Dopo aver subito nel proprio corpo e nel proprio spirito le atrocità del sistema comunista, il Cardinale Arcivescovo di Zagabria è stato consegnato da Giovanni Paolo II alla memoria dei cristiani con le fulgide insegne del martirio e additato a tutti come «una sorta di bussola con la quale orientarsi».
Il 3 ottobre 1998 san Giovanni Paolo II si recò in pellegrinaggio al santuario di Marija Bistrica in Croazia, e proprio lì volle leggere il decreto in cui proclamava beato e martire il cardinal Stepinac (1898-1960), volto luminoso della storia recente della nazione, una storia dalle tonalità vermiglie che anche il Papa polacco aveva per certi versi conosciuto da vicino. La scelta del santuario di Marija Bistrica non fu casuale perché esso è simbolo di una pagina importantissima della storia croata. E poi, proprio da lì ebbe inizio la vicenda spirituale, assai travagliata, di configurazione a Cristo del giovane vescovo Stepinac, figura che oggi torna quanto mai attuale quale mirabile modello di vero pastore e guida nella tempesta delle persecuzioni e delle calunnie.
Qui vogliamo ricordarlo per il suo intensissimo amore alla Madonna ma, giusto per dare una cornice storica, diciamo che già nel 1945, con l’arrivo di Tito e dei comunisti, il giovanissimo e coraggioso arcivescovo si era guadagnato le loro attenzioni e il 17 maggio dello stesso anno venne ordinato il primo arresto. L’obiettivo di Tito infatti era quello di creare una chiesa nazionale da sostituire a quella vera.
L’incontro tra Stepinac e Tito, il 4 giugno 1945, fu “epico e fatale”: il rifiuto categorico da parte del nostro eroe a collaborare alla fondazione di una “falsa chiesa” scatenò la persecuzione violenta e feroce nei confronti dei vescovi e sacerdoti (1). Il sangue iniziò a scorrere, sotto gli occhi del giovane arcivescovo di Zagabria il quale, benché considerato da Tito il “pericolo numero 1” (2), era troppo stimato da tutto il popolo per poterlo eliminare in modo violento. Si tentò anche di raccogliere firme per legittimare una sua condanna a morte, ma lui, quando lo seppe, rispose quasi giulivo: «Se ciò accadrà, riferisci al Santo Padre che volentieri offro la mia vita per la Chiesa Cattolica».
Forse il beato Stepinac sarà ricordato come uno dei cardinali più diffamati della storia ed anche adesso, post mortem, c’è chi cerca di macchiarne l’immagine, pur di non mostrarlo come un “eroe della fede”. Ma l’eroicità del nostro Beato rifulge senza che possa essere oscurata nella memoria dei cattolici e soprattutto davanti agli occhi di Dio.
Dopo un falso processo e la condanna, mentre si trovava al confino a Krasic, il 12 gennaio 1953 venne elevato alla porpora da papa Pacelli, il quale a chi gli chiedeva di Stepinac rispondeva: «È un santo»! Potrebbe dirsi una “canonizzazione in vita”, e proferita da un altro “papa santo” (altrettanto diffamato) qual era Pio XII.
Il beato Stepinac, durante la detenzione, scrisse più di 700 lettere (contando solo quelle reperite), prima che il martirio segnasse la sua perfetta identificazione con il Martire divino. Fu avvelenato di nascosto e lentamente. Ma anche questo dettaglio venne tenuto nascosto, pur non mancandone le prove. L’obiettivo delle sue lettere era quello di sostenere, fortificare e incoraggiare i suoi sacerdoti perseguitati, nascosti, maltrattati e minacciati di continuo. In questo carteggio clandestino, il Beato fu in grado di trasmettere ai suoi “figli” un grande amore alla Madonna, spingendoli a ricorrere a Lei, a consacrarsi a Lei. Egli stesso, infatti, nacque e crebbe con il “latte del Rosario” recitato dalla madre terrena e visse la sua infanzia e la sua gioventù sempre con la corona in mano; attraversò l’oceano del marxismo rosso, recitando il santo Rosario senza interruzione. Infine, morì chiedendo a chi si trovava al suo capezzale di recitare con lui l’ultima corona, sempre invocando l’intercessione di Colei che è Madre e Aiuto dei cristiani. Anche oggi, le sue esortazioni a ricorrere alla Madonna del Rosario ci sembrano di grande incoraggiamento e vibrante attualità: «Spronate le anime alla devozione verso la Madre di Dio. Oh, se il Rosario si recitasse assiduamente e con devozione in tutte le famiglie croate come comune preghiera di ogni giorno, cesserebbero presto tutte le tribolazioni che tormentano oggi molte famiglie. Non esiste una via più rapida verso Gesù, verso Dio, che quella attraverso Maria... Pregate, dunque, spesso secondo tale intenzione, che cioè il Rosario penetri in ogni famiglia croata, come preghiera di famiglia, e avrete modo di vedere i miracoli che tale preghiera compie nel mondo...» (3).
