I FIORETTI
L’operaio tuttofare
dal Numero 06 del 6 febbraio 2022

Una grande opera come la Casa Sollievo della Sofferenza, che fin dall’inizio era stata pensata da padre Pio come una costruzione imponente, avrebbe richiesto la perizia di geniali architetti e di esperti ingegneri. Al loro posto il Padre scelse un operaio iracondo e imbroglione.

Si chiamava Angiolino Lupi ed era un abruzzese dal carattere impossibile. Figlio di povera gente, aveva frequentato le scuole fino alla quinta elementare.

Non aveva mai avuto un lavoro specifico. Quando si presentava un posto libero, si improvvisava esperto di quel settore e tentava la sorte.

Da giovane, a Castelfreddone, per poter guadagnare qualcosa, fotografava i morti.

La gente, da quelle parti, era molto povera, e non spendeva soldi per farsi fotografare. Alla morte, i parenti si lamentavano di non avere alcuna immagine del defunto. Allora si faceva avanti Angiolino, con una kodak da poche lire. Strofinando il volto dei cadaveri con un pannolino inzuppato di acqua tiepida, riusciva a far aprire loro gli occhi per qualche attimo, il tempo necessario per scattare una foto.

Lasciato il paese, Angiolino aveva lavorato a Chieti, a Lanciano, a Pescara, a Roma, in Siria e in Egitto. Aveva fatto il falegname, il decoratore, il tornitore, lo scenografo.

Era un omone alto e solido. Portava calzoni alla zuava, maglione e scarponi. Aveva un carattere tremendo. Una volta mentre lavorava in un convento, litigò con i frati e, in uno scatto d’ira, ne legò otto a un’impalcatura.

Quando padre Pio decise di iniziare la costruzione della clinica, esaminò i vari progetti che erano stati presentati da importanti professionisti. Rimase pienamente soddisfatto soltanto di uno, che era firmato da un certo ingegner Candeloro di Pescara, e decise di realizzarlo.

Fu convocato l’autore di quel progetto e si scoprì che l’ingegner Candeloro non esisteva, il progetto era stato fatto da Angiolino Lupi, il quale non era neppure geometra.

I frati di San Giovanni Rotondo si scandalizzarono, volevano denunciare quel mistificatore, ma padre Pio si oppose. Aveva letto nel suo cuore, aveva capito che quello era l’uomo giusto e lo volle accanto a sé.

Lupi diventò progettista, realizzatore e direttore dei lavori della Casa Sollievo della Sofferenza. In poco tempo realizzò un cantiere che era un prodigio. Trasformò i braccianti agricoli della zona garganica in falegnami, fabbri, muratori, decoratori, pittori. Superando enormi difficoltà tecniche, realizzò un’opera che insigni architetti hanno definito «un autentico miracolo».

A un certo momento, un ingegnere di Foggia denunciò Angiolino alla autorità giudiziaria per «esercizio abusivo della professione».

Informando padre Pio dell’accaduto, Angiolino chiese preoccupato: «Mi metteranno dentro?».

«Non temere figliolo – rispose il Padre –. I giudici avranno buon senso. Colui che ti ha denunciato ha avuto la sua laurea dagli uomini; tu, invece, l’hai avuta da Dio». Il processo svanì come una bolla di sapone!

 

Renzo Allegri, I miracoli di Padre Pio, pp. 245-246

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