SPIRITUALITÀ
Santa Bernadette: “La grotta era il mio Cielo sulla terra”
dal Numero 6 del 7 febbraio 2021
di Rita M. Rossi

Così diceva la Santa. E lontano da Lourdes la vita non poteva che essere un’immolazione. Ma dove avrebbe potuto, meglio che nel nascondimento di Nevers e della vita religiosa, mettere in pratica quelle consegne di «preghiera» e di «penitenza per la conversione dei peccatori» che aveva ricevuto dalla celeste Signora?

Come un armonioso cinguettio rivela la presenza di un uccello canoro, come un raggio luminoso discende dal sole ardente, come una goccia di rugiada palpita sulla morbida corolla di un fiore, così l’umile figura di Bernadette Soubirous ci appare indissolubilmente legata a quella della Madonna. Basta il solo nome di Bernadette a suscitare nell’animo il dolcissimo ricordo di Maria Immacolata e delle sue apparizioni a Lourdes.


Messaggera della Madonna

È dunque una santa tutta mariana questa povera pastorella dei Pirenei che la Vergine Santa si degnò di eleggere per sua prediletta confidente. Alla fanciulla quattordicenne la Madonna comparve ripetutamente, rendendola messaggera al mondo dei suoi materni avvertimenti di preghiera e penitenza, al fine di ottenere la conversione dei peccatori e la santità del popolo cristiano. Ella si mostrò a Bernadette sotto l’aspetto di una Signora giovanissima, di ineffabile bellezza, in bianca veste, col rosario tra le mani, un’azzurra fascia intorno alla vita, i capelli coperti da un velo di niveo candore, i piedi adorni di due rose d’oro fulgido. Con l’umile pastorella Maria si intrattenne in lunghi e affettuosi colloqui, le confidò segreti celesti che Bernadette custodì gelosamente sino alla morte, e nella celebre apparizione del 25 marzo 1858 le rivelò il proprio nome con parole che rimasero scolpite per sempre nel cuore della fanciulla: «Io sono l’Immacolata Concezione».

Durante una di queste visioni, la Madonna rivolse alla pastorella una promessa che illumina tutto il mistero della sua vita povera e crocifissa: «Non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro».

Tutta l’esistenza della Santa difatti fu contrassegnata da queste parole. La Madre del Crocifisso, la Madre di Colui che ha detto: «Chi mi vuol seguire rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24) non poteva fare alla sua prediletta dono più prezioso della croce. La sofferenza sarà la porzione di Bernadette sulla terra d’esilio. Nella sofferenza fisica e spirituale ella realizzerà concretamente, eroicamente, la missione affidatale dalla celeste Signora: «Voi farete penitenza per i peccatori».

Qualche anno dopo le apparizioni, Bernadette chiese alle Suore della Carità di Nevers di volerla accogliere tra loro. Ormai il mondo non aveva più attrattive per lei; unico suo desiderio era quello di nascondersi agli occhi di tutti e consacrarsi esclusivamente a Dio nell’immolazione della vita religiosa. Più tardi confiderà ad un’amica: «Quando si vede Maria non si desidera mai più la terra».

Suor Maria Bernarda

Gli anni di vita religiosa della pastorella di Lourdes, divenuta suor Maria Bernarda, sono tutti intrisi di sofferenza. Sin dall’inizio dovette affrontare il duro sacrificio di lasciare per sempre non solo la famiglia, cui era legata da profondo affetto, non solo i cari, ma anche l’amata grotta, testimone dei suoi dolci colloqui con la Mamma del Cielo. La vigilia della partenza vi si recò per un ultimo addio. Piangeva a singhiozzi, mormorando tra le lacrime: «Oh! Mamma, Mamma mia, come potrei lasciarvi?...». Non sapeva staccarsi da quella roccia benedetta, che continuava a ricoprire di baci. Poi, bruscamente, sì asciugò gli occhi, gettò un ultimo lungo sguardo alla bianca statua della Vergine, e si allontanò senza più voltarsi. Il sacrificio era fatto: il suo cuore ne avrebbe sanguinato per tutta la vita. «La grotta – dirà – era il mio Cielo sulla terra».

La vita religiosa di Bernadette fu una continua immolazione. Per mesi ed anni, terribili crisi di asma, malattia che l’aveva tormentata sin da bambina, la costrinsero a letto. Squassata e soffocata dalla tosse, la Santa gemeva: «Apritemi il petto!». E tuttavia, a chi le suggeriva di bere l’acqua della grotta per ottenere la guarigione, rispondeva con misteriosa sicurezza: «Questa fonte non è per me. La Madonna vuole che io soffra». Sì, la Madonna aveva scelto l’innocente fanciulla come vittima di espiazione per i peccati dell’umanità. Ma ancor più delle prove fisiche, furono sofferenze interiori di ogni genere che inchiodarono Bernadette alla croce, per tutta la vita.

La croce dietro al sorriso

Una di quelle misteriose purificazioni intime che Dio opera nelle sue anime elette immergerà per lunghi anni la Santa in un doloroso, segreto martirio e la renderà partecipe delle angosce del Getsemani. In una di queste ore di agonia, scriverà: «O Gesù desolato, e nello stesso tempo rifugio delle anime desolate, il vostro amore mi insegna che è dai vostri abbandoni che devo trarre la forza di cui ho bisogno per sopportare i miei».

