PASSIONE
La passione di padre Pio
dal Numero 14 del 6 aprile 2025
C’è una lettera scritta da padre Pio il 7 aprile del 1913, due settimane dopo il giorno di Pasqua. È indirizzata al suo direttore spirituale, padre Agostino da San Marco in Lamis. Una lettera in cui il Padre rivela una visione, un’apparizione di Gesù di cui è stato testimone. Scrive: «Ero ancora a letto quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato...». Padre Pio descrive quindi il volto di Gesù durante la Passione e questo è un particolare importante su cui riflettere. In genere, quando si pensa a padre Pio, si fa riferimento alle stimmate. Lui ha portato per 50 anni sul proprio corpo i segni della Passione di Cristo, piaghe aperte e sanguinanti. Vedere padre Pio voleva dire immaginare il dolore di Cristo sulla Croce. Io stesso incontrai padre Pio di persona nel 1967 e nel 1968, poco prima che morisse. Guardarlo mentre camminava, mentre cercava di posare il meno possibile il peso sui piedi forati, stringeva il cuore. Impossibile quindi non pensare a Gesù e a quello che deve aver sofferto. Ma la penetrazione di padre Pio nella sofferenza di Cristo non si limita a questo. In più occasioni, specie quando era sull’altare, padre Pio “vedeva” la Passione come se fosse lì in quel momento, sul Golgota; era testimone e nello stesso tempo sperimentava su di sé. «Gesù colla sua visione non mi lascia quasi mai», scrisse il Padre in una lettera. Padre Pio cominciò ad avere visioni di personaggi celesti quando era un bambino. Vedeva regolarmente Gesù, la Madonna, i Santi con una quotidianità tale da credere che tutte le persone facessero altrettanto. Non solo Gesù era per lui un compagno e un maestro. A volte il loro rapporto era molto più intimo e profondo. Quando, per esempio, il giovane Francesco – futuro padre Pio – era nel convento di Morcone per l’anno di noviziato, cominciò per lui una vera e propria partecipazione alla Passione di Cristo. Si sa che le sue meditazioni sulla Passione e Morte di Gesù già in quel periodo erano così sentite da farlo piangere. I suoi compagni ricorderanno in seguito che piangeva così tanto da formare con le lacrime una chiazza sul pavimento di legno, chiazza che lui cercava poi di nascondere mettendovi sopra un fazzoletto. Durante la Messa, le visioni si succedevano così come se rivivesse le ultime ore di Cristo. Chi celebrava con lui, chi gli era accanto sull’altare, non ha più dimenticato. «Il suo viso era ora pieno di gioia ed ora pallido, come se avesse perduto tutte le forze. Padre Pio riviveva la Passione di Cristo quando era sull’altare ed erano attimi di grande misticismo», ha detto padre Silvano da Pietrelcina. E monsignor Petralia, arcivescovo di Agrigento, scrisse: «Padre Pio durante la Messa riviveva nel suo cuore e nel suo corpo la tragedia della Passione. Egli riviveva l’agonia del Getsemani, la flagellazione nel pretorio, la coronazione di spine, le offese della folla, del sinedrio, dei soldati romani, l’umiliazione dell’ingiusta sentenza, il portare la Croce, e la crocifissione con tutti i suoi tormenti. Questa era la Messa di padre Pio: una genuina partecipazione, una missione di riparazione». Come si è detto, quando si pensa alla sofferenza fisica di padre Pio, si va subito alle stimmate di mani e piedi ma così trascuriamo il fatto che la partecipazione alla Passione di Cristo era così stretta che coinvolgeva anche la flagellazione e soprattutto la coronazione di spine. Esiste a questo proposito un’altra lettera, scritta da padre Agostino il 30 settembre 1915, in cui chiede a padre Pio se Gesù gli avesse fatto provare la coronazione di spine e la flagellazione. E padre Pio risponde dicendo: «La risposta a questa domanda deve essere pure affermativa; circa il numero non saprei determinarlo, solo quello che valgo a dirne si è che quest’anima sono vari anni che ciò patisce e quasi una volta per settimana». Scrisse fra Bill, il ragazzo americano che dopo aver conosciuto padre Pio non lo aveva più lasciato, diventando un religioso: «Le sofferenze erano niente di meno che orribili. Era sempre calmo, non solo con le ferite aperte e sanguinanti, ma anche con la flagellazione, il portare la croce, e la coronazione di spine, l’intera Passione». Di tutto questo padre Pio parlava poco. Manifestava una sorta di umilissimo pudore nel rendere pubblica la sua vita mistica e in genere solo dopo la grande insistenza da parte di qualche confratello si lasciava scappare qualche indizio. Ho conosciuto Enzo Bertani che per anni fu amministratore di Casa Sollievo della Sofferenza. Un giorno Bertani mi raccontò un episodio incredibile. Lui conosceva un avvocato, un ateo convinto, che era stato portato controvoglia ad una Messa celebrata dal Padre. Durante la Messa, questo avvocato vide padre Pio con in testa la corona di spine e il sangue che colava sul suo viso. Si spaventò molto ma da quel momento la sua vita ebbe un cambiamento radicale e si convertì. Conosceva una pittrice e le chiese di ritrarre ciò che aveva visto durante la Messa. Le descrisse nei particolari la sua visione e la pittrice realizzò il quadro. Poi l’avvocato portò il dipinto a Bertani chiedendogli di farlo vedere a padre Pio perché lo benedicesse. Era una cosa un po’ delicata. Non si sapeva come padre Pio avrebbe reagito, ma se avesse benedetto il dipinto, voleva dire che l’immagine vista dall’avvocato durante la Messa, cioè padre Pio con la corona di spine, era la verità. Un po’ imbarazzato, Bertani andò dal Padre con il quadro. Egli lo guardò, e poi lo benedisse dicendo: «Così giovane mi avete fatto!». Dunque era tutto vero. di Renzo Allegri
Casa Mariana Editrice
Sede Legale
Via dell'Immacolata, 4
83040 Frigento (AV)
Proprietario: Associazione CME Il Settimanale di Padre Pio. Tutti i diritti sono riservati. Credits