Siamo alle ultime Stazioni della Via Crucis: Gesù esala lo spirito e l’anima contempla, stupita, l’eccesso di amore e dolore del suo Redentore; poi rivolge lo sguardo alla Madre che, straziata, tiene tra le braccia il Figlio martoriato, e, desolata, lo depone nel sepolcro.

XII Stazione: Gesù muore in Croce
Crocifisso «mio Signore e mio Dio» (Gv 20,13), l’amore per le tue creature ti ha spinto fin qui, sul Calvario, ad agonizzare sul patibolo che hai eletto a strumento di salvezza eterna per l’umanità intera, vessillo glorioso di amore e di dolore. L’infinita immensità del tuo divino Amore non ha permesso che questa creatura, fatta a tua «immagine e somiglianza» (Gn 1,26), si perdesse negli antri infernali del suo egoismo, «negli abissi tenebrosi dell’inferno» (2Pt 2,4), tra le “tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1,79), a causa dei suoi numerosi peccati; ma scegliesti di «prenderli nel tuo corpo, sul legno della croce» (1Pt 2,24) per espiarli con l’offerta incommensurabile dei tuoi dolori e della tua vita. Agonizzante Gesù, accanto alla tua dolente Madre Addolorata, ti miro spasimare e languire senza alcun conforto tra i numerosi tormenti che i chiodi spuntati ti provocano nelle mani e nei piedi: «Sono torturati i tuoi fianchi, in te non c’è nulla di sano» (Sal 38,8). Il tuo corpo piagato è tutto coperto dal purpureo manto del tuo Preziosissimo Sangue che scorre a rivi fino a terra tingendo del suo vermiglio colore il santo legno che, sopra ogni altro legno, di portare il tuo corpo lacerato è stato degno. Infine, dopo tre ore di questa straziante agonia, nelle quali perdonasti con indicibile amore i tuoi carnefici figuranti me peccatore, assicurasti il Paradiso al ladrone pentito e consegnasti i redenti alla materna cura del Cuore martoriato della tua amabilissima Madre Corredentrice. Infine, quando “tutto è compiuto”, raccomandi il tuo divino Spirito nelle mani dell’Altissimo che aveva sentenziato la tua condanna e, reclinando il capo stremato dalle percosse e dalle crudeli spine, esali lo Spirito. Amantissimo Redentor mio, i miei peccati ti hanno sfigurato, deformato, maltrattato a tal punto che non è più riconoscibile in te forma d’uomo. Il tuo corpo non ha più sangue né acqua da versare, perché la durezza del mio cuore non si è spezzata pienamente finché non ha visto il tuo sacratissimo Cuore spaccarsi dalla lancia del dolore e dell’amore. Tu non sentisti quel dolore, ma la tua addoloratissima Madre provò tutta la ferocia di quello schianto. Mio Dio, abbi pietà di me! Perdona i miei peccati, non permettere che tanto Sangue divino venga vanificato dalla mia cattiva condotta. Infiamma ardentemente il mio cuore dell’amore per i tuoi dolori. Attirami tutto a te e non permettere che abbia più a separarmi da te.
XIII Stazione: Gesù è deposto dalla Croce
Oh, mio amato e buon Gesù, «l’ora delle tenebre» (Lc 22,53) è conclusa e il tuo sacro corpo è presto deposto dalla Croce dal giusto Giuseppe d’Arimatea. Incomincia adesso «il tempo dell’angoscia» (Ger 15,11) e della desolazione per il Cuore martoriato della tua divina Madre. Ella riceve tra le sue braccia il tuo corpo esangue, senza vita e senza moto: quale dolore dovette patire in questo abbraccio se a ragione i suoi figli la venerano Regina dei martiri? L’afflittissima Maria abbraccia teneramente il tuo corpo scarnificato e, contemplando angosciosamente le tue piaghe, passa in rassegna con il ricordo tutti i tuoi dolori, i luoghi dove vennero aperte le tue carni, i carnefici che ti dissanguarono e coloro che ti oltraggiarono in mille modi. Poi, rivolge la sua dolorosa contemplazione sulle cause di tanta sofferenza e vi scorge i peccati dell’umanità intera che insieme e singolarmente si presentano con tutta la loro malizia in ciascuna piaga, in ogni sputo che ha imbrattato il tuo sacratissimo corpo. Oh, mia desolata Corredentrice! Tra questi peccati riconosci anche i miei, le mie scelleratezze e le mie iniquità che sono stati la causa principale della sofferenza del Redentore. Quanto deve essere abominevole il mio peccato se per ripararlo è costata la vita di un Dio e, misticamente, della sua innocentissima Madre? Addolorata Maria, vita dell’anima mia, ti prego di ispirarmi un sacro orrore del peccato, anche del più piccolo, e di tenermi in questa conoscenza fino alla fine dei miei giorni, affinché non abbia mai più ad offendere orribilmente il mio divin Salvatore. Dolce Gesù, piagato mio Signore, abbi pietà di me povero e misero peccatore, e donami un ardentissimo amore e una profonda compassione ai dolori della mia Addolorata Corredentrice affinché, consolandola nella sua desolazione, possa ringraziarla delle pene che, unite alle tue, soffrì per la mia eterna salvezza e renderle, così, quell’amore filiale che tu attendi tanto ansiosamente da me.
XIV Stazione: Gesù è posto nel sepolcro
Dolcissima Corredentrice universale, un nuovo dolore viene ad aggravare le pene che martoriano crudelmente il tuo Cuore e questo è la separazione definitiva dall’adorabilissimo corpo esanime del tuo divin Figlio. La divina Giustizia ha decretato ciò per riparare la separazione originaria dell’uomo dalla grazia e dall’amicizia con Dio, rinnovata instancabilmente dai tuoi figli degeneri, caduti in disgrazia; e come il Signore della vita (cf Nm 27,16) dovette umiliarsi fino alla morte di Croce e permettere che la sua gloriosa anima si separasse dal suo sacro corpo tutto sfigurato, così Tu, pietosissima Mamma, fosti sottoposta alla desolante separazione dall’amabilissimo tuo Figlio e mio Signore Gesù Cristo, spento dalla crudele tirannia dei miei peccati. La fede certissima, che nutrivi nella sua Risurrezione, non mitigò l’asprissimo tormento che opprimeva insaziabilmente il tuo Cuore addolorato ma, deponendo l’impiagato Redentore nel santo sepolcro e serrando l’ingresso con «una grande pietra» (Mt 27,60), tutti i tormenti sofferti dal Signore durante la sua Passione riaffiorarono alla tua mente e inasprirono l’atroce martirio del tuo Cuore, con tanta forza e veemenza da lasciarti agonizzare nell’immenso abisso della tua desolazione. Oh, compassionevole Madre Corredentrice, abbi pietà di me, reo della morte del tuo e mio amantissimo Gesù e primo responsabile delle pene quasi infinite che afflissero violentemente il tuo Cuore. Come Gesù stette nascosto nel sepolcro fino alla sua gloriosa Risurrezione, così ora vive nascosto nei tabernacoli delle Chiese e aspetta che i cuori da Lui redenti lo visitino e lo confortino con il loro amore. Addolorata mia Maria, ti supplico di concedermi una vera devozione per Gesù Sacramentato e la grazia di respingere con forza tutte le occasioni di peccato, affinché non abbia più a rinnovare la crudele Passione del dolcissimo Redentore e della tua Corredenzione e così possa sperare di raggiungerti un giorno nella «gloria eterna» (2Tm 2,10) del Paradiso. Amen.