I FIORETTI
“Era così il volto di Mosè?”
dal Numero 20 del 22 maggio 2016

Mi trovavo a San Giovanni Rotondo in convalescenza.
Una mattina viene da me Raffaele Pipoli, nipote delle nostre benefattrici Serafina e Marietta Pipoli, il quale, piangendo, mi dice che la moglie sta male e mi chiede di farlo parlare con Padre Pio.
Ci riesco; ma Raffaele, prima di andarsene, desiderava un pezzetto di pane, benedetto da Padre Pio. Ma come fare? Padre Pio era in camera e, quando si chiudeva per pregare, non apriva a nessuno.
Mi reco vicino alla stanza del Padre in compagnia del Pipoli e gli dico: «Stai attento, ascolta bene quello che risponde il Padre», poiché per la mia otite non udivo tanto bene; quindi busso alla porta e dico: «Padre, faccia la carità! Non occorre che apra. Ho in mano un pezzo di pane: me lo benedica, così Raffaele se lo porta per la moglie». Poi dico a Pipoli: «Che ha risposto il Padre?»; ma quegli, stordito dal dolore, sentiva meno di me!
Io, allora, ripetei: «Padre, non occorra che apra...», ecc.; ma, contro il consueto, Padre Pio aprì e disse: «La benedizione l’ho fatta, e ve l’ho detto»; e benedisse di nuovo il pane che avevo in mano.
Quando Padre Pio aprì la porta, io lo guardai. Aveva il viso splendente, di un roseo di fiamma, come non ho mai visto e come – credo – non vedrò mai più.
Fu un istante, ma un istante che non dimenticherò mai.
Nel contemplare (voglio dire: vedere ed avere un senso istintivo di venerazione), nel contemplare quel viso splendente di un fulgore «singolare», un pensiero si affacciò alla mia mente: “...Era così il volto di Mosè, quando scendeva dal Sinai, dopo il colloquio col Signore?...”.


L’amante della Sacra Scrittura

Padre Pio amava la Sacra Scrittura e voleva capirla, approfondirla, per cui, leggendola, non andava avanti se non l’aveva capita.
Era il tempo in cui risiedeva a San Giovanni Rotondo il reverendo Padre Luigi da Serracapriola.
Padre Pio, a refettorio, faceva sempre lui la prima lettura, che era quella del Vangelo.
Un giorno (mi trovavo presente io), arrivando al capitolo XII di san Matteo – versi 1-8 –, a quelle parole dell’inizio del capitolo: «Cum transisset Jesus per sata Sabato...», si fermò e, volgendosi al Molto Reverendo Padre Luigi, chiese: «“Per sata”: che significa?», e, solo dopo sentita la spiegazione, continuò.
La leggeva volentieri. Direi che ne faceva cibo dell’anima.
La leggeva, non solo volentieri e con amore, ma anche con venerazione e ponendo, come ho accennato, tutta l’attenzione ad ogni parola.
Una volta io ed alcuni altri confratelli, nel sentire una riflessione sua su di un passo dell’Evangelo, esclamammo: «Ma guardi un po’?! Proprio bello! E noi non ci avevamo mai pensato».
E Padre Pio, serio: «Ma allora, a che pensate, quando leggete la Sacra Scrittura?!».
Il reverendo Padre Bernardo d’Alpicella che, ai primi tempi della sua permanenza fra noi, dovette recarsi, per cambiamento d’aria, a San Giovanni Rotondo e rimanervi un mese e così debellare la malaria contratta a Foggia, ricordando quel mese, diceva: «Non ho mai studiato la Sacra Scrittura come in quei trenta giorni, perché Padre Pio, tutte le sere, mentre i confratelli stavano a cena, si tratteneva con me e parlavamo di Sacra Scrittura».
È chiaro che era quello l’argomento preferito da Padre Pio, che amava soffermarsi sulla «Parola di Dio».

Padre Costantino Capobianco,
Detti e aneddoti di Padre Pio,
pp. 76-77; 92-93

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