SPIRITUALITÀ
Il vescovo tra i pirati: la meravigliosa storia di san Patrizio
dal Numero 11 del 13 marzo 2022
di Paolo Risso

Percorrendo le vie misteriose di Dio, il giovane Patrizio donò all’Irlanda pagana dei celti, dei miti, dei riti misteriosi, dei pirati, una nuova e meravigliosa vita: la vita in Cristo.

Mi è sempre piaciuto leggere e raccontare le vite dei santi, di umili o illustri uomini di Dio. Da ragazzino, quando avevo scoperto un nuovo santo, andavo a raccontarlo a mia mamma e mio papà: loro lavoravano nei campi e nelle vigne... e io raccontavo. Sentivano anche i vicini di casa... Ora non so quanti ne ho profilato. In Paradiso, penso che mi aspettino, ma io desidero raccontarne altri, come Patrizio.

Giovanissimo schiavo

Patrizio nasce nel 385 d.C. a Bannaventa Taburniae, nei pressi dell’attuale Daventry nella Britannia romana, da genitori cristiani, benestanti. Suo padre si chiama Calpurnius ed è diacono, e pure uno dei decuriones della città; oggi diremmo un consigliere comunale. Il ragazzo viene educato nella fede, ma gli piace pure la vita allegra e spensierata dei figli delle famiglie ricche. Va a scuola dal magister ludi (la scuola elementare) e dal grammaticus (all’incirca la nostra scuola media), ma non frequenta il rethor della scuola superiore. Gli mancherà sempre il latino letterario e il diritto, ciò che gli sarà rinfacciato da chi non lo stima. 

Attorno al 401, quando Patrizio è sedicenne, gli capita una terribile disgrazia: «Adolescente, o piuttosto ragazzo – narrerà lui stesso nella Confessione (sua autobiografia e difesa) –, fui fatto prigioniero, prima di sapere ciò che si deve cercare e ciò che va evitato». Come? Nella sua bella villa di campagna erano piombati i pirati irlandesi e lo avevano deportato come schiavo con molti altri giovani.

Dalla bella vita a Bannaventa, Patrizio, privato di tutto, passa ad accudire pecore e capre, come schiavo su un’isola lontana, l’Irlanda, dove «gli abitanti sono barbari, prepotenti e nemici che non conoscono Dio». È solo, il giovane, in giorni e notti interminabili, in mezzo al freddo, al caldo, la pioggia e la neve, la fame e la sporcizia delle bestie. Per la prima volta si trova a fare i conti con i grandi “perché” della vita e del dolore.

«Il Signore – racconta Patrizio – aprì l’intelligenza del mio cuore pieno di incredulità, perché io vedessi, sebbene tardi, i miei peccati e mi convertissi con tutto il cuore a Lui». «Il Signore ha avuto cura di me, prima che lo conoscessi appieno, mi ha reso forte e consolato come un padre consola il suo bambino».

In una parola: Patrizio ha incontrato Gesù in modo intimo, e Gesù comincia a fargli compagnia: «Tutti i giorni custodivo le mandrie, ma spesso pregavo, pregavo nella giornata, con Gesù sotto la neve, con il gelo e la pioggia...». Ha la certezza di essere stato scelto per una singolare missione, certezza che non lo abbandonerà più. 

Passano sei anni di schiavitù. Patrizio accumula una sommetta di denaro, scappa e si reca in un porticciolo dove chiede a una nave di pirati di traghettarlo in Britannia. Quelli non si fidano, ma quando il giovanotto lo chiede “in nome e per amore di Gesù Cristo”, lo caricano sulla nave e diventano amici. Gesù si serve anche dei pirati, per le sue opere. 

Nell’estate del 407 sbarca in Gallia: di lì presto è a casa, quanto mai determinato ad essere e a vivere da cristiano. Prima, frequenta i monaci di Lerino, poi torna in Gallia per diventare prete e sogna di portare l’Irlanda a Cristo. 

Vescovo perseguitato

In Gallia studia per 17 anni – vir unius libri – soprattutto la Sacra Scrittura. Nel 431 papa Celestino I consacra il diacono Palladio vescovo di Irlanda. Ma c’è chi “trama” perché proprio Patrizio sia incaricato di evangelizzare e di battezzare l’Irlanda... e gli arriva la notizia che è stato scelto. Patrizio ha una visione: «Una notte vidi venire a me dall’Irlanda un uomo chiamato Vittorizio. Mi portava una quantità innumerevole di lettere, e in cima a una di queste lessi le parole: “Voci degli iralandesi”. Mentre leggevo, sentivo: “Ti preghiamo santo giovane, di venire ancora in mezzo a noi”. Io ne fui molto commosso».

Patrizio sa di essere incolto, rusticus, anzi rusticissimus. Conosce solo la Bibbia, il suo unico libro, dove una frase lo tocca sul vivo: «Anche la vita degli ignoranti è stata creata per il Signore». Nel suo libro della Confessione saprà dire solo grazie. Nel 432 Patrizio è consacrato vescovo, itinerante, senza sede, da san Germano di Auxerre, forse dallo stesso papa Celestino I cui si addebita l’interesse per l’Irlanda. Lì sbarca lo stesso anno, a Downpatrick, e comincia la sua missione. «Mai avrei immaginato nella mia giovinezza: sono giunto alle terre più lontane, oltre le quali non c’è più nessuno e dove nessuno è ancora arrivato a battezzare, a portare Cristo».

