LA PEDAGOGISTA
Conoscere e prevenire il bullismo (prima parte)
dal Numero 20 del 19 maggio 2013
di Teresa Mancini

Abbiamo trascurato, nella trattazione e nell’approfondimento dell’età adolescenziale, di considerare un fenomeno che ha molto a che vedere sia con l’adolescenza che con il clima sociale dei nostri tempi. È un fenomeno che si tinge di tinte fosche e che suscita molti interrogativi sul perché del suo manifestarsi e sul come fronteggiarlo e prevenirlo: il bullismo. È un tema che impegna prima di tutto gli operatori scolastici, ma che merita attenzione e conoscenza anche da parte dei genitori, ai quali non può sfuggire il potenziale emarginante e psicologicamente lesivo che tale fenomeno può avere sul percorso di formazione dei propri figli, siano essi identificabili nelle “vittime” o nei “carnefici”. Ogni giorno la cronaca affronta questo delicato tema nelle sue molteplici manifestazioni, ma siamo portati a pensare che si tratta di eventi eccezionali, che riguardano gli altri, mentre il fenomeno ci tocca e ci coinvolge, magari in modo strisciante e subdolo, molto più da vicino di quanto si possa pensare.
Il pericolo è proprio qui: che non si abbiano gli occhi per vedere ciò che ci accade attorno o che non se ne consideri adeguatamente la gravità, passando sotto silenzio un dolore che spesso annichilisce, svuota, distrugge il già fragile “sé” dei nostri bambini o adolescenti. La vittima, quasi sempre non in grado di reagire e di ribellarsi, sperimenta, infatti, una condizione di profonda sofferenza, di grave svalutazione della propria identità, di crudele emarginazione: se non protetta opportunamente, può chiudersi in se stessa e cedere allo sconforto della solitudine e dell’impotenza.
È assolutamente fondamentale che l’adulto, insegnante o genitore che sia, “apra gli occhi” su questo fenomeno e abbia la chiave interpretativa dei segnali che affiorano nell’indistinto della quotidianità e dell’apparente normalità. La prevenzione non è, oggi più che mai, un luogo comune nel caso del bullismo e il primo passo da compiere è acquisire gli strumenti per riconoscere il fenomeno: suonano dei campanelli di allarme che possono essere identificati precocemente. Se il bullismo non viene individuato per tempo, vale la pena risottolinearlo, o viene mal interpretato, le difficoltà legate ad esso possono accrescersi, lo sviluppo e l’integrazione sociale possono essere irreparabilmente compromessi. La famiglia, prima di tutto, il mondo della scuola e degli amici e l’intera comunità educante possono costituire, in questo senso, una risorsa preziosa. La prevenzione è dunque possibile oltre che necessaria, a condizione che esista un sistema familiare e sociale attento ai segnali del disagio, ma anche capace di prevenire la deriva umana, la solitudine, il disagio diffuso, l’abbandono dei nostri preadolescenti e adolescenti, di cui il bullismo è la macroscopica espressione.
Occorre dunque rivolgere maggiore attenzione non solo alle manifestazioni e azioni del bullismo, ma anche alle numerose variabili che aumentano la vulnerabilità del bambino e dell’adolescente (fattori di rischio) ed alle risorse sulle quali far leva per prevenire gli effetti negativi (fattori di protezione) seminando nelle coscienze in formazione gli “antidoti” di questo veleno, i semi del rispetto umano.

Fine prima parte

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