Uno degli episodi più significativi relativi al suo tenace e fiducioso attaccamento alla Madonna lo rinveniamo nel suo periodo di prigionia. Si racconta che una volta durante la sua “ora d’aria” – in cui era solito passeggiare, sempre attentamente controllato –, mentre percorreva avanti e indietro gli stretti spazi del cortile a lui accessibili, tra i lati estremi del suo percorso ebbe luogo una sparatoria. I proiettili lo sfioravano alla rinfusa, ma lui, consapevole di fare in quel momento la volontà di Dio e di dover finire la sua corona del Rosario, non si scompose affatto, continuando imperturbabile passo dopo passo, grano dopo grano, le sue Ave Maria, fino alla fine del tempo concesso. Calmo e sereno, come sempre, tornò in prigione e quando gli chiesero perché non si fosse messo al sicuro, rispose con la massima tranquillità che lui stava «facendo l’obbedienza». Ecco il vero ritratto del coraggioso cardinal Stepinac! Un uomo dalla fede incrollabile, abbandonato interamente alla provvidente azione di Dio fino al dettaglio, nella sua vita e nella vita della sua patria.
Vogliamo ricordare e rendere omaggio a questo Pastore di eroica fortezza, vissuto in un contesto di persecuzione e morte che non è da noi poi così lontano. Con la corona del Rosario in mano, egli ci ricorda ancora oggi dal Cielo che solo la coerenza e la rettitudine difendono e rinnovano la Chiesa. Degna di attenzione è sicuramente anche la sua meravigliosa profezia mariana. Disse a un amico: «Credo che la Russia si convertirà e che la statua della Madre di Dio sarà eretta sul Cremlino» (4). Una volta, nel 1959, una statua della Madonna di Fatima riuscì persino a penetrare segretamente nel suo “domicilio vigilato”, senza essere notata da nessuno: «[...] era una statua abbastanza grande della Madonna di Fatima. Il Cardinale la benedisse e la incoronò, usando i paramenti pontificali, lì in canonica. Poi la mandò a ricevere venerazione nella cattedrale di Zagabria e poi a Bijeljina. L’incarico di questa incoronazione e benedizione gli era giunto ancora da Pio XII, e quindi fu fatta a nome del Papa, sotto il naso degli agenti della polizia segreta» (5).
Ora la Madonna del Rosario ha incornato in Cielo il suo cardinale perseguitato, facendo di lui un grande esempio per i vescovi e i cardinali di tutti i tempi: attraverso questo grande eroe li chiama al combattimento spirituale come veri testimoni, anche fino alla morte, se necessario, sull’esempio del Martire divino che ha dato la vita sul Calvario, accanto a Lei.
Stepinac passerà alla storia come il cardinale che «ha attraversato e fatto attraversare l’oceano del marxismo rosso» (6) ed anche in Cielo lo vedremo coronato di porpora: la porpora del suo cardinalato vissuto eroicamente, la porpora del martirio di sangue, la porpora di quelle rose vermiglie che la Madonna gli avrà posto sul capo ad ogni Ave Maria da lui recitata.
Note
1) Si pensi che in una decina di anni è stato ucciso violentemente il 15% del clero croato.
2) Riportiamo una testimonianza di un membro del partito di allora, molto importante per far comprendere la posizione granitica del nostro Beato durante la sua lunga detenzione: «Se Stepinac avesse ceduto solo in una cosa, egli sarebbe stato subito liberato all’indomani [...] e ci avrebbe risparmiato tanti fastidi. Il suo nazionalismo croato non ci dava noia. Se avesse proclamato la Chiesa croata distaccata da Roma, noi l’avremmo portato alle stelle!» (Luigi Stepinac, Lettere dal martirio quotidiano, Proget edizioni, 2009, p. 22).
3) Lettera del 17 febbraio 1952, in Luigi Stepinac, Lettere dal martirio quotidiano, pp. 45-46.
4) Giampaolo Mattei, Il Cardinale Alojzije Stepinac, Città del Vaticano 1999, in Quaderni de L’Osservatore Romano, p. 21.
5) N. Istranin, Stepinac. Un innocente condannato, Vicenza 1982, p. 476.
6) Cf. Luigi Stepinac, Lettere dal martirio quotidiano, p. 283.