?”. Ad una mia risposta negativa soggiunse: “Lei lo dice per santa umiltà”». Se è vero ciò che dice il proverbio “gli occhi sono la finestra dell’anima”, possiamo immaginare quanto fosse puro e innocente il cuore di padre Pio se pensava che Dio concedeva a tutti le grazie singolari che concedeva a lui.
Meno incline ai giochi, era piuttosto attratto dalla preghiera. Egli stesso, interrogato più tardi sulla sua fanciullezza, dirà: «Mi piaceva giocare, ma mi piaceva più guardare perché mi divertivo lo stesso», perché anche nel gioco il suo pensiero costante era Gesù. Il suono della campana era per lui come un richiamo, era come la voce di Gesù che lo chiamava per stare con Lui. Una sera – racconta la sorella Grazia – udendo il suono della campana, andò in fretta dalla nonna e le disse che voleva subito andare in chiesa; e quando gli dissero che non ci poteva andare perché non aveva ancora cenato, rispose subito: «Ma non mi interessa affatto la cena, io voglio andare in chiesa con la nonna». La sua assiduità stupiva perfino il sacrestano, che vedeva quel bambino particolare venire in chiesa a volte ancora prima di lui, mentre tutti suoi coetanei erano intenti ai giochi. Già a quell’età sentì la necessità di darsi tutto a Dio, come testimoniò padre Benedetto da San Marco in Lamis, suo secondo direttore spirituale. Per questo impegno di consacrazione si ritirava vicino al tabernacolo o in qualche angolo della chiesa o in casa o nei campi per pregare; accettava sofferenze e s’imponeva anche delle penitenze.
Anche considerando che fu un’anima particolare o prescelta, ad ogni modo non dobbiamo dimenticare che padre Pio imparò dai pii genitori a pregare e amare Dio, che fu docile alle ispirazioni divine e corrispose generosamente all’azione della grazia. «Nessuno nasce monaco fatto», diceva lui; così come nessuno nasce già santo: tutto si costruisce pian piano con l’aiuto della grazia di Dio e con la nostra buona volontà. L’infanzia di padre Pio, come quella di tanti altri Santi, ci insegna l’importanza della vita di preghiera nel focolare domestico. Il clima di preghiera che animava la vita di questi umili paesani costituiva una salvaguardia alla vita di fede, serbando in quei semplici cuori sani costumi. Così, volendo combattere ogni tipo di offesa a Dio, vediamo il piccolo Francesco fuggire gli amici appena li sente bestemmiare, o ancora tagliare a pezzi la stoffa che sta usando la vicina di casa per rattoppare – di domenica – una gonna. Dio è sempre al di sopra di tutto!
Bambino esemplare, le mamme di Pietrelcina lo additavano spesso come esempio ai propri figli. «Uvvì a Franciscu [Guarda Francesco]!», dicevano quando volevano indicare loro le sue virtù; tuttavia Francesco era anche un bambino a tutti gli effetti a cui non mancavano le correzioni della mamma che, qualche volta, per banali scontri con le sorelle, doveva riprenderlo.
Alla scuola di padre Pio impariamo a educare i bambini cristianamente, alfine di conservare in loro l’innocenza e anche l’amore alla purezza, l’amore per le cose celesti. Padre Pio avrebbe voluto sempre evitare i cattivi compagni, ma si sentiva anche in dovere di aiutarli a riconoscere i loro comportamenti scorretti e di sollecitarli, con carità e misericordia, a migliorare la loro condotta. Chiediamo a padre Pio di aiutarci a saper anche noi difendere i “diritti di Dio” senza rispetto umano, sebbene con carità.
di Reine Akeke