Del fatto sono testimoni le figlie Serafina e Marietta Pipoli, la figlia Rosa in Delli Carri, lo scrivente ed altri.
Nel 1956, zia Grazia Ruotolo in Pipoli aveva la bella età di 95 anni, e conservava viva e pronta la intelligenza, eccellente la vista, buono il moto. Era oggetto di ogni premura e venerazione dei figli e dei nipoti e di affettuoso rispetto da parte di noi Cappuccini, che a buon diritto la consideravamo una mamma.
Il reverendo Padre Agostino da San Marco in Lamis, del quale tutti riconoscevano e lodavano la austerità francescana, per zia Grazia e famiglia aveva un tratto particolarmente affabile, perché da ormai mezzo secolo, attraverso l’opera instancabile delle figlie, beneficava i Cappuccini.
Un giorno non precisabile del 1956, zia Grazia cominciò a non potersi muovere da sola. Tutti avrebbero detto: «A 95 anni, è già una benedizione che stia così»; ma le figlie non la pensavano affatto a quel modo e, sapendo che Padre Agostino si recava spesso da Padre Pio, che conosceva e stimava la loro famiglia, gli chiesero che gli avesse raccomandato la loro mamma.
Cosa che Padre Agostino fece subito e con tutto il cuore.
E zia Grazia... improvvisamente, camminò come prima. Padre Agostino, al ritorno, si recò da zia Grazia ed ebbe la lieta sorpresa di ritrovare il sorriso in quella casa.
Interrogato a che ora aveva raccomandato la veneranda vecchietta a Padre Pio, le figlie potettero affermare che, proprio a quell’ora, la mamma aveva ripreso a camminare come prima.
Come si recò ancora a San Giovanni, Padre Agostino raccontò la cosa a «Piuccio».
«Sai – gli disse tutto contento –, zia Grazia, all’ora stessa che io te la raccomandavo, ha ripreso a camminare».
E Padre Pio, con una di quelle battute, che si direbbero sua particolare prerogativa: «Padre Lettore – disse ridendo –, ne sono contento e ne ringrazio Dio. Ma si ricorda di un fatto di Pio IX? Una signora che soffriva di podagra, gli si raccomandò e, non so come, riuscì ad avere una calza del Papa, che, fra parentesi, soffriva di podagra anche Lui; si mise quella calza e... guarì all’istante. Riferita la cosa a Sua Santità Pio IX, il Papa, sorridendo, esclamò: “Ma questa è bella davvero! Io ho la podagra, e quella donna è guarita, mettendosi una calza mia”. Ma io non ho mandato nessuna calza a zia Grazia».
E Padre Agostino: «Intanto cammina, e perciò essa e le figlie ti ringraziano di cuore».
E quel fanciullo...
Lo attestano la madre di quel fanciullo, Rosa Pipoli in Delli Carri, e la zia, Serafina Pipoli.
La previsione fa il paio (se è lecito l’accostamento) con quanto disse la Santissima Vergine ai tre «Pastorelli di Fatima», nel 1917.
Padre Pio si trovava a Foggia, in quel periodo di sei mesi del 1916 che vi dimorò, dopo il rientro da Pietrelcina.
Un giorno si presentò alla casa di Serafina Pipoli in compagnia di un suo nipote, e disse: «Tenete un poco qui mio nipote. Io non posso perdere tempo con lui. Chiamate vostro nipote e fatelo giocare con lui».
La venerazione per l’abito di San Francesco e per «quel Frate», fece accogliere subito quanto questi chiedeva; ed ecco Michelino in casa della nonna, Grazia Ruotolo in Pipoli, a giocare col nipote di Padre Pio.
Quando Padre Pio, già tanto stimato dai nostri benefattori, andò a riprendere il nipote, era presente anche la madre di Michelino, che gli disse: «Padre Pio, pregate per il padre di Michelino, che è stato richiamato e sta a fare il soldato per la guerra».
E Padre Pio: «Pregherò tanto! Ma preghiamo tutti la Madonna, perché, quando questo fanciullo sarà grande, ci sarà un’altra guerra e ci andrà anche lui».
E, purtroppo, nel 1940 l’Italia entrò in guerra e Michelino fu richiamato e vi prese parte.
“Padre Pio mi ha fatto il solletico!”
Si inaugurava l’asilo nelle immediate vicinanze della chiesa di Sant’Onofrio, a San Giovanni Rotondo.
Antonio Massa (meglio conosciuto come «Totonno» Massa), vedendomi solo, m’invitò ad andare a casa sua, e lì mi narrò il seguente episodio.
Il primo dei suoi figli (all’epoca dell’episodio, unico), era gravemente infermo e se ne temeva la fine da un momento all’altro. Per questo lo vegliavano a turno, la mamma, il padre, i nonni.
Era notte inoltrata ed era di turno la mamma. Gli altri, dato il freddo, si scaldavano al focolare, trepidanti.
Improvvisamente, ecco la mamma, col volto rigato di lacrime, che scendevano abbondanti.
“È morto!”, pensarono tutti, e le chiesero: «Che è stato?». E la mamma, frenando a stento il pianto e con la voce rotta dall’emozione: «Niente di male! Anzi, una grazia! Or ora il bambino ha cominciato a ridere. Spaventata, credendo trattarsi di una crisi preannunziante la fine, mi sono avvicinata e gli ho domandato: “Che è, figlio mio? Ti senti male?”». Ed egli mi ha risposto: «Mammà, Pa’ Ppi’, m’ ha tiicà i pi’...» (“Mamma, Padre Pio mi ha fatto il solletico ai piedi”).
Corremmo tutti a vedere – continuò «Totonno» –, il bambino si era assopito. Da quel momento cominciò a stare meglio e guarì, contro tutte le prognosi. Ed ora eccolo qui! Chiamò il figlioletto e me lo mostrò. Un ragazzino bello, paffutello, robusto e saldo, con un paio di calzoncini alla zuava, che indossava con aria soddisfatta e un tantino spacconcella.
Erano passati cinque o sei anni da quella notte, che sembrava dovesse portargli la morte e che, invece, aveva segnato l’inizio di una rapida ripresa, dopo che, come egli disse, «Padre Pio gli aveva fatto il solletico ai piedi».
Padre Costantino Capobianco,
Detti e aneddoti di Padre Pio, pp. 115-118