LA PEDAGOGISTA
Adolescenti, amicizie e false amicizie
dal Numero 46 del 26 novembre 2013
di Teresa Mancini

Il ruolo dei genitori nella delicata fase dell’adolescenza dei loro ragazzi si può paragonare agli “argini” che debbono contenere un “fiume in piena”. Un compito difficile ma necessario per la buona crescita dei nostri figli.

Tornando all’età adolescenziale, se nostro figlio è stato sempre il figlio esemplare ed equilibrato, se ha sempre mostrato rispetto verso le regole e i valori veicolati dalla famiglia, se ha fatto sempre il proprio dovere, ma ad un certo punto incomincia a frequentare ragazzi dal dubbio stile di vita, se vediamo scemare in lui il senso del dovere e cogliamo un nuovo linguaggio, un diverso modo di abbigliarsi, meglio dire di mascherarsi, se i toni e la gestualità non sono più quelli familiari di sempre, se ci sembra di non riconoscerlo, cosa facciamo? Prima di tutto, niente paura! È semplicemente e naturalmente iniziato il periodo “di sperimentazione” di nuovi stili e modi di essere, delle trasformazioni, dei salti di umore, del nervosismo e dell’intolleranza aperta proprio verso i genitori, tipici dell’adolescenza. L’errore più frequente che generalmente si è tentati di commettere è quello di lasciarsi intimidire dalle reazioni e dalle pressanti richieste del figlio adolescente, di annacquare “i punti fermi” educativi che hanno sempre ispirato la nostra corretta condotta di educatori, di metterci in discussione, quando invece è più che mai necessaria la fermezza.
È molto efficace, nel descrivere il rapporto educativo genitori-figli, in questa particolare ed impegnativa età, la metafora del “fiume in piena” e degli “argini rinforzati”. Il “fiume in piena” è l’adolescente che scopre che può e vuole ad ogni costo essere libero, ma che è, nel contempo, governato e prevaricato da pulsioni di vario tipo, da emozioni “in libertà” e da un’inesperienza delle situazioni e persone, che lo inducono spesso “a tracimare”, a rompere gli argini, devastando in qualche drammatico caso il proprio “alveo” di vita e il territorio circostante. Dietro l’angolo incombono quelle derive che tutti temiamo: droga, alcool, disturbi alimentari, depressione...
Dobbiamo mettere in conto, come genitori, soprattutto considerando il “terreno minato” su cui oggi camminano i nostri giovani, che è necessario fare i conti e “attrezzarsi” per prevenire queste realtà, affinché non si venga colti impreparati e, ancor peggio, non si diventi accondiscendenti. La famiglia è e deve essere, infatti, “l’argine rinforzato”, che consapevolmente e serenamente si prepara a contenere “la piena”. Ma la piena non si contiene con i compromessi accomodanti, con i “sì” accondiscendenti e facili, ma con i “no” difficili, impegnativi, ma salutari, unica vera tutela contro certe derive. Il nostro no diviene ancor più difficile, se discrimina qualche amico o gruppo di amici, perché a quel punto la reazione del figliolo può divenire particolarmente risentita: l’amicizia è un valore che non si tocca! L’amico è sacro! Ed allora davvero la nostra opera di educatori deve acquistare spessore, deve diventare capace di dare risposte educative efficaci, autentiche, credibili.

Fine quinta parte

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