L’Irlanda pagana dei celti, dei miti, dei riti misteriosi, dei pirati comincia una nuova vita nel Cristo. «La marcia di Patrizio attraversa l’Ulster, il Connaught, il Meath, la contea di Limerick, in breve raggiunge tutta l’Irlanda dei monti, dei burroni, delle torbiere, dei campi di grano e dei pascoli, con dispute pubbliche in mezzo alle popolazioni che amano discutere, e con un successo impressionante» (Régine Pernoud). Amministra migliaia di Battesimi, tra tutti i ceti, aristocratici, gente umile e semplice, liberi e schiavi e re. Si realizza, nel V secolo, ciò che san Luca narra negli Atti degli apostoli: «Patrizio parlava e Gesù apriva i cuori».

Non può che suscitare ostilità e avversioni da parte dei sacerdoti druidi che vedono sfumare le loro superstizioni: «Ogni giorno – ricorda Patrizio – mi aspettavo di essere ammazzato». Sopporta aggressioni, saccheggi, prigionia, da cui però è presto liberato perché ormai, grazie a Gesù, ci sono dei “figli” che gli vogliono bene. La sua pena più grande gli viene però da uomini di Chiesa, che lo accusano, lo calunniano, arrivano a mettere in piazza le sue miserie di quando era ragazzo, a imputargli di agire per attaccamento al denaro. 

Sopporta tutto con animo ilare, ma poi, essendo di mezzo la credibilità del suo e nostro Signore Gesù, si difende in modo furioso. Ammette con sano realismo di aver dato qualche mancia ai “piccoli re”, dei vari clan, perché gli lasciassero predicare il Vangelo, ma lui non ha avuto in cambio che fatiche e persecuzioni. È Gesù solo, crocifisso e risorto, che ha affascinato le anime, anche e soprattutto dei giovani.

“Sequela Christi”

Infatti molti giovani si convertono a Gesù, poi i loro genitori. Danno vita a famiglie nuove in Cristo, ma numerosi si mettono alla sequela di Gesù, nella consacrazione a Lui, nella verginità e nella vita monastica. Vanno a vivere con il Vescovo che li ha uniti attorno a sé ad Armagh: lì nel 445 ha edificato la sua cattedrale e il suo “quartier generale”. Attorno alla cattedrale fioriscono due comunità di giovani monaci a capo dei quali pone suo nipote Mel che si farà santo.

Lui stesso è stupito di così numerose conversioni, del grande numero di vocazioni alla vita consacrata: «Questa gente in Irlanda – scrive – non ha mai avuto la minima notizia del vero Dio e finora ha adorato idoli e demoni. Come hanno fatto a diventare così rapidamente popolo del Signore e figli di Dio? Come mai i figli degli scoti e le fanciulle dei piccoli re sono diventati monaci e vergini di Cristo?». «Io constato che nel secolo presente il Signore mi ha esaltato al di là di qualsiasi misura, senza che io ne fossi degno».

Le sofferenze di Patrizio, che aveva imparato la lingua dell’Irlanda quando era prigioniero dei pirati, non terminano qui, perché lui è diventato “un ladro di anime”, un “pirata di Cristo”, che sottrae le creature ai tiranni adepti di Satana, per consegnarle al divino Seduttore. Il reggente della Britannia romana, tal Coroticus, spedisce in Irlanda dei suoi feroci guerriglieri che massacrano alcuni cristiani e altri li deportano come schiavi. Patrizio è sconvolto, ma trova la forza di scrivere a Coroticus e di scomunicarlo. Il pastore buono che difende il gregge, senza paura né desistenze: solo il Cristo è l’unico Re! Attuale pure oggi.

Ormai lo sa: «Mi odiano. Che devo fare Signore? Sono profondamente straziato. Ecco a che attorno a me, Signore, le tue pecore sono uccise e catturate dai banditi. Lupi rapaci divorano il gregge del Signore, che in Irlanda aumenta mirabilmente». Infatti, nonostante tutte le difficoltà, il «numero dei giovani monaci e delle vergini non si conta più». Queste comunità monastiche sono la caratteristica dell’Irlanda. 

Nel 461 Patrizio, il vescovo itinerante d’Irlanda, 75enne, va incontro al Buon Pastore, che nella sua vita avventurosa ha imitato sino in fondo. Sull’oceano Atlantico, gli isolotti flagellati dai venti e dalle onde si popolano di giovani consacrati a Gesù, la qual cosa è la meraviglia della vita e dell’umanità. Occupano piccole celle costruite a secco con le pietre: sono muratori, falegnami, fabbri, tessitori, soprattutto amanuensi. Al centro delle loro celle, una chiesetta dove celebrano tutti i giorni il Sacrificio di Gesù nella Santa Messa e pregano molte ore al giorno.

Uno di questi ragazzi degli isolotti d’Irlanda sarà Colombano che darà una regola a questa mirabile “sequela Christi”. Con Colombano, una meravigliosa compagnia di santi da questi isolotti andranno, tra il VI e l’VIII secolo, a conquistare il Nord Europa a Gesù. Saranno i suoi fantastici “pirati”. Tutti cavalieri di Cristo.

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