Cara Redazione, sono un ragazzo di Rimini e, oltre a quella innata per il calcio, ho la passione per la matematica e le scienze esatte. L’anno prossimo finirò il liceo e mi iscriverò a matematica. Ciò che mi spaventa un po’ è l’ambiente ateo e ipercritico nei confronti della Fede che generalmente viene coltivato in questi ambienti. Io sono cattolico e non voglio mettere in dubbio la mia Fede, ma nemmeno vorrei rinunciare a questa mia passione. Veramente le cose sono incompatibili? E perché per credere bisogna rinnegare la propria intelligenza?
Matteo D.
Caro Matteo, la passione per la matematica, le scienze e il ragionamento in generale, non mette in discussione la Fede cattolica, né la ostacola; la ragione al contrario è un preambolo, un aiuto, una base alla fede. Ogni cristiano può dunque dedicarsi con passione e frutto a queste materie. Nell’enciclica Fides et ratio, che consigliamo di leggere per approfondire questo argomento, san Giovanni Paolo II scrive: «La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità». Sbaglia dunque chi vuole affidarsi a una fede che rinneghi completamente la ragione e ogni ragionamento, come chi si poggia per le sue convinzioni solo sulla ragione arbitra di tutto il reale. Questa mentalità è di stampo illuministico perché mette in opposizione le certezze religiose con le certezze “scientifiche” – e a dire il vero è coltivata ormai solo in ristretti ambienti accademici, perché nella società e nella cultura in generale prevale ora una mentalità relativista e nichilista che mette in discussione il concetto stesso di “certezza”.
La fede si opporrebbe alla ragione solo se proponesse a credere qualcosa di assurdo. Invece, nella Dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione, ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione. Anzi, il Dio in cui crediamo è costitutivamente Logos, ossia Ragione prima. Si pensi poi al fatto che la Chiesa afferma con sicurezza che l’esistenza di Dio può essere dimostrata dalla sola intelligenza umana (cf. Concilio Vaticano I).
Oggi si può cadere nell’errore di coloro che vogliono una ragione senza fede (ciò che filosoficamente si chiama razionalismo e politicamente laicismo), i quali non solo distinguono i campi della religione e della ragione ma li dividono, indicando la ragione come solo ed unico strumento di conoscenza di tutto il reale. Ma tale concezione è in qualche modo favorita, o per lo meno non impedita, da chi al contrario vuole una fede senza la ragione: dove più l’oggetto di fede è irragionevole e più la fede è consistente, più il soggetto rinuncia al ragionamento e più è elevata la sua fede (è il concetto di fede protestante che sta prendendo piede anche tra i cattolici i quali in larga parte hanno smesso di approfondire le ragioni della fede e di usare la ragione per difendere la fede). Il buon cattolico si tiene lontano da entrambi questi atteggiamenti e lungi dall’annientare la ragione, le dà il giusto posto e il giusto peso: realizzando una vera collaborazione tra fede e ragione.
Facciamo un’ultima considerazione, anche se sull’argomento si potrebbe dire tanto. La definizione cattolica di fede è esattamente questa: «La fede è l’assenso dell’intelletto alle verità rivelate». Ciò basta per comprendere il ruolo importante e insostituibile dell’intelletto umano nella vita di fede. L’intelletto è infatti coinvolto ad indagare la credibilità della Verità proposta, e senza di esso la nostra volontà non potrebbe dare un vero e pieno assenso a questa Verità. L’anima umana può aderire con pienezza e slancio alla Verità anche perché ne constata la fondatezza e la ragionevolezza, e seppur non ne esaurisce il mistero, sa di potersi affidare totalmente ad essa.
È da considerare infine che tanti uomini di scienza molto dotati intellettualmente e divenuti famosi per le loro scoperte scientifiche erano uomini di fede e fieri di esserlo. Ecco solo alcuni dei nomi più famosi: Enrico Fermi, Guglielmo Marconi, Alexis Carrel, Louis Pasteur, Jean Bernard Foucault, Albert Einstein, André-Marie Ampere, Alessandro Volta, Niccolò Stenone, Cartesio, Galileo Galilei, Niccolò Copernico, Roberto Grossatesta e Leonardo da Vinci (che si convertì al Cattolicesimo alla fine della vita, ricevendo in ginocchio gli ultimi Sacramenti).