SPIRITUALITÀ
Il ven. padre Girolamo Biasi: l’olocausto della “Messa non interrotta”
dal Numero 24 del 26 giugno 2022
di Suor Ostia del Cuore Immacolato

“O mio Salvatore, non avete avuto che una vita da immolare al Padre vostro; ebbene ve ne offro una seconda, la mia, per partecipare allo stesso sacrificio. Mettetemi sul vostro altare, accanto al pane e al vino. Dite su di me, o sacerdote sovrano, le parole che mi trasformino in Voi” (venerabile Girolamo Biasi)

«Benché non sia che un peccatore, o mio Salvatore, Gesù, permettete che mi unisca a Voi per morire con Voi e riscattare gli uomini. Voi non avete avuto che una vita da immolare al Padre vostro; ebbene ve ne offro una seconda, la mia, per partecipare allo stesso sacrificio. Mettetemi sul vostro altare, accanto al pane e al vino. Dite su di me, o sacerdote sovrano, le parole che mi trasformino in Voi; una volta cambiato e ricco dei vostri meriti, mi farò vittima come Voi; Vi offro il corpo, lo spirito, i sensi, la volontà, affinché possiate su tutto il mio essere estendere e completare l’opera della vostra divina Passione. La vostra carne non è bastata per appagare il vostro desiderio di soffrire; ecco la mia, usatene per saziarvi in me di dolori e di espiazione. E siccome sarebbe vano dirlo se non fossi anche pronto a farlo, accettate tutti i dolori, le contrarietà, le umiliazioni che soffrirò oggi; fate che dopo aver ascoltata questa Santa Messa, di cui Voi siete vittima, faccia della presente giornata una Messa non interrotta, di cui sia io stesso l’olocausto». Questa struggente preghiera del venerabile padre Girolamo Biasi riassume l’iter di rapida santificazione sacerdotale e vittimale da lui intrapreso. Morì nella solitudine, in un letto di dolore, il 20 giugno 1929, nella festa della Beata Vergine Maria Consolatrice, soffocato da uno sbocco di sangue, all’ospedale di Camposampiero. Non aveva ancora compiuto 32 anni e tutti coloro che vennero a conoscenza della sua dipartita da questa terra ammisero che era morto un santo. Anche san Massimiliano M. Kolbe lo considerava tale, felice di annoverarlo tra i confratelli fondatori della Milizia dell’Immacolata nata nel collegio serafico romano che li aveva ospitati entrambi. 

Padre Girolamo doveva essere una di quelle radici nascoste ma vitali per l’enorme ramificazione di grazia mariana che stava nascendo con l’opera di san Massimiliano. La mamma di fra’ Girolamo (mamma Rosina) volle far scrivere sulla parete della stanzetta del figlio una sua giaculatoria che ci svela il segreto della santità liliale di questo ragazzo: “Madre di purità, vergine pia, ti saluto di cuore: Ave Maria!”. Grazie a questa semplice giaculatoria, spesso ripetuta, la Madonna riversò nel cuore del giovane grazie speciali, preparandolo al Sacerdozio, all’immolazione come Ostia pura, santa e immacolata

La Milizia dell’Immacolata fu fondata nel 1917 e fra’ Girolamo non era che un ragazzino, ma da tutti già considerato come un “san Luigi Gonzaga” di purezza e santità. Solo due anni dopo iniziò la malattia e la lunga prova di ricoveri e attese. Il 16 luglio 1922, finalmente, fu ordinato sacerdote dopo averlo desiderato ardentemente, nonostante le sue condizioni di salute sempre precarie. La sua spiritualità, ispirata all’olocausto dell’Amore misericordioso insegnato da santa Teresina di Gesù Bambino, si svolge nel nascondimento e nella sofferenza: solo l’abbandono incondizionato alla volontà di Dio può dare all’anima la serenità e perfino il desiderio di immolazione lenta e preziosa. La TBC non gli darà tregua e lo consumerà come una vittima, come quell’olocausto che lui stesso voleva essere in quella Messa non interrotta della sua giornata terrena. 

La sua breve esistenza è stata davvero una “Messa non interrotta”, nella quale lui, nelle mani dell’Immacolata, si è trasformato e plasmato ostia nell’Ostia consacrata: la sua preghiera rivela, infatti, il desiderio veemente di farsi prolungamento del Santissimo Sacramento, vittima consolatrice e continuatrice dell’unica grande Vittima del Calvario. 

Dopo il riconoscimento delle virtù eroiche di padre Girolamo, possiamo ora pregarlo e accompagnarlo verso la Beatificazione, quale modello di purezza sacerdotale, modello per molti giovani che cercano il senso della propria vita e non hanno punti di riferimento. A loro, padre Girolamo si rivolge con il suo sguardo profondo e deciso e suggerisce di rivolgersi all’Immacolata: «Quando avete bisogno di grazie, di qualunque sorta, specialmente di grazie spirituali, fate ricorso sempre alla nostra dolce Madre, la Madonna, per le cui mani passano tutte le grazie che Iddio dispensa, e vedrete che vi troverete sempre esauditi»[1]. E assieme a Maria, padre Girolamo indica anche il suo “Sole santificante”: l’Eucaristia. Attraverso l’Eucaristia, niente è impossibile, tutto si trasforma, si purifica, si santifica: «L’Ostia: come è santa! È di lì che scaturisce la santità; non si può dimorare un’ora sola alla sua presenza, senza divenire migliori. Non si saprà forse che cosa dire all’Ostia, ma sa ben Essa che cosa fare. La sua virtù discende insensibile, ma refrigerante come una rugiada, nell’anima adoratrice, e a poco a poco la purifica, la riscalda, la santifica. Quale mistero d’amore: Gesù è tutto mio!»[2]. Ora, padre Girolamo ci guarda dal Paradiso, più in alto di quelle sue amate montagne trentine che l’hanno visto nascere e crescere. E vicino all’Immacolata rispende di quelle virtù che appartengono all’Eucaristia e si riflettono in Maria, nell’Immacolata, nella “tutta pura”, nell’ostia bianchissima di Dio! 


 

[1]Lettera ai confratelli del 26 luglio 1917.

 

[2] Dagli scritti del 1918 (La moltiplicazione dei pani).

 

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