Il sacerdote, a imitazione di Cristo, è chiamato alla missione di “grande vittima” per la salvezza del mondo. Nella Santa Messa, in particolare, egli si unisce al Sacrificio di Cristo, sperimentando così l’apice della vita sacerdotale nel totale dono di sé.

Il sacerdote è conformato a Cristo, Vittima offerta per la salvezza del mondo. Agendo in persona Christi, egli non solo compie l’atto dell’offerta, ma soprattutto dona se stesso come vittima, in unione con il Sacrificio di Cristo. Il sacerdote deve togliere i peccati del mondo.
L’Ordinazione sacerdotale configura il sacerdote a Cristo, con tutte le conseguenze che ciò comporta. Il Figlio di Dio ha assunto un corpo umano perché il sacrificio dell’antica alleanza era insufficiente; era necessaria una vittima divina per redimere l’umanità, poiché «è impossibile, infatti, che il sangue di tori e di capri elimini i peccati» (Eb 10,4). Per questo, entrando nel mondo, Cristo, Sommo Sacerdote, ha detto: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”» (Eb 10, 5-7).
Se, dunque, Cristo ha offerto se stesso come vittima sacrificale per i peccati, il sacerdote è chiamato a fare altrettanto, unendosi a Lui nel Sacrificio dell’altare. Non può limitarsi a celebrare il mistero eucaristico senza interiorizzarlo profondamente nella propria anima. Sacerdozio e sacrificio sono inseparabili: il sacerdote è chiamato ad essere vittima, così come Cristo si è donato per la salvezza del mondo.
Nella Santa Messa il sacerdote realizza la sua missione di “grande vittima” in cui si santifica per santificare gli altri. Egli sale insieme a Gesù sul Calvario per essere immolato con Lui unendosi alla sua Passione. È qui l’apice della vita sacerdotale! Vivendo la Messa come una reale partecipazione alle sofferenze di Cristo, non solo spiritualmente ma anche fisicamente.
Il sacerdote, celebrando l’Eucaristia, entra profondamente nella Passione di Cristo, sentendosi interiormente unito a Lui e diventando ostia, vittima pura, santa, immacolata e gradita a Dio. Crocifiggendo la sua carne unisce le sue sofferenze a quelle di Cristo sul Calvario che si ripresenta sull’altare, con la preghiera dell’offertorio: «Accetta, Padre santo, onnipotente eterno Iddio, questa ostia immacolata, che io, indegno servo tuo, offro a Te Dio mio vivo e vero...».
La testimonianza di questa unione la possiamo trovare nella vita dei Santi, in particolare in quella di san Pio, il quale diceva di essere crocifisso con Cristo: «Durante la celebrazione della Messa, mi sembra di essere attaccato alla Croce con Gesù e di soffrire tutto quello che Lui ha sofferto». Mentre celebrava la Messa egli vedeva “tutto il Calvario” e diceva: «Non si può assistere alla Messa senza sentire di partecipare all’agonia di Gesù sulla Croce».
Chi lo ha visto può testimoniare quale fosse la sua sofferenza durante la celebrazione del Santo Sacrificio, «perché è proprio lì che avviene una nuova mirabile distruzione e creazione». Lo stesso padre Pio, ad alcuni fedeli rivelò che per lui la Messa era «un sacro miscuglio con la Passione di Gesù. La mia responsabilità è unica al mondo». Lui soffriva ciò che aveva sofferto Nostro Signore durante la sua Passione e insegnava che l’altare è il prolungamento del Calvario, dove il sacerdote è chiamato ad unirsi al Sacrificio di Cristo.
Altro esempio illuminante di questa dimensione sacerdotale ci viene dal santo Curato d’Ars, il cui pensiero è ripreso da Benedetto XVI in una Lettera Apostolica ai sacerdoti: «Era convinto che il fervore della vita sacerdotale dipendesse interamente dalla Messa: “La causa della rilassatezza del sacerdote è che non fa attenzione alla Messa! Mio Dio, come è da compiangere un prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!”». Per questo aveva assunto l’abitudine di offrire non solo il Sacrificio eucaristico, ma anche se stesso: «Come fa bene un prete ad offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!».
La Madonna, che il Venerdì Santo stava ai piedi della Croce del suo Figlio divino, accompagna ogni sacerdote nell’offerta quotidiana di se stesso durante il Santo Sacrificio della Messa. Questa profonda realtà è espressa da san Paolo quando afferma: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me».
Ogni sacerdote è chiamato a vivere la Santa Messa non solo come un rito, ma come una reale partecipazione alla Passione di Cristo, donando se stesso in unione con il Sacrificio dell’altare per realizzare la propria missione, trasformando l’offerta eucaristica in un dono totale di sé. Sostenuto dalla Vergine Maria, ogni sacerdote è chiamato a essere vittima e mediatore, affinché il mistero della Redenzione continui ad operare nel mondo.