Ma proprio dal sacrificio sofferto e offerto fino in fondo, eroicamente, nasceva nel cuore di Bernadette una gioia soprannaturale, inalterabile, che la rendeva amabile e gaia, piena di soave carità e premura verso le consorelle. Nascondeva nel sorriso ogni sua pena. Una sua consorella scriveva di lei: «Sapeste quanto è buona questa angelica suora! Mi commuove la sua dolce e semplice serenità, la sua giovialità, che va fino alle birichinate durante le ricreazioni... Si vede che gioisce di celesti e abituali consolazioni». In quella stessa epoca Bernadette annotava nel suo diario intimo: «Porterò la croce nascosta nel mio cuore, come ha fatto la Madonna». Nell’intento di evitare alla giovane suora anche la minima ombra di vanagloria, le superiore della Congregazione non risparmiarono alla Veggente di Lourdes umiliazioni e rimproveri. L’umile suor Maria Bernarda seppe trarre meraviglioso profitto dal severo trattamento riservatole, felice di mettersi all’ultimo posto. Aveva scritto nei suoi propositi: «Farò consistere la mia felicità nel vivere dimenticata, unita con Dio solo».

In un cantuccio

A imitazione della Madonna, l’umiltà fu la sua virtù prediletta, il suo tratto distintivo, la nota caratteristica della sua vita. Innumerevoli sono, al riguardo, le testimonianze di quanti la conobbero Non si gloriò mai delle visioni ricevute, anzi ne trasse motivo per umiliarsi maggiormente.

Un episodio delizioso nella sua semplicità, ci rivela a che punto arrivasse la modestia della nostra Santa. Un giorno una consorella le presentò una cartolina di Lourdes, per osservare le sue reazioni. Bernadette sbottò in una strana domanda: «Che se ne fa di una scopa?». «Boh! che domanda! Ci si spazza». «E dopo?». «La si mette al suo posto, dietro la porta». «Ebbene. È la mia storia: la Santa Vergine si è servita di me, poi mi ha messo al mio posto, in un cantuccio. Io sono contenta e ci resto».

Così, in umiltà e semplicità, trascorsero i brevi anni della sua esistenza terrena. Felice di stare in un cantuccio, Bernadette cercò per tutta la vita di sparire nell’ombra. Scrisse nelle sue note: «Grazia principale da chiedere: vivere nascosta, sull’esempio di Gesù e di Maria».

Voglio vivere amando!

Per qualche anno, ella assolse con generosa dedizione l’incarico di infermiera delle consorelle ammalate, e più tardi di sacrestana. Ma ben presto la sua salute declinò del tutto e fu costretta definitivamente a letto. Alla sua asma abituale, si era aggiunto un enorme tumore al ginocchio, che le procurò sofferenze atroci, a motivo della carie che consumava l’osso. Impedita di adempiere ogni incarico attivo, ella si dedicò tutta all’amore: «Non vivrò un istante che non lo passi amando!».

Come in tutta la sua vita, anche nell’ultima malattia la Madonna fu il materno sostegno di Bernadette. «Il ricordo di Maria – confidò durante una delle sue crisi dolorose – mi conforta ed apre il cuore alla speranza». L’amore alla Madonna aveva davvero riempito tutta la sua vita! Sua unica ambizione – sono le sue parole – era stata di vederLa amata e glorificata. Fedelissima alla recita della Corona, che amava portare sempre legata al polso, essa moltiplicava i suoi Rosari, di giorno come di notte. «Alla sera, quando andate a dormire – raccomandava ad una compagna –, prendete la corona, addormentatevi recitandola: farete come quei bambini che si addormentano chiamando: mamma! mamma!».

Ma Bernadette, dal canto suo, non riuscirà più a chiudere occhio, attanagliata dalla sofferenza. Ed il Rosario le scorreva ininterrottamente fra le dita, durante le lunghe notti insonni. «Ormai – diceva – devo solo pregare. La preghiera è la mia sola arma. Non posso fare altro che pregare e soffrire». Di giorno in giorno cresceva la sua nostalgia del Cielo. Ella sospirava il giorno di contemplare di nuovo nella gloria la celeste Signora che aveva rapito il suo cuore: «Come ho fretta di andare a  rivederla!» confidava ad una suora. Ad una bambina che le chiedeva: «Era bella la Signora?», Bernadette, ormai sfinita dalla malattia, trovava ancora la forza di rispondere con voce vibrante di desiderio: «Così bella che, quando la si vede una volta, si vorrebbe morire per rivederla!».

L’ultima parte della promessa

Giunse finalmente il giorno dell’incontro beato. Era il 16 aprile 1879. Bernadette aveva 35 anni. La sua missione di preghiera e di espiazione volgeva al termine. La malattia l’aveva ridotta un’immagine vivente del Crocifisso. Come una crocifissa, infatti, la Santa moribonda allargò le braccia e sospirò: «Mio Gesù! Oh, come lo amo!...». «Ho sete», gemette dopo qualche istante. Poi mormorò ancora: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per me, povera peccatrice... povera peccatrice...». Fu la sua ultima preghiera. Il suo volto si distese in un angelico sorriso, ed ella spirò, stringendo al cuore il suo crocifisso. Quale fu mai l’incontro di Bernadette con la sua Mamma Immacolata? «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano» (1Cor 2,9).

«Io non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro». Se la prima parte della profezia di Maria si realizzò in maniera così evidente, così dolorosa, nella vita terrena di Bernadette, con quale sovrabbondante pienezza non si sarà realizzata nella eternità beata anche l’ultima parte della promessa: “Ti farò felice nell’altro mondo”?

Nei suoi giorni di lunghe sofferenze, Bernadette aveva scritto: «Farò tutto per il Cielo: là troverò la mia Mamma in tutto lo splendore della sua gloria».

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